I droni a Messina pagati al consulente del sindaco

Nella retorica da emergenza sanitaria, l’Italia s’è scoperta piena di sceriffi mancati. Tra i più ambiziosi, in questo senso, c’è senza dubbio il sindaco di Messina Cateno De Luca, che nelle ultime settimane ha mostrato un piglio da sergente contro i traghetti sbarcati sull’isola – colmi, a suo dire, di potenziali untori – e in favore di misure di sicurezza drastiche, come i droni dotati di telecamere per stanare i furbetti fuori casa. E qui sorge il problema: per gestire l’utilizzo degli apparecchi volanti, il Comune ha nominato un consulente. A titolo gratuito, almeno formalmente. Neanche quindici giorni più tardi, però, quando si è trattato di prendere “in affitto” i droni, il Comune ha appaltato il servizio proprio alla società del super-esperto. Questa volta nient’affatto gratis, ma al costo di 5.490 euro.

Non una cifra tale da mandare all’aria le casse della città, ma che comunque stona di certo rispetto alla presunta opera di bene che sembrava fosse in atto in favore di Messina.

La prima delibera a riguardo è del 28 marzo, quando “nell’ottica di garantire il contenimento dell’emergenza epidemiologica Covid-19” e “al fine di consentire le operazioni di monitoraggio degli spostamenti dei cittadini”, il Comune riteneva “di dover pianificare e testare l’utilizzo di Sistemi Aeromobili di Pilotaggio Remoto (meglio noti come droni)”, che sarebbero andati “a supporto dell’attività della Polizia Municipale”.

Motivi per cui diventava necessario, scriveva il sindaco nell’atto, “dotarsi di una figura professionale” che potesse fornire “specifico supporto ad alto contenuto tecnico e specialistico per mettere in campo tutte le azioni” per far volare i droni “attrezzati di videocamere, dotati di apposito impianto di diffusione sonora, dotati di supporti tecnologici che consentano di distribuire le immagini in diretta verso la sala operativa della Polizia”. Versione burocratese ed edulcorata di quel che negli stessi giorni De Luca annunciava con più folklore ai telegiornali, mostrando alcuni dei suddetti audio-messaggio da diffondere: “Non si esce! Questo è l’ordine del sindaco De Luca. Dove cazzo vai? Torna a casa! Vi becco uno a uno!”.

Ad ogni modo, la delibera individuava “il soggetto competente” nell’ingegner Gabriel Valentino Versaci, specificando che “non scaturiscono oneri economici a carico del Comune” perché l’incarico sarà “a titolo gratuito”.

Tutto bene, se non fosse che il 7 aprile, dunque una decina di giorni più tardi, una determina dirigenziale dello stesso Comune rendeva palese il paradosso: la città non ha mezzi e personale per svolgere la sorveglianza via droni e di certo un esperto non è sufficiente, dunque bisogna affidarsi a una società esterna.

A chi, nello specifico? Il Comune con la delibera “ritiene congrua l’offerta della Società Studio Labing S.r.l.s. per un importo di 4.500 euro oltre a iva, come da preventivo prodotto”. Il totale fa 5.490 euro e la beneficiaria è proprio l’azienda di Gabriel Valentino Versaci, il super consulente chiamato dieci giorni prima da De Luca.

L’affidamento è diretto, perché sotto la soglia dei 5.000 euro (iva esclusa) e dunque non serve bando pubblico. E così la Studio Labing garantirà al Comune “un numero complessivo di 10 operazioni di volo” distribuite in un periodo massimo di tre mesi.

Circostanze da cui De Luca si è difeso assicurando che tutto è avvenuto “nel pieno rispetto delle leggi” e che “l’amministrazione pone il massimo rispetto alla separazione tra l’attività di indirizzo politico e l’attività gestionale, rimessa all’apparato dirigenziale”. Legittimo, ma quantomeno insolito nella narrazione del sindaco-colonnello.

Eterogenesi dei fini: Di battista, stai attento

Nel Paese delle poltrone, Alessandro Di Battista resta colui che due anni fa poteva diventare un importante ministro nel governo gialloverde ma preferì inseguire un sogno imbarcandosi, con moglie e figlio piccolo, per andare a raccontare gli ultimi della terra.

