Evadono le tasse, poi chiedono l’aiuto pubblico
Continuo a vedere la richiesta, da parte delle partite Iva sostenute da molti giornaloni e giornalisti, di ricevere più soldi, magari a fondo perduto. Poi leggo Bersani che dice che in Italia il 46% dei contribuenti dichiara meno di 15.000 euro e addirittura solo il 6% dichiara più di 50.000 euro. A questo punto sorge una domanda spontanea: professionisti, medici, avvocati, negozi, ristoranti, bar, orefici e via di seguito vivono guadagnando meno di 50.000 euro e molto probabilmente meno di 15.000? E gli dobbiamo dare soldi pubblici che creano debito a tutti noi per aiutarli? Possiamo fare così: il contributo da erogare sia il netto Iva/Irpef dell’anno precedente diviso per 12 mesi: ognuno prende per quanto ha versato.
Stefano Zaccaron
Ma l’Iva sulle mascherine è una presa in giro?
Ho ascoltato Mentana che al Tg La7 ha annunciato che si sarebbe trovata un’intesa a che il prezzo delle mascherine venga fissato a 50 centesimi piú Iva. Ora, questo “piú Iva” suscita qualche perplessità in quanto, se lo Stato ha di fatto chiesto ai produttori di mascherine di ridurre il loro margine o di venderle a pareggio, come fa a esigere un’imposta su un bene il cui uso è stato reso obbligatorio? In un caso senza dubbio straordinario, le mascherine sarebbero dovute essere distribuite gratuitamente e retribuite ai fabbricanti a prezzo di costo. Invece si chiede alle aziende di fare il sacrificio, cosa non facile in quanto non sarebbero obbligate a ottemperare, mentre non si fa ciò che necessita solo di una decisione amministrativa.
Salvatoreantonio Aulizio
Perché Di Matteo non chiarisce l’equivoco?
La polemica che si è creata intorno al caso Bonafede relativa alla sua presunta cessione alle pressioni di alcuni boss risulta poco chiara. Da una parte non capisco perché Bonafede abbia offerto a Di Matteo una scelta, e concesso soltanto 24 (o 48?) ore di tempo, per ricevere una risposta, rimpiazzandolo poi nel giro di ulteriori 24 ore. Ma soprattutto non capisco perché non abbia fatto carte false per tenerlo, nel momento in cui Di Matteo gli comunicava di rinunciare a entrambe le offerte. Oggi però non riesco a capire Di Matteo. Se arrivo a capirne il risentimento, per forse essersi sentito trattato come tanti, non comprendo la finalità di riparlarne ora. Parlare della vicenda sul mancato accordo sul Dap, accompagnato dalla pubblicazione delle intercettazioni dei boss, si presta a essere fraintesa, inducendo molti a pensare che sia di Bonafede la colpa delle recenti scarcerazioni. E non capisco il perché Di Matteo non chiarisca questo equivoco. Perché un ministro dovrebbe offrire la scelta tra due incarichi chiave a uno dei pm più temuti di Italia, se poi si lascia intimorire da quelle che sono delle reazioni scontate? E poi, perché un pm antimafia che è a conoscenza di una cosa così grave da parte del ministro della Giustizia, ne parla soltanto dopo due anni?
Valentina Felici
DIRITTO DI REPLICA
Da sempre, come Just Eat, prendiamo molto seriamente la salute e la sicurezza per i nostri clienti, i ristoranti e i rider, ancor più in questo momento di grande emergenza e in continua evoluzione per tutti i comparti. Per questo abbiamo introdotto, fin dall’inizio dell’emergenza, una serie di misure precauzionali importanti a tutela anche dei rider che consegnano con noi. In particolare, fatta salva ogni valutazione circa il reclamo dell’ordinanza sopra richiamata, precisiamo che, in linea con il nostro approccio socialmente responsabile, e fin dall’inizio dell’emergenza, abbiamo già provveduto a distribuire guanti, mascherine e gel disinfettante a tutti i rider che consegnano con noi in tutta Italia. La distribuzione sta continuando e procederà anche nelle prossime settimane con ulteriori kit a tutti i rider attivi con Just Eat. A oggi sono infatti già state distribuite oltre 10.000 mascherine. Sempre per il medesimo senso di responsabilità sociale, abbiamo inoltre messo a disposizione un supporto economico per aiutare i rider in caso di contagio da Covid-19 o necessità di autoisolamento. Sono attive inoltre, fin dall’inizio, altre misure precauzionali, dalla consegna contactless, cioè senza contatti, alle modifiche apportate sull’app rider con costanti informative comportamentali relative alla prevenzione nei confronti del virus, fino a indicazioni costanti sul divieto di assembramenti e un documento di linee guida specifiche per l’attività di food delivery, realizzato insieme a Fipe e AssoDelivery. Continueremo a lavorare sempre e a tutti i livelli con l’obiettivo di fornire un servizio sicuro e sostenibile per tutti.
Just eat
Grazie per l’intervento. Fa piacere sapere che Just Eat stia distribuendo dispositivi per ragioni di responsabilità sociale. L’ordinanza del Tribunale di Firenze, tuttavia, ribadisce che comunque si tratta di un obbligo di legge.
Rob. Rot.
I NOSTRI ERRORI
Nel mio articolo del 23 aprile scorso dal titolo “Aulla, crollo del ponte tra gli indagati anche otto dirigenti di Anas” ho scritto che il responsabile toscano di Anas, Stefano Liani, risultava “già coinvolto in un’inchiesta della Procura di Roma per corruzione” mentre ho appreso dal legale dell’interessato che è coinvolto in un’inchiesta penale, ma “per abusi di atti di ufficio”. Me ne scuso con l’interessato e con i lettori.
Gia. Sal.