Il divieto di dire messa e di frequentare le chiese sembra aver gettato una luce chiara sulla coesistenza di due diverse Chiese: una, legata alle alte gerarchie ecclesiali, che mette al centro la liturgia ed esige la ripresa dell’attività pastorale; l’altra, guidata da Papa Francesco, che applica la virtù della prudenza, intesa come discernimento, ed è vicina a chi soffre, con modalità diverse. Padre Alberto Maggi, teologo, biblista, frate dell’Ordine dei Servi di Maria, appartiene a quest’ultima. Nel pieno della pandemia, nel comune marchigiano di Montefano dove ha fondato il Centro Studi Biblici Vannucci, ha fatto suonare le campane a distesa.
Padre Alberto, lei ha detto che ai vescovi non farebbe male una passeggiata nelle corsie per vedere le persone intubate. Non condivide quindi la nota della Cei contro il governo.
Tra il parere dei vescovi e quello dei politici, senza esitare scelgo quello dei primari di rianimazione. La situazione è ancora grave e occorre mantenere le severe regole che impediscono la propagazione della pandemia. Dio si manifesta nella vita non solo nel culto, a Lui sta più a cuore la salute dei suoi figli che la partecipazione ai riti.
I vescovi vogliono esporre al pericolo preti e fedeli?
Le celebrazioni liturgiche sono espressione di vita e vogliono manifestarla. Non si può rischiare di trasmettere anche un virus mortifero. La fede non esime dall’intelligenza ma la esige, non si può confondere la fede con il fanatismo. Sono già morti troppi preti e troppi fedeli.
Gesù ha detto: Quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto”. La messa a cosa serve?
L’eucaristia è il momento prezioso e indispensabile per la crescita del credente e della comunità. In essa il Signore si fa pane, alimento di vita, in modo che quanti lo mangiano e assimilano siano capaci di farsi nutrimento per gli altri. Se per determinate circostanze non si può celebrare, ci sono altre alternative nel farsi pane.
È molto seguito sui social. Non c’è il rischio che il digitale diventi un sostituto del rapporto umano, se non dell’umanesimo?
Sia benedetto Internet! Santo subito! Le distanze vengono annullate e si può essere vicini a tante persone. Il nostro sito (www.studibiblici.it) è seguito da ben 145 nazioni. Ovunque arriva la buona notizia di Gesù, fiorisce la vita. La tecnologia non sostituisce il rapporto umano: può potenziarlo.
Molti hanno perso tutto: la salute, il lavoro, i genitori. La tragedia di Giobbe si ripete. Come può Dio permetterlo?
Gesù ci ha liberati da questa immagine di Dio. Lui ci fa conoscere un Padre che è solo amore; sta a noi accoglierlo. Non siamo noi a dover chiedere a Dio perché tutto questo, ma è Lui che lo chiede a noi. Ci ha chiamato a essere custodi del creato e non i devastatori, far fiorire forme di vita e non farle appassire.
Lei ha avuto una esperienza che è finita nel libro Chi non muore si rivede e poi nel film Un eretico in corsia. La racconta?
Ho vissuto tre mesi in terapia intensiva tra la vita e la morte, un’esperienza che mi ha arricchito e che poi ha aiutato molte persone ad affrontare i momenti più difficili della vita con serenità e fiducia, nella certezza che c’è, accanto a noi, un Signore che ti dice: “Non ti preoccupare… Fidati di me!”.
Ha avuto davvero visioni di defunti?
Quando si è a un passo dalla morte, nel limite, vita e morte si confondono ed è possibile sperimentare la presenza di coloro che ci hanno preceduto nella nuova dimensione e vengono ad accoglierci. Non c’è bisogno di parole, è comunione vibrante, scambio arricchente d’affetto.
Molti sono morti soli, senza il conforto dei familiari.
La morte non separa dai nostri cari, ma ci unisce ancor di più. La loro non è un’assenza, ma una presenza ancora più intensa, non sono lontani ma vicini, e continuamente cercano di farci percepire che ci sono accanto con un amore ancora più grande. Perché la loro felicità sia piena hanno bisogno solo del nostro sorriso, e questo nessuna emergenza lo può impedire.
Che significato dà all’immagine del Papa solo in piazza San Pietro vuota?
Dai tempi dei Papi col triregno e la sedia gestatoria a Francesco dall’andatura incerta, ma allo stesso tempo sicura, se ne è fatta di strada e occorre continuare a percorrerla. Nella Chiesa c’erano tanti rami secchi ai quali eravamo abituati, la loro caduta può preoccupare, ma solo la loro scomparsa permetterà alle nuove gemme di nascere.
Ce la faremo a rinascere?
Ho un vantaggio anagrafico: sono nato nel 1945. Ho vissuto la mia infanzia tra le macerie della mia città, Ancona. Mancava tutto, ma c’era un’energia e una voglia di ricostruire, di vivere, di gioire, e l’impegno di tutti ha prodotto il “miracolo economico”. Dalle macerie fiorirà il nuovo miracolo, non più economico, ma umanitario.
Come fa ad essere così ottimista? Da dove trae la gioia di vivere?
È il dinamismo stesso della vita, più forte e tenace di ogni pulsione di morte. Se poi ci aggiungi la fede nel Padre che desidera la tua felicità, e per questo tutto trasforma in bene, sperimenti che ogni situazione, anche la più dolorosa, può diventare opportunità di crescita e occasione di ricchezza.