Anche per questo va ascoltato quando parla di nomine per lo meno inopportune (la conferma dell’indagato Claudio Descalzi al vertice dell’Eni). E se mette in guardia il governo Conte dalla trappola austerity, che dopo aver massacrato la Grecia e imposto regole soffocanti all’Europa più in difficoltà, Italia compresa, resta una bomba da disinnescare nel Mes, se pur modificato. Leggiamo che le sue uscite possono contribuire a frantumare un Movimento già di per sé diviso, come certificato a gennaio dalle dimissioni del capo politico Luigi Di Maio. E che dunque possono indebolire la struttura portante del governo di Giuseppe Conte, che Di Battista definisce un “galantuomo”, lasciando intendere che le buone intenzioni non bastano.

Se è vero che la politica va giudicata più che dalle categorie (del tutto soggettive) del bene e del male, dal nesso causa-effetto siamo convinti che a Di Battista non sfuggano le conseguenze di un’opposizione radicata nella maggioranza (non bastasse il tormento Matteo Renzi). Visto soprattutto l’assedio sempre più insistente e molesto dei “lor signori” (per dirla con Fortebraccio) che intendono sostituire il premier che si è sobbarcato il peso gigantesco della pandemia (sostenuto dal crescente favore dei cittadini) con miracolosi uomini della Provvidenza (ma anche con il primo che passa).

Di Battista continuerà a dire e a fare ciò che meglio crede, ci mancherebbe altro. Ma non dimentichi che in politica, come altrove, possono esservi conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali. Si chiama eterogenesi dei fini.

M5S lacerato: “Non c’è democrazia interna”

Sono lacerati, ma la resa dei conti può attendere. Così predica il capo attuale, il reggente Vito Crimi, e così vuole anche l’ex capo che a breve potrebbe riprendersi tutto, Luigi Di Maio. I Cinque Stelle traboccano di accuse incrociate e cattivi pensieri dopo il fine settimana in cui si sono riemerse tutte le differenze coperte dal dramma del Coronavirus.

Si parte con i tre eurodeputati che venerdì hanno votato contro la risoluzione sul Covid nel Parlamento europeo, in dissenso dalla linea del M5S per l’astensione (Eleonora Evi non ha partecipato) e si continua con l’appello lanciato sabato da Alessandro Di Battista contro la conferma di Descalzi come ad dell’Eni, sottoscritto da una quarantina di grillini. Abbastanza per riaccendere la diatriba anche umana tra i dimaiani e l’ala legata a Di Battista, con in mezzo gruppi sparsi di 5Stelle che non sanno a chi guardare. Ma non è tempo di scontro frontale, non con Giuseppe Conte che dovrà giocarsi tutto nel Consiglio europeo di giovedì. Per questo Di Maio, raccontano, ha raccomandato calma ai suoi. E ha consigliato di non aprire procedimenti disciplinari per i quattro europarlamentari “fuori linea”, almeno non adesso. Lo stesso pensiero del reggente Crimi, consapevole che aprire un procedimento contro eletti come Ignazio Corrao, vicinissimo a Di Battista, sarebbe come seminare benzina. Quindi freno a mano, anche se arriveranno altre espulsioni.

Il senatore Mario Giarrusso è quasi fuori per le mancate restituzioni (ma sperano che all’ultimo si rimetta in pari), e rischiano anche almeno altri tre parlamentari e diversi consiglieri regionali (ieri nel Lazio è stato cacciato il no vax Davide Barillari). Di tutto il resto, se ne riparlerà. Come degli Stati generali, il congresso sospeso che rischia di saltare. In questo scenario ecco il presidente dell’Antimafia Nicola Morra, senatore al secondo mandato, che si affida a Conte. “Dobbiamo avere tutti fiducia nel presidente del Consiglio – dice al Fatto – e nella sua capacità di mediazione. In questi giorni è riuscito a dare voce all’Italia sulla grande stampa internazionale, e soprattutto è stato capace di fare asse con la Francia. Va supportato da tutti”. Però il M5S è spaccato dopo l’appello su Descalzi, firmato anche da Morra. Tanto che l’ex ministra Giulia Grillo parla di “Movimento senza democrazia interna”. Il senatore fa una pausa e poi replica: “Noi 5Stelle siamo chiamati alla responsabilità, soprattutto in una fase come questa. Però i nostri valori non possono rimanere espressioni belle e retoriche”. Quindi? “Bisogna perseguire un modello e una filosofia energetica alternativi al fossile, seguendo le indicazioni dei nostri esperti come il senatore Gianni Girotto e l’ex eurodeputato Dario Tamburrano”.

