L’altra sera il sempre simpatico Beppe Severgnini sosteneva a Otto e mezzo che tutte queste critiche alla Regione Lombardia dipendono non dai disastri combinati dai suoi sgovenatori e sgovernanti, ma dall’astio del resto d’Italia verso i “primi della classe”. Certo, dev’essere imbarazzante – dopo una vita passata a esaltare le magnifiche sorti e progressive delle classi dirigenti lombarde, orgoglio e vanto della Nazione, ma che dico della Nazione, dell’Europa e del mondo, dal fascismo a Craxi, da Berlusconi a Salvini – scoprire che sono un branco di bauscia incompetenti e ultimissimi della classe, dai sindaci riformisti Sala&Gori ai pir(el)loni centrodestri Fontana&Gallera al duo confindustriale Bonomi&Bonometti.
Poi il sempre acuto Alessandro Sallusti argomentava che la curva dei contagi cala dappertutto fuorché in Lombardia perché la Lombardia ha i migliori governanti, ma purtroppo ha avuto “la sfiga del Coronavirus, come L’Aquila ebbe quella del terremoto”, neppure sfiorato dall’idea che il terremoto del 2009 colpì mezzo Abruzzo, mentre il Coronavirus ha contagiato il mondo intero. Certo, dev’essere imbarazzante, per chi è abituato a eseguire ordini, smettere improvvisamente di riceverne perché il padrone è fuggito in Costa Azzurra come il re e Badoglio a Brindisi dopo l’8 settembre 1943. Quella fuga gettò le truppe italiane nel caos più totale, che fece dire ad Alberto Sordi in Tutti a casa: “Signor colonnello, accade una cosa incredibile: i tedeschi si sono alleati con gli americani!”. Ma conseguenze non meno incredibili ha avuto la fuga di B. sul povero Sallusti. Avremmo pagato oro per vedere la sua faccia mentre il padrone, senza dirgli nulla, telefonava dall’esilio a Floris per allearsi col Pd sul Mes, spargere latte e miele su Conte e dichiarare guerra ai suoi alleati Salvini e Meloni, la cui linea forsennatamente antigovernativa Sallusti aveva sin qui seguito, credendo di far cosa gradita. Noi, che in fondo ad Alessandro vogliamo bene, vorremmo pregare il fu Caimano di evitargli ulteriori sorprese, fra l’altro nocive alle coronarie, di non fargli mancare gli ordini e soprattutto di non esagerare con i contrordini. Come quelli che stanno costando la faccia, ove mai ne avesse una, ad Attilio Fontana, il noto cabarettista costretto ogni giorno a riportare fedelmente l’osso che gli lancia Salvini. Il mestiere di governatore da riporto è già abbastanza umiliante, senza bisogno che il Cazzaro Verde ci metta del suo con ordini schizofrenici. Nei giorni pari vuole chiudere tutto, in quelli dispari riaprire tutto.
Solo che lui, non avendo un mestiere, può dare fiato alla bocca senza conseguenza alcuna. Invece Fontana è un pubblico ufficiale, responsabile della sanità regionale in tandem con la sua spalla, al secolo Giulio Gallera. L’altro giorno i due attribuivano il record mondiale di morti e i numeri altissimi di contagi alla “troppa gente in giro”. E quando Conte ha riaperto le librerie, si sono affrettati a tenerle chiuse in tutta la Lombardia (invece le migliaia di fabbriche aperte in deroga ai divieti vanno benone). Poi l’altroieri, essendo giorno dispari (il 15), Salvini s’è svegliato riaperturista: “Gli italiani sono stufi di stare a casa”. E Fontana è scattato sull’attenti, annunciando che “dal 4 maggio la Lombardia riapre tutto” (incluse, pare, le librerie). Il sindaco Sala ha espresso stupore: “Ma come, meno di una settimana fa mi aveva chiesto un’ulteriore stretta su Milano!”. Beata ingenuità: quel giorno era il 10, pari, dunque Salvini era chiusurista. Come del resto ieri, giorno 16, infatti Fontana ha fatto retromarcia: la Lombardia non riapre più, al massimo socchiude. Oggi è di nuovo dispari, aspettiamoci novità.
Il guaio supplementare è che Salvini può sparare a salve senza argomentare (nessuno si aspetta da lui un minimo di logica). Invece un governatore, specie se ha la Finanza in casa e i pm all’uscio, qualche spiegazione deve darla. L’altroieri il povero tapino precisava che “il lavoro sarà scaglionato non su 5 giorni, ma magari su 7” (ma solo perché 8 non si può, altrimenti che settimana sarebbe). E “con orari di inizio diversi per evitare l’utilizzo eccessivo dei mezzi pubblici in determinate fasce” (soluzione avvincente: ogni negozio apre e chiude quando vuole e gli eventuali clienti indovinano). Poi una precisazione superflua: “Lo dico senza valenza scientifica (strano, per un premio Nobel, ndr), ma mi auguro, e spero di non sbagliare, che il caldo rallenterà il contagio e renderà il virus meno aggressivo (non è un amore? ndr). Mi auguro che chi dice questo abbia ragione (e, se poi ha torto, pazienza, ndr)”. Quanto alla strage nelle residenze per anziani, “non ho nulla contro le polemiche e le indagini. Ma forse sono state intempestive, si poteva aspettare di risolvere il problema” (lo dice pure Salvini, “È di cattivo gusto indagare proprio adesso”: meglio aspettare che i vecchietti siano tutti morti). E poi tenetevi forte: “Abbiamo posto alla base della ripresa le 4 D: distanza, dispositivi di sicurezza, diagnosi e digitalizzazione”. Ma allora è vero che è il primo della classe. Però è più forte di noi: mentre parlava delle 4 D, ce n’è subito venuta in mente una quinta… Sì, proprio quella: indovinato!