“Il calcio deve ripartire” “Per ora no, altre le priorità”
Gentile Padellaro, spero fortemente che il calcio riparta, ma non lo condivido. Una contraddizione che poggia su una forte necessità di distrazione (che il pallone garantisce ai tifosi come noi) contrapposta al buon senso, che, invece, riporta l’attenzione ai problemi sanitari. Insomma vorrei ma al contempo non vorrei.
Gianluca Caporlingua
Dottor Padellaro, faccio parte di quella schiera di persone al quale il calcio è del tutto indifferente, anzi mi sta un po’ sulle palle per l’immorale quantità di soldi. Trovo assurdo che il problema più grave sia quello di far ripartire il calcio. È il momento della pazienza, ma anche della massima attenzione. Ci sarà il tempo di tornare a tifare e farvi appassionare dai milionari/analfabeti, ma per il momento è meglio aspettare.
Lorenzo Iezzi
Gentilissimo Padellaro, alla domanda sulla ripartenza del calcio, mi auguro solo che, quando avverrà, nessuno venga dimenticato a terra, senza panen. Poiché è verosimile che per un po’ si giochi senza spettatori, come l’8 marzo per Juventus-Inter, ritengo giusto ricordarle che in quella partita, purtroppo, non sono stati ammessi i fotoreporter freelance.
Emilia Abelli
Mi infastidisce che con tutti i problemi che ci sono, il mondo del calcio voglia tornare in campo. Gli interessi economici sono evidenti. Aggiungo un elemento: la carenza di manodopera nei campi per la raccolta (ad esempio) di pomodori. Quindi, se ci sono persone che scalpitano per tornare in campo, prego, si accomodino: scendano nei campi di pomodori, ce n’è tanto bisogno; farebbero un servizio alla collettività, non solo alla squadra di appartenenza.
Costantino
Nei prossimi giorni Antonio Padellaro risponderà alle vostre lettere.
Sono un neo-abbonato: che piacere leggervi sempre
Per anni non mi sono abbonato, ma percepivo che stavo perdendo il meglio. Sicché alla fine ho ceduto e mi sono abbonato, incredibilmente avete aggiunto alla vostra offerta Luttazzi… avete vinto voi! Alla prossima riunione di redazione partecipo anch’io.
Stefano Pallaroni
Caro Stefano, benvenuto. Ti aspettiamo (spero presto) in redazione.
M. Trav.
Dobbiamo diventare cittadini migliori e altruisti
Le criticità sanitarie ed economiche sono il risultato di una politica devota al mercato e all’Europa che ha sacrificato ingenti risorse da destinare alle cure. Mi chiedo se, alla fine di questo drammatico passaggio, non sarà il caso di rimettere in discussione la relazione umana e centrare l’attenzione sul lavoro, garantendolo possibilmente a tutti con quella giusta remunerazione che consenta una vita dignitosa. A scuola si dovrebbe investire su concetti quali bene comune, solidarietà, condivisione, misura, proporzione e quindi bellezza, che, come diceva Dostoevskij, “salverà il mondo”.
Diego Merigo
DIRITTO DI REPLICA
Egregio Direttore, in riferimento all’articolo pubblicato domenica, sono doverose alcune precisazioni. Miroglio è un’azienda con opera da 70 anni, conta quasi 5.000 dipendenti, un fatturato di 577 milioni di euro nel 2018 e negli ultimi anni ha continuato a operare in condizioni di difficoltà con responsabilità verso lavoratori e partner. I nostri 910 negozi sono chiusi dal 9 marzo. Stimiamo una perdita di fatturato di più di 100 milioni di euro per il 2020, senza contare i costi già sostenuti per la produzione dei capi per la stagione in corso. Allo stesso tempo stiamo facendo fronte a numerosissime richieste di aiuti commerciali dai nostri 3.000 clienti multimarca, dando disponibilità a soluzioni condivise e posticipando incassi per decine di milioni di euro. Ai nostri fornitori strategici abbiamo chiesto di aiutarci a sostenere questo momento difficile con uno sconto su merce già ordinata e che non venderemo probabilmente mai. Lo sforzo richiesto è di accordarci uno sconto medio del 4,7% sul totale del fatturato che generano con noi. La maggior parte di loro ha risposto positivamente, anche in considerazione del fatto che Miroglio è tra le pochissime realtà del settore che sta aumentando la quota della produzione in Italia (+ 56% nel 2019 rispetto al 2018). Non abbiamo chiesto in alcun modo contributi in denaro tramite bonifico come riportato erroneamente nel vostro articolo, ma una deduzione in percentuale sui pagamenti futuri. La situazione del settore è molto grave ed è importante evitare inutili e superficiali strumentalizzazioni in un momento in cui sono a rischio decine di migliaia di posti di lavoro nell’intera filiera.
Alberto Racca, Ad Gr. Miroglio
Grazie per la precisazione. La versione dell’azienda secondo cui l’accordo per lo sconto si è attestato tra il “3 e il 5%” era riportata. La vostra lettera parla di una generica “contribution” e nell’allegato si specifica che “sarà gestita attraverso nota di credito con modalità da concordarsi”. Se non sarà un bonifico ma uno sconto sulla merce futura meglio ma la sostanza non cambia. Tant’è che Confindustria Toscana ha criticato la richiesta.
Gia. Sal.
I NOSTRI ERRORI
Nel pezzo di sabato ho confuso il reato di calunnia con l’oltraggio a magistrato in udienza, previsto dall’art. 343 del codice penale. Dell’errore mi scuso con gli interessati e con i lettori.
g. l. b.