Resta il groviglio politico nel Movimento, perché tanti si sono scagliati contro Di Battista: quell’appello sottoscritto anche da lei era da evitare? “Alessandro ha dato tantissimo al Movimento, è il più bravo a toccare le corde della gente. Ma oltre all’effervescenza servono anche saggezza e prudenza: talvolta lui può frizionare in modo eccessivo gli animi…”. Ma ora come si riparte? “Aiutando tutti Conte. Poi dovremo tenere gli Stati generali, per confrontarci con noi con metodi democratici”. Quindi vanno fatti.. “Assolutamente sì”.

@lucadecarolis

Ue, Parlamento riunito. Ma su Conte non si vota

Oggi il premier Giuseppe Conte terrà un’informativa alle Camere (alle 15 a Palazzo Madama, alle 17 e 30 a Montecitorio), prima del Consiglio europeo di giovedì. Nessun voto è previsto, però, prima di quella data. In origine, domani il Senato avrebbe dovuto votare lo scostamento di bilancio e il leghista, Roberto Calderoli, aveva annunciato la presentazione di una risoluzione che subordinava il sì del Carroccio all’impegno del Governo a dire no al Mes. L’intento – dichiarato – di Calderoli era quello di dimostrare che sul Mes il governo non ha una maggioranza.

Ma alla fine la votazione sullo scostamento di bilancio (ed eventualmente anche della risoluzione) sarà la settimana prossima o quella dopo: il governo ha deciso di farlo viaggiare insieme al Def. In realtà, l’esecutivo ha tutte le intenzioni di evitare un voto prima del vertice di giovedì che dovrebbe dare delle risposte sia sul Mes (l’Italia si aspetta che venga specificato che non ci saranno condizionalità né presenti, né future), sia sul Recovery Fund: Conte si aspetta di capire su quanti soldi potrà contare il nostro Paese e quando. Con il Pd pronto a dire di sì a “un nuovo Mes senza condizionalità”, anche ribattezzato “linea di credito sanitaria” e M5s sulle barricate, è meglio il voto parlamentare prima di risposte chiare da parte dell’Europa. Così, il governo ha chiesto alle capigruppo di Camera e Senato di calendarizzare solo un’informativa. Motivo ufficiale? Il premier ha già riferito alle Camere sulla questione il 25 marzo (anche in quel caso solo un’informativa), visto che il vertice del 23 è la prosecuzione di quello del 26 marzo, finito con l’indicazione all’eurogruppo di fare “proposte”. E poi, trattandosi di un incontro in videoconferenza giuridicamente non sarebbe un Consiglio vero e proprio. Fatto sta che le capigruppo hanno votato per questa opzione. Oggi al massimo c’è da aspettarsi uno show della Lega: perché un voto c’è ed è quello sul calendario. Se qualcuno vuole mandare qualche segnale al governo è l’occasione giusta.

A proposito di istituzioni democratiche che vanno avanti a scartamento ridotto, ieri il Cdm ha preso un’altra decisione, rinviando non solo le amministrative, ma anche le Regionali, all’autunno. Come era già accaduto per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari.

