Nessun accordo sulla regolarizzazione dei migranti. Per il secondo giorno di seguito la riunione tra i ministri Luciana Lamorgese (Interno), Teresa Bellanova (Agricoltura), Peppe Provenzano (Mezzogiorno) e Nunzia Catalfo (Lavoro) si riaggiorna a stamattina. Lo scontro radicale è tra la ministra di Iv e quella di M5S. Ma in realtà, Pd, Iv e Leu sono d’accordo sull’impianto che sta cercando di mettere in piedi il Viminale, i Cinque Stelle no. La Bellanova aveva chiesto 6 mesi di permesso di soggiorno per gli irregolari, si stava cercando di chiudere a 3, con la mediazione della Lamorgese. Il tavolo è saltato davanti alla proposta di un mese della Catalfo. “Fare resistenza su questa questione è ignobile. Significa sostenere le forme di caporalato”, è sbottata la Bellanova. Si ricomincia stamattina, con la speranza di trovare una proposta di massima, che poi dovrà essere discussa da Conte e dai capi delegazione.
La giornata era iniziata presto. Più o meno contemporaneamente Vito Crimi, su Radio 24 e Teresa Bellanova su Radio Anch’io hanno alzato i toni. “Se c’è una sanatoria modello Maroni, Bossi, Fini e altri noi non ci stiamo”, dice Crimi. Di più: “Stop anche ai permessi di soggiorno temporanei, perché “consentiamo a queste persone di continuare a svolgere lavoro nero”. Mentre il ministro dell’Agricoltura minaccia dimissioni: “Quella sulla regolarizzazione non è una battaglia strumentale per il consenso. Queste persone non votano. Se non passa, sarà un motivo di riflessione sulla mia permanenza al governo. Non sono qui per fare tappezzeria”.
Le posizioni si irrigidiscono, dopo giorni e giorni di riunioni. Due solo martedì. Una di nuovo ieri pomeriggio. La trattativa si complica. Non senza sospetti incrociati. A partire dal fatto che i renziani cercano una scusa per destabilizzare il quadro.
La Bellanova ha chiesto da settimane la regolarizzazione di 600mila braccianti. La pressione arriva prima di tutto dagli agricoltori, che rischiano di vedere i raccolti restare sui campi, per mancanza di braccia. Con lei Provenzano, che però chiede l’emersione anche di colf e badanti. E l’accesso anche per gli italiani alla misura. A supervisionare, mediare, cercare le soluzioni tecniche è il ministro dell’Interno, Lamorgese. Che da settimane sta cercando di frenare sulle cifre. Oltre a chiarire che l’emersione è necessaria anche per motivi di sanità e di sicurezza. La questione è centrale ed identitaria. I big del Nazareno se ne tengono alla larga. Evidente che l’investimento politico di Iv è più forte. Tanto è vero che Renzi nella enews serale rilancia la questione. Nei Cinque Stelle, c’è anche chi è a favore, come Giuseppe Brescia. Ma molta parte del Movimento non molla, teme di lasciare terreno alla Lega. I renziani assicurano che nessuno vuol far saltare il banco su questo. Eppure, per l’ex premier, l’uscita dal governo sembra praticamente decisa. Resta da capire il come e il quando da qui ai prossimi due mesi. Ma la convinzione che dentro quest’esecutivo non ci sia per lui spazio politico è ormai definitiva. Nel frattempo, sul tavolo ci sono i migranti. Si aspetta la mediazione di Conte. Che a sera convoca per oggi il presidente di Iv, Ettore Rosato e i capigruppo, Maria Elena Boschi e Davide Faraone. Si parlerà soprattutto di piano shock, questione Bonafede e economia. Un gesto di apertura, secondo i renziani.
E intanto il governo ieri ha accettato l’emendamento di Stefano Ceccanti, che chiedeva il parere preventivo del Parlamento ai Dpcm, riformulandolo però come “richiesta di informazione”.