Nella retorica da emergenza sanitaria, l’Italia s’è scoperta piena di sceriffi mancati. Tra i più ambiziosi, in questo senso, c’è senza dubbio il sindaco di Messina Cateno De Luca, che nelle ultime settimane ha mostrato un piglio da sergente contro i traghetti sbarcati sull’isola – colmi, a suo dire, di potenziali untori – e in favore di misure di sicurezza drastiche, come i droni dotati di telecamere per stanare i furbetti fuori casa. E qui sorge il problema: per gestire l’utilizzo degli apparecchi volanti, il Comune ha nominato un consulente. A titolo gratuito, almeno formalmente. Neanche quindici giorni più tardi, però, quando si è trattato di prendere “in affitto” i droni, il Comune ha appaltato il servizio proprio alla società del super-esperto. Questa volta nient’affatto gratis, ma al costo di 5.490 euro.
Non una cifra tale da mandare all’aria le casse della città, ma che comunque stona di certo rispetto alla presunta opera di bene che sembrava fosse in atto in favore di Messina.
La prima delibera a riguardo è del 28 marzo, quando “nell’ottica di garantire il contenimento dell’emergenza epidemiologica Covid-19” e “al fine di consentire le operazioni di monitoraggio degli spostamenti dei cittadini”, il Comune riteneva “di dover pianificare e testare l’utilizzo di Sistemi Aeromobili di Pilotaggio Remoto (meglio noti come droni)”, che sarebbero andati “a supporto dell’attività della Polizia Municipale”.
Motivi per cui diventava necessario, scriveva il sindaco nell’atto, “dotarsi di una figura professionale” che potesse fornire “specifico supporto ad alto contenuto tecnico e specialistico per mettere in campo tutte le azioni” per far volare i droni “attrezzati di videocamere, dotati di apposito impianto di diffusione sonora, dotati di supporti tecnologici che consentano di distribuire le immagini in diretta verso la sala operativa della Polizia”. Versione burocratese ed edulcorata di quel che negli stessi giorni De Luca annunciava con più folklore ai telegiornali, mostrando alcuni dei suddetti audio-messaggio da diffondere: “Non si esce! Questo è l’ordine del sindaco De Luca. Dove cazzo vai? Torna a casa! Vi becco uno a uno!”.
Ad ogni modo, la delibera individuava “il soggetto competente” nell’ingegner Gabriel Valentino Versaci, specificando che “non scaturiscono oneri economici a carico del Comune” perché l’incarico sarà “a titolo gratuito”.
Tutto bene, se non fosse che il 7 aprile, dunque una decina di giorni più tardi, una determina dirigenziale dello stesso Comune rendeva palese il paradosso: la città non ha mezzi e personale per svolgere la sorveglianza via droni e di certo un esperto non è sufficiente, dunque bisogna affidarsi a una società esterna.
A chi, nello specifico? Il Comune con la delibera “ritiene congrua l’offerta della Società Studio Labing S.r.l.s. per un importo di 4.500 euro oltre a iva, come da preventivo prodotto”. Il totale fa 5.490 euro e la beneficiaria è proprio l’azienda di Gabriel Valentino Versaci, il super consulente chiamato dieci giorni prima da De Luca.
L’affidamento è diretto, perché sotto la soglia dei 5.000 euro (iva esclusa) e dunque non serve bando pubblico. E così la Studio Labing garantirà al Comune “un numero complessivo di 10 operazioni di volo” distribuite in un periodo massimo di tre mesi.
Circostanze da cui De Luca si è difeso assicurando che tutto è avvenuto “nel pieno rispetto delle leggi” e che “l’amministrazione pone il massimo rispetto alla separazione tra l’attività di indirizzo politico e l’attività gestionale, rimessa all’apparato dirigenziale”. Legittimo, ma quantomeno insolito nella narrazione del sindaco-colonnello.