Il testo del dl “prevede che le consultazioni elettorali possano essere rinviate di non oltre tre mesi, anche se già indette”, come riporta la nota di Palazzo Chigi. Spiega Federico D’Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento: “Lo svolgimento delle elezioni richiede non solo che sussistano condizioni di sicurezza sanitaria, ma anche che sia assicurato il pieno ed effettivo esercizio dei diritti politici, nel periodo precedente”. Condizioni valutate impossibili prima di settembre. La durata degli organi regionali di Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana e Veneto, fissata in 5 anni, viene allungata di 3 mesi e dunque prorogata dal 31 maggio al 31 agosto. Le elezioni saranno indette dai presidenti regionali tra il 6 settembre e il 1° novembre. Mentre le amministrative si terranno tra il 15 settembre e il 15 dicembre. Secondo D’Incà, questa soluzione consentirebbe un possibile Election Day. Ma intanto i presidenti di Regione protestano per la cancellazione della finestra di luglio sulla quale erano stati consultati precedentemente: “Spiace che il governo abbia approvato un diverso decreto senza alcun ulteriore confronto”, affermano in una nota congiunta i governatori Vincenzo De Luca (Campania), Giovanni Toti (Liguria), Luca Zaia (Veneto) e Michele Emiliano (Puglia). E mentre chiedono di allargare la finestra a luglio, esprimono l’intenzione di convocare il voto il prima possibile.

Il mercato delle poltrone: tanti ex e poche sorprese

Ieri a mezzanotte è scaduto il termine per il rinnovo dei cda delle aziende controllate dallo Stato, ancora in serata i partiti di maggioranza sgomitavano per infilare l’ultimo consigliere nell’ultimo consiglio di amministrazione. Uno spettacolo impietoso per una tornata di nomine che, salvo eccezioni, sforna figure di scarsa qualità. Il mercato delle poltrone, d’altronde, complice la riconferma degli ad, si è abbattuto sui cda. Cda Eni. Claudio Descalzi (amministratore delegato), terzo mandato, imputato nel processo per corruzione internazionale in Nigeria, inquisito per gli affari della moglie in conflitto di interessi con l’azienda del petrolio. In sella con l’avallo dell’intero governo. Lucia Calvosa (presidente), già nei cda di Tim, Mps e Seif (la società che edita il Fatto), docente di diritto commerciale all’università di Pisa. In quota M5S. Emanuele Piccinno, già consulente legislativo del gruppo 5Stelle alla Camera e capo segreteria del sottosegretario al ministero dello Sviluppo, Davide Crippa (oggi presidente dei deputati 5s). In quota M5S occupa il posto di Umberto Sacconi, ex responsabile della sicurezza di Eni, che ha contributo al programma elettorale del Movimento, ma era inviso a Descalzi. Nathalie Tocci, direttore di Iai, istituto affari internazionali. In quota Pd. Filippo Giansante, dirigente del ministero del Tesoro. Monica Mantelli Nucera, direttore per l’Italia del fondo d’investimento americano Kkr. In quota Iv di Renzi. Consiglieri indipendenti senza deleghe: Karina Litvack e Pietro Guindani (uscenti), Raphael Louis Vermier.

Cda EnelFrancesco Starace (Ad), terzo mandato, lanciato da Renzi. Michele Crisostomo (P), avvocato. In quota M5S, corrente Riccardo Fraccaro. Marianna Mazzucato, economista, appena arruolata nella “task force” per la pandemia di Palazzo Chigi. Costanza Esclapon, comunicatrice, ex banca Intesa, Alitalia, Wind, Rai. In quota M5S. Mirella Pellegrini, docente di diritto all’università Luiss di Confindustria.

Cda Leonardo Alessandro Profumo, ex banchiere, secondo mandato, blindato da Pd e Colle, osteggiato da una parte dei 5S e da Renzi. Luciano Carta, direttore dell’agenzia dei servizi segreti esteri, lunghi trascorsi in Finanza. Era in corsa pure per Eni. Carmine America, compagno di scuola di Luigi Di Maio, già reclutato nel suo staff allo Sviluppo e agli Esteri. In quota M5S. Federica Guidi, ex ministro allo Sviluppo, si dimise per l’inchiesta che coinvolse l’ex marito Gianluca Gemelli (poi archiviato). In quota Iv di Renzi. Paola Giannettakis, direttore del dipartimento per la ricerca all’università Link di Vincenzo Scotti. In quota M5S. Maurizio Pinnarò, avvocato, nel cda di Investire Srg del finanziere Nattino. In quota Chigi. Pierfrancesco Barletta, consigliere del Credito Sportivo, ex ad stadio “Mezza”. In quota Pd. Elena Comparato, dirigente del ministero del Tesoro.

