Chi aveva nostalgia dei tecnici si sentirà certo a suo agio. Il calcolo è rozzo, ma di sicuro non lontano dal vero: in questo momento siamo nelle mani di 9 task force o comitati speciali a livello nazionale, più un’altra trentina – come minimo – di squadre regionali volute dai governatori, per un totale di quasi un migliaio di persone coinvolte. Alcune di queste strutture ci sono ormai familiari nel nome e nei coordinatori – basti pensare a Vittorio Colao e alla task force per la ricostruzione – ma altre sfuggono quasi del tutto alle cronache.
L’ultima arrivata è la già citata squadra per la ripartenza, composta da 17 esperti guidati da Colao. Economisti, sociologi, psichiatri che sosterranno Palazzo Chigi nella gestione delle riaperture. Questa task force si confronterà pure con il Comitato tecnico scientifico della Protezione civile, formato da 12 membri e di cui fanno parte alcuni scienziati che spesso affiancano Angelo Borrelli durante la conferenza delle 18, come Franco Locatelli, Walter Ricciardi o Giovanni Rezza. Sempre insieme alla Protezione Civile e al suo Comitato Operativo lavora poi la task force istituita a gennaio dal ministero della Salute, composta da circa 15 membri tra cui i rappresentanti degli ordini di medici e infermieri, tecnici dei ministeri e membri dell’Istituto Superiore di Sanità.
Ben più corposa la task force voluta dal ministero per l’Istruzione, nata soprattutto per gestire la didattica a distanza. Qui i membri sono un centinaio, guidati dalla ministra Lucia Azzolina e dalla sua vice Anna Ascani, per scendere poi ai rappresentanti della Protezione civile, ai pediatri, ai rappresentanti territoriali del ministero, alle associazioni di genitori e studenti. Altri 74 esperti fanno invece parte della task force per l’Innovazione voluta dalla ministra Paola Pisano, che da settimane si interroga sul contributo della tecnologia al tracciamento del virus.
Restando ai ministeri, il Tesoro ha invece istituito la task force per la liquidità del sistema bancario. Tradotto: un tavolo permanente tra Mef, Mise, Bankitalia, Abi, Mediocredito Centrale e Sace (gruppo Cassa Depositi e Prestiti), con l’obiettivo di limitare i danni del settore bancario e mettere a punto misure per risparmiatori e istituti. Sono in 13 invece le componenti della task force Donne per un nuovo Rinascimento, ideata dalla ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti per studiare “la ripartenza sociale ed economica” e affidata a un team di donne, tra cui la direttrice del Cern di Ginevra Fabiola Gianotti.
Già operativa è poi la task force contro le fake news, composta da 8 giornalisti ed esperti dei media tra Riccardo Luca e Francesco Piccinini, intenti a stanare le bufale online sul coronavirus. Tutto questo, e siamo alla nona struttura nazionale, senza dimenticare la squadra del commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri, che con l’aiuto di 39 componenti si sta occupando soprattutto dell’aspetto sanitario.
Alle Regioni, però, questo non basta. Forse per affrontare più da vicino l’emergenza, ognuna ha istituito almeno una task force. Il Lazio ha messo a punto LazioLab (19 membri coordinati da Daniele Leodori) ma pure la task force Velocità per pensare alla ripresa economica e sociale. In Toscana prima è nata la task force guidata da Emanuela Balocchini, poi una nuova, gestita da Loredano Giorni, dedicata alle novità terapeutiche. In Campania si riuniscono 14 esperti più i dirigenti delle aziende sanitarie locali, in Sicilia Benedetto Mineo guida la struttura per l’emergenza, in Liguria Giovanni Toti ha lanciato la sua task force da 15 persone sulla ripartenza. In Calabria in tutto il tavolo arriva a 40 partecipanti, mentre in Lombardia sono stati chiamati 26 esperti. Con il bonus di Beppe Sala, appena nominato a capo della task force internazionale dei sindaci delle metropoli del mondo. Almeno in questo, Milano è davvero già ripartita.