È partito tutto dalla musica. Nel 2013 Alan Poul, produttore e regista di Six Feet Under, incontrò Glen Ballard, produttore musicale che ha vinto sei Grammy Award e collaborato con Michael Jackson e Alanis Morissette, per discutere di un progetto basato sulle nuove canzoni scritte da Ballard. Qualche mese dopo si aggiunse Damien Chazelle, che aveva già girato Whiplash ma non era ancora il regista super famoso di La La Land. Da ultimo arrivò anche Jack Thorne, sceneggiatore noto per la serie This is England e l’ultima His Dark Materials, tratta dai romanzi fantasy di Philip Pullman. Ecco come è nata The Eddy, miniserie musicale in otto episodi disponibile da oggi su Netflix.
La storia raccontata in The Eddy ruota attorno a un jazz club, ma attenzione: “Non siamo nella Parigi degli anni Cinquanta, con i personaggi che indossano il berretto e suonano il sassofono lungo la Senna” avverte Alan Poul che ha girato le ultime due puntate. Siamo nella Parigi multietnica di oggi, in una periferia viva ma anche molto pericolosa. È qui che Farid e il suo amico Elliot (André Holland), un pianista di discreto successo che ha lasciato New York per la Francia, hanno deciso di aprire un locale: il The Eddy, appunto. Solo che le cose non stanno andando granché bene. Il club non ingrana, e nemmeno la jazz band che ha messo insieme Elliot. Il fatto che la storia d’amore fra lui e la cantante Maya viva di alti e bassi, poi, non aiuta a stemperare la tensione.
Quando viene fuori che Farid si è messo in affari con gente poco raccomandabile e ha parecchi debiti, la situazione precipita. Elliot si trova fra due fuochi: da un lato deve occuparsi della figlia 16enne Julie, bella e problematica, che è appena arrivata a Parigi dagli Stati Uniti, dall’altro deve mandare avanti da solo un locale che fa acqua da tutte le parti, anche perché la polizia sta scoprendo gli affari loschi di Farid. Ma questa è la trama, ed è la parte più debole di The Eddy: se c’è un motivo per cui vale davvero la pena guardarla, è sicuramente la musica.
La serie è scritta da Jack Thorne, mentre Damien Chazelle, che figura tra i produttori esecutivi, ha girato i primi due episodi. Chazelle è diventato famoso con Whiplash, la storia bellissima e terribile di un giovane batterista jazz che nel 2015 ha conquistato tre Oscar (sonoro, montaggio e attore non protagonista). Un paio di anni dopo ha sfondato con La La Land, il musical con Emma Stone e Ryan Gosling che nel 2017 ha portato a casa sei statuette, fra cui Miglior colonna sonora e Miglior regista (a 32 anni, Chazelle è diventato il più giovane a vincere il premio). Il suo ultimo film è First Man, sulla storia di Neil Armstrong, anche questo premiato agli Oscar.
“Avevo sempre sognato di girare a Parigi” ha detto Chazelle, che è nato nel Rhode Island da padre franco-americano. Ma se la serie dal punto di vista musicale funziona perfettamente, il merito non è né della città, che fa più che altro da sfondo, né del solo Chazelle. Il mix fra la storia, le musiche di Ballard e Andy Kerber e i musicisti che recitano e suonano in The Eddy rende tutto estremamente credibile: è come se la band della serie fosse un vero gruppo che si esibisce dal vivo in un vero jazz club. Fra gli attori, a dare un tocco di verità in più, c’è anche Kerber, pianista che ha suonato con musicisti del calibro di Leonard Cohen e B.B. King e ha partecipato alle colonne sonore di film come Titanic, A Beautiful Mind e Forrest Gump.
Tutti i personaggi di The Eddy vivono di musica e per la musica. Da Elliot, che è diventato famoso grazie al piano ma ora non vuole più suonare, alla figlia Julie, che non tocca il clarinetto perché è nella musica che ha concentrato le tensioni con il padre; fino al giovane Sim, che lavora come barista ma appena può si chiude in garage a suonare con gli amici. Finché il volume è alto la serie fila come un treno, quando si abbassa compaiono le prime crepe: ma questo, per fortuna, non rovina il piacere di ascoltarsi un po’ di jazz (la colonna sonora è già disponibile su Spotify e oggi esce anche il cd).
The Eddy
Da oggi su Netflix