Cda Poste Matteo Del Fante (ad), Renzi lo impose a Gentiloni tre anni fa, confermato con entusiasmo dai 5S con cui ha subito stretto un legame di collaborazione (vedi col reddito di cittadinanza). Maria Bianca Farina (P), apprezzata in Vaticano, presidente di Ania, la lobby delle assicurazioni. A un passo dall’addio s’è salvata grazie a Chigi. Davide Iacovoni, dirigente del Mef, si occupa del debito pubblico Bernardo De Stasio, avvocato, in quota Pd.

Cda Mps Guido Bastianini (Ad), ex Capitalia, è stato un anno in Carige tra il 2016 e il 2017. In quota M5S sono anche Rosella Castellano e Rita Laura D’Ecclesia, docenti alla Sapienza di Roma.

Patrizia Grieco (P): già renziana, scelta nel 2014 alla presidenza di Enel, dove è diventata una protetta di Starace. Dirottata a Siena contro la sua volontà. Nicola Maione, avvocato, già presidente di Enav, la società del trasporto aereo, legato a Guido Alpa, il mentore di Conte. Francesca Bettio, docente di politica economica a Siena. In quota Pd. Roberto Rao ex deputato ed ex portavoce di Pier Ferdinando Casini, arriva dal cda di Poste. In quota Pd. Raffaele Di Raimo, professore di diritto all’Università del Salento, legato a Conte. Salvatore Manzi, già consigliere di Stm. In quota Tesoro.

Cda Enav Paolo Simioni (ad), l’uomo che ha gestito il concordato dell’Atac di Roma, indicato dall’ex assessore Colomban e in ottimi con Beppe Grillo. Francesca Isgrò (P), amministrativista dello studio Orrick ex cda di Poste, esordì in quota Luca Lotti e Denis Verdini, ora Pd.

Terna Stefano Donnarumma (Ad). Assai ascoltato in tema di nomine dai 5Stelle, scelto dalla Raggi nel 2017 per guidare Acea, sponsorizzato da Marcello De Vito e dall’avvocato Luca Lanzalone, poi arrestati nell’inchiesta sullo stadio della Roma (Donnarumma è stato archiviato). In buoni rapporti con il costruttore Caltagirone. Valentina Bosetti (P): economista ambientale alla Bocconi. In quota Pd. Ernesto Carbone, ex deputato Pd. In quota Iv di Renzi.

Oche, cerbiatti, polpi & C. ri-conquistano le città

A colpire di più è forse il video in cui si vedono due piccoli cerbiatti, due “bambi”, tranquillamente a passeggio nel centro storico di Casale Monferrato. Poi si fermano incantati, davanti alla vetrina di un parrucchiere, naturalmente chiuso. Ci rimangono diversi secondi, incuriositi. Come a chiedersi: ehi, dove siete finiti tutti? Poi se ne vanno trotterellando, e uno di loro quasi scivola con gli zoccoli sul pavé lustro. Ma in questi giorni sembra di essere dentro il Libro della Giungla. Perché sono tantissimi gli avvistamenti di animali nelle città e a ridosso dei centri abitati. A Montebelluna (Treviso) è stata filmata una famiglia di anatroccoli a passeggio in centro: davanti la mamma, dietro una decina di piccoli. A Prato un vigile urbano scorta una famiglia di papere che attraversa la strada. “Prego, passate pure…”. A Milano nei parchi si sono rivisti i leprotti, mentre alcune anatre sono comparse in piazzale Cadorna. A Roma si è più abituati, tra gabbiani e cinghiali che rovistano nella monezza. Ma, da quando è iniziato il lockdown, pure nella Capitale si sono fatti avvistamenti miracolosi. Nel parco dell’Appia, istrici e volpi, sugli alberi del Lungotevere, addirittura i barbagianni. A far compagnia ai piccoli pappagalli verdi di cui Roma è solitamente piena.

