È una app di contact tracing problematica, che nasce in un modo ma arriva in un altro, che dall’essere volontaria potrebbe trasformarsi nella condizione per poter godere di alcune libertà, come quella alla circolazione, con l’obiettivo di spingere il maggior numero possibile di persone a scaricarla (perché sia utile deve raggiungere il 60% degli italiani). L’ipotesi, data ieri come al vaglio della task force di Vittorio Colao e del governo, solleva una riflessione su quali siano i confini tra il diritto alla salute e la libertà di scelta non condizionata. E unisce anche Pd e Forza Italia che chiedono maggiore trasparenza e un confronto in Parlamento.
“È uno strumento utile per tutelare la salute pubblica”
Massimo Ciccozzi Epidemiologo molecolare del campus biomedico di Roma
“Da epidemiologo, per me prima di ogni cosa vien la salute delle persone. Siamo di fronte a una epidemia globale, bisogna ragionare in modo globale”: per Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di ricerca in statistica medica ed epidemiologia molecolare del Campus biomedico di Roma, la app è l’alternativa a pratiche sul campo e territoriali che non ci sono più. “Non abbiamo un’epidemiologia di territorio forte quindi trovo sia una alternativa valida, che potrebbe fornire informazioni utili sulle persone: tracciare spostamenti, incontri e mezzi permette di capire meglio cosa accade e scoprire focolai che altrimenti sarebbero passati inosservati o rintracciati tardi”.
Professore, che intende quando dice che manca una epidemiologia di territorio?
Manca il tracciamento dei contatti fatto dall’epidemiologo di campo, quello che va in giro a cercare i singoli casi. In Lombardia non è stato possibile perché l’ondata è stata fortissima, ma non lo si è fatto neanche in Lazio. Lo si faceva tempo fa, poi se n’è persa la pratica. Inoltre costa: tempo e persone. Se invece ragiono in modo globale e mi avvalgo dei sistemi che abbiamo, la app telefonica si rivela importante ed efficace senza costi e persone.
I cittadini dovranno scaricarla però. Che cosa pensa del fatto che la si possa condizionare all’esercizio di alcune libertà?
È fondamentale spiegare alle persone che serve a tutelare la salute pubblica. Poi è una scelta politica renderla obbligatoria o meno. Da epidemiologo, ancora una volta, dico che se serve a preservare la salute delle persone va fatto. Da cittadino mi pongo invece qualche problema in più, ma forse poi mi dico che va bene anche rinunciare a un po’ di privacy. A patto che la app si disattivi alla fine dell’epidemia e che tutto sia in anonimato.
Ed è possibile?
Allo studioso non servono il nome e cognome, serve il contatto: dove, quando e quali.
Salvo in caso di positività…
Certo, in quel caso il discorso cambia e riguarda gli operatori sanitari. Per il resto, avere dati a disposizione è importantissimo.
Perché?
Perché sono informazioni utili per capire le cose e fare ricerca. Se mi è possibile consultare cento sequenze di Rna del Coronavirus potrò arrivare a una conclusione, se invece ne posso consultare mille allora potrò arrivare a un’altra, quasi sicuramente migliore. I grandi numeri forniscono più informazioni dei piccoli e per questo è importante avere database estesi. Certo, senza trascurare tutte le eventuali fonti di contagio, come i cluster Rsa e gli ospedali. Alcune app possono aiutare anche in questo.
Come?
Fornendo ai medici, ad esempio, algoritmi clinici o di laboratorio per le prime diagnosi. Insomma, dobbiamo iniziare a pensare in modo nuovo. Si impara sempre e anche questa epidemia – come le precedenti – ci permetterà di sapere di più.
Virginia Della Sala
“Misure eccezionali che vanno discusse in aula alle Camere”
Gaetano Azzariti Giurista, insegna Diritto costituzionale alla Sapienza
Il dilemma che ci pone la app Immuni è se il nostro sistema ha abbastanza anticorpi costituzionali da sopportare il sacrificio delle libertà personali. Il professor Gaetano Azzariti prova a risponderci, tra una lezione e l’altra – ovviamente da remoto – ai suoi studenti della Sapienza.
Professore, oggi il tema del dibattito è il tracciamento. Domani saranno le nuove limitazioni alla libertà di circolazione. Tutto questo quanto può durare?
Lo stretto necessario per superare la pandemia. Se c’è un elemento che legittima queste misure straordinarie, limitative delle libertà fondamentali, è la salvaguardia della vita. Lo dice l’articolo 32 della Carta con estrema precisione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. Le misure di cui parliamo chiaramente limitano diversi diritti fondamentali. A proposito del tracciamento, la condizione necessaria è che se ne occupi l’organo di rappresentanza popolare. Cioè il Parlamento, dove potranno essere discussi tutti gli aspetti, complessi, della vicenda che chiama in causa dati sensibili dei cittadini. Quale server li processa: uno privato? Come può essere garantito l’anonimato? La app, si dice, è efficace solo se la maggioranza della popolazione la scarica: come può essere volontaria?
Qual è la sua maggiore preoccupazione?
I tempi. Mi spiego: il decreto legge 6 del 23 febbraio aveva un vulnus costituzionale, per fortuna recuperato con il decreto successivo, e cioè non conteneva un termine per le misure. I decreti del presidente del Consiglio, aggiungo, sono uno strappo costituzionale non indifferente e sono possibili solo in ragione dell’emergenza. Il tracing, ci dicono i medici, è uno strumento necessario alla salvaguardia della salute. Ma l’essenziale è che tutte le decisioni che limitano le libertà individuali siano circoscritte da un punto di vista temporale. Nessuna di queste deve costituire un precedente. Dobbiamo salvaguardare la salute, ma al tempo stesso impedire che una situazione straordinaria “contagi” l’ordinaria amministrazione.
Abbiamo impiegato molti anni a liberarci della legge Reale…
Esatto. Tutte le misure straordinarie che modificavano il codice penale e il codice di procedura con una compressione importante delle libertà, assunte nel ’75 per contrastare il terrorismo, sono state mantenute molto a lungo, alcune addirittura sono tutt’ora vigenti. Per esempio quelle relativi alla durata della carcerazione preventiva, che erano state ammesse dalla stessa Consulta a causa dell’emergenza terrorismo, hanno impiegato molto per essere ridotte.
Si parla di un’estate in cui i cittadini resteranno nelle vicinanze delle loro residenze: si può?
L’articolo 16 sancisce che la libertà di circolazione può essere limitata per motivi di sanità e sicurezza, da una legge. E così, al 17, la libertà di riunione. Il numero drammatico dei morti legittima questa situazione: ma appena sarà possibile tutto questo deve, necessariamente, cessare.
Silvia Truzzi