Su Autostrade arriva la commissione del ministero. Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture, ha nominato una commissione per “individuare le modalità di aggiornamento e revisione del sistema delle concessioni autostradali”. I 14 componenti sono in prevalenza giuristi. Il presidente è Bernardo Giorgio Mattarella, docente di Diritto amministrativo alla Luiss, figlio del presidente della Repubblica e allievo di Sabino Cassese. A cosa serve la commissione? Qualche attento osservatore parla di “strana” commissione. Ci si chiede se ci sia un collegamento tra lo stallo nell’esecuzione del contratto di vendita dell’88% di Autostrade per l’Italia posseduto da Atlantia al consorzio tra Cdp e i fondi Blackstone e Macquarie (che poi è un regalo ai Benetton) e la nascita della commissione.
Perché nominare proprio adesso una commissione per “migliorare i rapporti concessori” autostradali, come dice la nota del Mims del 13 gennaio? Se c’è un problema con le concessioni, perché limitare il campo alle autostrade e non estenderlo ad altre come, ad esempio, aeroporti o energia? Entro quattro mesi la commissione dovrà tra l’altro “verificare (…) la sostenibilità economico-finanziaria del modello concessorio, nonché dell’eventuale applicazione del modello di gestione pubblica diretta da parte dello Stato” e “proporre un’efficace ridefinizione dei ruoli e delle attribuzioni in capo ai soggetti istituzionali cui oggi sono demandati compiti di controllo, vigilanza e regolazione, che consenta un miglioramento del sistema regolatorio autostradale”.
Gli obiettivi sono alti. Qualcuno però avanza un sospetto malizioso. Non sarà che, siccome la Corte dei Conti ha sollevato penetranti obiezioni alle clausole che accompagnano la vendita di Aspi alla cordata Cdp (al prezzo di 8,2 miliardi di euro) ci si premura di trovare una soluzione su un altro tavolo? La commissione potrebbe servire a dare la spintarella perché l’operazione – avallata dal governo – arrivi felicemente al traguardo?
Gli altri commissari sono i professori di Diritto Giuseppe Caia, Marcello Clarich (ex presidente della Fondazione Mps), Monica Del Signore, Giuliano Fonderico, Barbara Marchetti, Angelo Piazza (ex ministro nel primo governo D’Alema), Lorenzo Saltari, i docenti di Economia Cesare Pozzi e Carlo Cambini (ex Cfo all’Autorità dei trasporti), l’ex componente dell’Autorità dei trasporti ed ex dirigente del ministero Barbara Marinali, da due mesi presidente di Open Fiber (60% Cdp, 40% Macquarie). Infine Luca Einaudi della presidenza del Consiglio, il consigliere di Stato Paolo Carpentieri, Antonio Mezzera della Corte dei Conti.
Almeno un paio di commissari sono vicini ai concessionari autostradali. Saltari, professore all’Università di Palermo, è un Cassese-boy e ha difeso i concessionari. Come Mattarella jr. è socio dell’Irpa, istituto fondato dal maestro del diritto amministrativo. E Cassese è vicino alle ragioni dei Benetton: appena acquisita Autostrade dall’Iri, i Benetton lo nominarono nel cda. Cassese c’è rimasto cinque anni e mezzo, fino al novembre 2005, ricevendo tra compensi e consulenze poco meno di 700mila euro lordi. Appena è crollato il ponte Morandi, Cassese ha difeso i caselli privati con articoli sul Corriere della Sera e altri giornali contro la minaccia del premier Giuseppe Conte di revocare la concessione di Autostrade: ha sostenuto che lo Stato non ha competenze per gestire questa società.
Anche Clarich ha scritto un articolo, sul Sole 24 Ore del 17 agosto 2018, in cui metteva dei paletti alla revoca: “Si fa presto a dire revoca (…) Una simile iniziativa non va presa tuttavia sotto l’emozione di un evento così tragico (…). Essa richiede necessariamente una serie di approfondimenti tecnici, giuridici ed economici da avviare con le dovute forme. (…) In primo luogo, occorrerà stabilire se il crollo del ponte sia dovuto a un difetto di manutenzione o a un difetto di progettazione. (…) occorrerà accertare nel modo più preciso possibile le attività concretamente svolte sia dal concessionario, sia dal concedente. L’esito potrebbe anche essere quello di un concorso nelle responsabilità”. Guarda caso, la linea di difesa di Autostrade e dell’ex ad Giovanni Castellucci.