Più noi umani siamo invisibili, asserragliati in casa per l’emergenza Covid, più gli animali si riprendono i loro spazi. “Noi siamo prepotenti e invasivi. Appena facciamo un passo indietro, loro riacquistano terreno. Li vediamo nei centri urbani perché non avvertono il pericolo. Gli animali sono molto curiosi: senza automobili e uomini non si sentono minacciati e vengono in esplorazione, alcuni anche in cerca di cibo. Gli spettacoli naturali cui assistiamo in questi giorni sono tra le poche cose positive del virus”, osserva Mario Tozzi, geologo del Cnr e volto televisivo della Rai.

Altri animali visti sul web in ordine sparso. Un meraviglioso daino che gioca con le onde sul litorale della Maremma. Una famiglia di oche in fila indiana a Marina di Pietrasanta. Chissà, magari neanche loro vogliono più vedere i milanesi incolonnati sul lungomare di Forte dei marmi… Tre maestosi cervi a spasso nelle vicoli di un borgo in Abruzzo. A Burano, a pelo d’acqua, si sono rivisti i cigni. Due caprioli sono stati ripresi nel giardino di una scuola ad Alba, in Piemonte. E poi ci sono i pesci. Nel porto di Napoli e a Cagliari si sono rivisti i delfini, mentre alcuni polpi sono stati filmati sulla banchina di Marina Grande a Capri. Sempre nelle acque del porto di Napoli avvistati pure alcuni tonni e qualche squaletto. In Trentino, invece, si è rivisto pure l’orso M49: l’animale catturato la scorsa estate perché ritenuto “problematico”, che poi è riuscito a scappare dal centro faunistico del Casteller (Trento) scavalcando un recinto elettrificato.

Ma sono gli avvistamenti in città a fare più effetto. Strade deserte e animali che scorrazzano, come in certe scene di film catastrofisti, dove la razza umana si è estinta, o quasi. O come la città fantasma di Pripyat, vicino Chernobyl, rimasta deserta dopo l’incidente nucleare del 1986 e oggi colonizzata dagli animali selvatici. “Quando l’emergenza finirà speriamo che ci rimanga memoria di tutto questo e magari un pizzico di consapevolezza in più di essere anche noi ospiti nella natura…”, aggiunge Tozzi. Per il momento, finché siamo costretti a stare in casa, godiamoci lo spettacolo.

Musica e fitness chiusi in casa In terrazzo c’è Totti che fa il tifo

Cerco la speranza svegliata dalle mie gattine grigie

Posso essere triste? Posso aver voglia di piangere? Sì, credo proprio di sì.

Mi giro e sento il calore di lui che dorme ancora. Il suo respiro mi fa stare subito meglio, forse mi sveglia un po’ di più il suo russare che “amo” tanto.

Poi nell’ancor buio mattino, due gattine grigie mi sollecitano ad alzarmi. Si strusciano e miagolano con insistenza reclamando la loro colazione. (vedi foto)

Allora mi alzo e lascio le coperte. Guardo il giorno fuori. Ora vedo il sole che mi acceca.

Vedo mio figlio, gli amici, tutti da abbracciare e baciare.

Vedo noi tutti poter di nuovo stare vicini e mi si asciugano le lacrime.

Allora forza! Un’ora di pilates, poi doccia, trucco, vestiti nuovi e una nuova giornata di vita mi sorride.

I miei due bimbi piccoli si danno a tutti gli sport

Da febbraio in quarantena qui a Romano di Lombardia (Bg) con due bimbi, Aurora (7anni) ed Edoardo (5), a reinventarsi la qualunque.

Così, tra una lezione sul tablet di matematica e la gara di indovinelli della classe (siamo al 34°) per la più grande e i balletti e i lavoretti da inviare sul gruppo della mamme dell’asilo per la maestra del piccolo, c’è necessità di fare sport: ecco il nostro campione affrontare il Giro d’Italia del condominio, mentre il garage è diventato il centrale del Foro italico e il nostro pubblico del campionato mondiale di aquiloni sul terrazzo annovera anche un super tifoso. (vedi foto)

Riscopro ritmi più lenti tra esercizi e canzoni

Sono un vostro assiduo lettore e faccio il musicista. Come tutti i liberi professionisti del mondo dello spettacolo sto riscoprendo da qualche mese la visione domestica della vita: faccio tutte le cose con più calma, con qualche esercizio di isometria per il corpo, poi dedico alcune ore alla tecnica pianistica e mi metto a sviluppare alcuni brani al pc. Il tutto fino alle 19:00, quando il telefono riceve una meravigliosa notifica: la diretta di Andrea Scanzi.

