Non c’è solo Milano. E non c’è soltanto il Pio Albergo Trivulzio. L’inferno delle Rsa si può comprendere anche analizzando i dati del lavoro svolto dai militari del Nucleo antisofisticazione dei Carabinieri nelle Rsa. Dall’inizio della pandemia si contano almeno 690 ispezioni in tutta Italia. Non parliamo soltanto di Rsa in senso stretto, ma anche di case di riposo e “case albergo” per anziani. Un numero che cresce di giorno in giorno se consideriamo che soltanto ieri i Nas hanno ispezionato una decina di Rsa in Abruzzo, Sicilia, Basilicata e Sardegna. Non si tratta sempre e soltanto di un’attività disposta su delega dell’autorità giudiziaria. Il Nas non s’è mosso solo su disposizione di una procura ma, come vedremo, è molto alto il numero degli interventi di “iniziativa”, ovvero i casi in cui l’Arma s’è mossa autonomamente. Il controllo sulle Rsa peraltro non è una novità dovuta alla diffusione del Covid – 19.
Da tempo il Nas si occupa di controllare la regolarità delle strutture residenziali e assistenziali per anziani. Il diffondersi dell’epidemia ha però moltiplicato l’esigenza dei controlli. E anche per questo, in molti casi, soprattutto nelle prime settimane, i carabinieri hanno svolto il ruolo di “facilitatori” per la comunicazione dei dati sulle Rsa (e non solo) tra istituzioni regionali e protezione civile. Ai dati sui controlli nelle Rsa, che analizzeremo per macro aree – Nord, Centro e Sud – si aggiungono le attività nel settore sanitario: verifiche negli ospedali che presentavano criticità nei percorsi differenziati per pazienti positivi al Covid-19, le ispezioni nei laboratori privati che proponevano controlli non previsti dalle norme. Un esempio: 360mila sequestrate nell’ultima settimana.
Partiamo dal Nord. Giusto per citare un dato, ieri il procuratore di Bergamo Maria Cristina Rota ha dichiarato che, dal primo gennaio, gli anziani morti nelle 65 Rsa della Bergamasca ammontano a 1.998: 1.322 in più rispetto allo stesso periodo del 2019, nel quale si contano 676 decessi. Dato emerso dall’indagine aperta in seguito a 13 esposti su altrettante strutture.
Sette indagini aperte a Como. L’ultima nasce da un esposto che ha segnalato 40 morti sospette. Il numero dei fascicoli sulle Rsa aperti al Nord è impressionante. Basti pensare che tra Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria, Trentino, Val d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia, il Nas ha ricevuto ben 82 deleghe d’indagine. La percentuale maggiore dei controlli – ben 378 ispezioni – è stata effettuata per diretta iniziativa dei militari. In totale sono state controllate circa 330 rsa. Una settantina, il 20 per cento, ha presentato situazioni carenti di varia natura. Una dozzina gli interventi nel settore sanitario.
Nel centro Italia si contano 64 strutture controllate, 37 le deleghe ricevute dall’autorità giudiziaria e 27 le ispezioni autonome. Trentacinque, invece, gli interventi nel settore sanitario, dei quali il 70 per cento su iniziativa diretta dei carabinieri.
Al Sud – Campania, Calabria, Puglia, Basilicata, Sicilia e Molise – le strutture controllate sono state circa 300. Tra queste, in 16 casi i militari si sono mossi su impulso di una procura mentre, per i restanti 264 casi circa, s’è trattato d’una attività di iniziativa dell’Arma. Per 11 delle circa 300 strutture controllate è stata richiesta proposta la chiusura o il sequestro. In cinque occasioni i carabinieri si sono trovati dinanzi a strutture completamente abusive. In questi casi non si trattava di Rsa ma a volte di “case alloggio” per anziani. È accaduto per esempio a Gallico, in provincia di Reggio Calabria, il 18 aprile. Si contano invece 27 interventi nel settore sanitario. Sono stati rinvenuti macroscopici errori nei percorsi Covid e no-Covid all’interno di alcuni ospedali. S’è intervenuto anche all’interno di laboratori che effettuavano test sierologici senza avere alcuna autorizzazione. Anche la tempistica delle ispezioni rivela le modalità del contagio. Se il primo controllo effettuato dai Nas al Nord risale al primo marzo, al Sud avviene 10 giorni dopo. E può anche accadere che una sola ispezione non sia sufficiente.
Ieri il Nas di Catania, nell’ennesima verifica in una casa di riposo della provincia di Messina, ha scoperto che la struttura, dove il Comune aveva già disposto un’ordinanza di sospensione e il trasferimento degli ospiti, non aveva rispettato i provvedimenti. Se non bastasse, la struttura non si era neanche adeguata alle misure preventive del potenziale rischio contagio.
A Vibo Valentia, nei controlli effettuati ieri, s’è scoperta invece un’altra casa di riposo che non conforme alle misure necessarie per la prevenzione del Covid-19.
In queste settimane, secondo il ministero della Salute, proprio analizzando i dati del Nas, è emerso che il 25 per cento delle Rsa controllate non erano in regola.
“Le visite dei Nas – ha dichiarato ieri il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri – testimoniano un lavoro attento e costante. Dall’inizio dell’epidemia sono state controllate dai Nas oltre 600 strutture, riscontrando che almeno in una Rsa su quattro ci siano gravi irregolarità, che vanno a sommarsi ai dati dei contagi e soprattutto dei decessi, la metà almeno del totale delle morti per Covid in Italia”.