Speriamo che questo congelamento delle attività finisca presto, perché quel calore fatto di condivisioni e abbracci manca anche a noi.

“Moglie gay, matrimonio nullo”. In Cassazione come in Chiesa

Omosessuale, sposata dal 1990, è rimasta con il marito oltre 10 anni e con lui ha avuto tre figli. Nel 2012 il tribunale ecclesiastico della Puglia ha annullato il matrimonio, la Corte d’Appello di Lecce nel 2017 ha recepito la sentenza e ieri la prima sezione civile della Cassazione ha confermato che l’annullamento ha efficacia pure in Italia. La Suprema Corte ha, dunque, rigettato il ricorso della Procura Generale che si era opposta non solo perché la Cassazione non ha riconosciuto annullamenti di fronte a matrimoni di almeno 3 anni ma soprattutto perché, ha sostenuto la Pg Francesca Ceroni, “l’unica ragione” dell’annullamento “è l’omosessualità, considerata un ‘disturbo grave della personalità’”. Cioè, secondo la Pg, è stato violato “il limite dell’ordine pubblico interno e internazionale”, con riferimento al “diritto fondamentale di vivere liberamente la vita sessuale ed affettiva”. Ma i giudici, nel respingere, hanno spiegato che nessuno dei due ex coniugi ha contestato quel provvedimento e che, comunque, “la condizione soggettiva della moglie non è stata affatto l’unica ragione, il vizio di nullità del matrimonio è dipeso dalle condotte di entrambi i coniugi”. Quindi, “non rivestono rilevanza alcuna il principio di non discriminazione o il diritto di vivere liberamente la vita sessuale e affettiva”.

Palamara va verso il processo (ma escluse le accuse più gravi)

Verso la richiesta di rinvio a giudizio dell’ex consigliere del Csm Luca Palamara, accusato dai pm di Perugia di corruzione. Durante l’indagine fu registrato, a maggio, l’incontro di Palamara con 5 togati del Csm, costretti poi alle dimissioni e i parlamentari Lotti e Ferri che “brigavano” per la nomina del procuratore di Roma. Ieri, il pm ha ricevuto l’avviso di conclusioni indagini così come l’imprenditore romano Fabrizio Centofanti, l’amica di Palamara, Adele Attisani e l’ex membro del Csm Luigi Spina, accusato di favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio pro Palamara. Contestati sette viaggi del magistrato con la sua amica Attisani tra il 2014 e il 2017, a Dubai, Londra e in Italia, “utilità” che Palamara avrebbe ricevuto da Centofanti quale “consigliere del Csm, per l’esercizio delle sue funzioni”. Per l’accusa, la donna sarebbe “l’istigatrice delle condotte delittuose nonché la beneficiaria di parte delle utilità”, come i lavori nella sua casa per 23 mila euro. Le altre “utilità” sono viaggi di Palamara con la famiglia. Soddisfatti la difesa perché “escluse le più gravi forme di corruzione. Palamara non è più accusato di aver ricevuto 40 mila euro per nominare Giancarlo Longo come procuratore di Gela o per danneggiare Marco Bisogni”, allora pm di Siracusa sotto procedimento disciplinare.

Coppie separate, il Covid nega i figli a uno dei genitori

Separati dal tribunale. E dal virus. Così a Paolo C., padre divorziato di Prato, capita di essere multato a Pasqua mentre porta le uova ai figli. C’è anche questo dolore tra le sofferenze del Covid-19: il contagio fa deflagrare conflitti, impedisce incontri.

Il Governo ha spiegato: “Gli spostamenti per raggiungere i figli minori presso l’altro genitore o presso l’affidatario sono sempre consentiti, in ogni caso secondo le modalità previste dal giudice con i provvedimenti di separazione o divorzio”. Insomma, il virus non può separare i figli dai genitori cui non sono affidati. A marzo il tribunale di Milano aveva risposto con decreto all’istanza di un padre che chiedeva di vedere i bambini: le disposizioni previste dal Governo “non siano preclusive dell’attuazione delle disposizioni di affido e collocamento dei minori laddove consentono gli spostamenti finalizzati a rientri presso la residenza o il domicilio, sicché alcuna chiusura di ambiti regionali può giustificare violazioni di provvedimenti di separazione o divorzio vigenti”. Allo stesso modo il tribunale di Roma ha dato torto a una mamma. Sosteneva che il figlio non avrebbe dovuto vedere il padre perché “le passeggiate nei boschi e le prime esperienze in bici avrebbero giovato più delle ristrettezze di un appartamento in città”. Insomma, il diritto di figli e genitori resiste al virus. Ma bisogna tenere conto anche di circostanze sanitarie: “Fermo restando il diritto alla bigenitorialità, in questo momento va bilanciato con la tutela alla salute del bambino. Che deve essere preservato dal rischio di contagio anche se viene da un genitore”, spiega Camilla Signorini, avvocato mantovano specializzato in diritto di famiglia. “Finora ho consigliato ai clienti, se genitori non conviventi, di sospendere le visite, poi si recupererà con la collaborazione del coniuge”. E nel frattempo? “Ci si affida alle videochiamate”. Non solo tele-lavoro, ma ‘tele-genitori’. Intanto si sono studiate nuove soluzioni. Anche alla quarantena: “Abbiamo chiesto che gli incontri avvengano magari all’aperto, per tempi brevi e mantenendo le distanze”.

La vita, però, prende strade impreviste: c’è chi – come Matilde, 8 anni, che vive nel padovano – il giorno di inizio quarantena si trovava per un weekend a casa del padre non affidatario. Il papà avrebbe potuto trattenerla con sé per mesi. Risultato: sono partite telefonate tra avvocati. Alla fine ha vinto il buon senso: la bambina è stata riaccompagnata dalla mamma in Lombardia. “A volte”, spiega Signorini, “uno dei genitori lavora ed è esposto al contagio”. È il caso di Matteo R., infermiere nei reparti tra Bergamo e Brescia in prima linea contro il Coronavirus. Ma ci sono anche cassieri di supermercati, per dire.

Il virus rimette tutto in discussione. Come le visite dei nonni. Lucia, cinque anni, vive nell’alessandrino: gli incontri con il padre Enrico a causa del virus erano stati sospesi. Ma la mamma lavora e la bimba veniva affidata ai nonni. Enrico allora si è rivolto all’avvocato: “Se può vedere i nonni che vivono in un’altra casa, può anche incontrare me”.

Sospira Signorini: “C’è poi la questione dei nuovi compagni o degli amanti che alcuni genitori pretendono di frequentare anche adesso. Quando centinaia di persone sono tornate di corsa al Sud abbiamo dovuto affrontare la situazione di una madre salita sul treno per andare in Campania con l’amante”. E la figlia? “La donna ha telefonato al marito: ‘vado via, prendi tu i bambini’. È intervenuto il tribunale e ha stabilito il collocamento prevalente dei figli presso il padre”.

Ci sono anche i bimbi in comunità: “Le visite dei genitori sono state sospese”, riferisce l’avvocato Signorini, “ci sono operatori che vivono all’interno delle strutture, ma in molti casi vengono dall’esterno e magari non hanno protezioni”.

E c’è l’altro nodo che tormenta i genitori separati: gli alimenti. Luca F., cameriere lombardo, è rimasto senza lavoro. Come pagare l’assegno mensile? Il giudice ha ritenuto che fosse momentaneamente dispensato. Ma resta il rischio della denuncia penale. Sarà il giudice, caso per caso, a verificare se sia provata l’impossibilità di pagare. “Le cause di mantenimento e affidamento non si sono fermate”, conclude Signorini, “i giudici spesso hanno deciso che il contraddittorio sia scritto per evitare la presenza delle parti”.

Resta un’annotazione di fondo: non c’è solo la legge. C’è la coscienza dei genitori. Saranno anche loro a capire cosa sia l’interesse dei figli.