Adesso, gli Stati Uniti sono primi in tutte le classifiche di questa pandemia: avevano già il primato degli ammalati, ben oltre 500 mila, quasi un terzo del totale mondiale; e ora hanno anche il record dei decessi, viaggiano verso i 20 mila dopo avere superato l’Italia. Non era certo questo che intendeva Donald Trump, quando prometteva di “fare l’America di nuovo grande”: venerdì, i morti da Coronavirus negli Usa erano stati 2.100, altro primato. Ma il presidente ha in mente di ‘riaprire’, per rimettere in moto l’economia. E non esita a creare polemiche: stavolta, cerca di prendere due piccioni con una fava, cioè di colpire la Cina e Joe Biden, il suo probabile rivale democratico nelle presidenziali, con un unico spot.
La mossa diventa, però, un boomerang: il messaggio della campagna di Trump attira l’attenzione dei media perché, per fare apparire Biden amico dei cinesi, spacciati a loro volta come ‘untori’, inanella errori e imprecisioni. La Cnn li smaschera: Gary Locke, l’ambasciatore degli Usa a Pechino dal 2011 al ‘14, prima segretario al Commercio, nello spot appare un funzionario cinese; si attribuiscono a Biden affermazioni fuori contesto e posizioni mai sostenute; e lo si accusa d’essere dalla parte dei cinesi, tacendo le parole di stima e amicizia di Trump per Xi Jinping. Il petardo dello spot si perde nel fragore delle notizie sul contagio. Neppure dalla politica arrivano buone notizie per il magnate presidente. Se in campo democratico c’è chi ancora vuole candidare alla Casa Bianca Andrew Cuomo, al posto di Biden, il governatore dello Stato di New York non sta al gioco: “Non corro per la presidenza. Non corro per fare il vice. Non vado a Washington”, afferma, mentre il ritmo d’incremento del contagio pare rallentare nella Grande Mela. Dei sondaggi che lo danno preferito a Biden dice: “Lusinghieri, ma irrilevanti. Non ho un’agenda politica”. In questo contesto, il presidente Trump dice: “Voglio riaprire gli Stati Uniti il prima possibile, ma saranno i dati e gli esperti a determinarlo” e parla della “decisione più importante della sua vita”. C’è pure l’ipotesi di chiudere di nuovo, se l’epidemia dovesse ripartire dopo la riapertura, per cui “stiamo creando anche un comitato”, la cui formazione sarà annunciata martedì 14 aprile. I tecnici sono prudenti: la “maggior parte dell’Unione” non sarà aperta per il 1° maggio, dice Jerome Adams, capo del servizio sanitario pubblico degli Stati Uniti.
Francia
Il ‘confinement’ sarà prolungato 8 milioni in cassa integrazione
Il numero delle vittime di Covid-19 in Francia è in leggero calo: 353 in 24 ore negli ospedali, 8.943 in tutto. Con i decessi nelle case di riposo (4.889, +290), il bilancio sale a 13.832. Il numero dei ricoverati resta alto (31.320) ma quello degli ammessi in rianimazione continua a calare (6.883, -121). Il direttore della Sanità, Jérôme Salomon, che tiene il bollettino quotidiano, spera di poter confermare presto la “stabilizzazione” dell’epidemia. Intanto i francesi si preparano a vivere “confinati” ancora a lungo. Macron dovrebbe dire lunedì di quanto sarà prolungato il blocco, che doveva concludersi il 15 aprile. Il suo discorso si terrà alle 20.02, per permettere ai francesi di applaudire i medici dai balconi, come tutte le sere alle 20 dall’inizio del lockdown. Al dopo-lockdown ci sta pensando anche la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, che punta sul testing di massa e il “certificato di immunità”. Ci pensa anche il Medef, l’equivalente della Confindustria, che incita già i francesi a lavorare di più quando la “macchina economica” sarà ripartita: 8 milioni di lavoratori sono ora in cassa integrazione, un record.
Luana De Micco
Germania
Il rebus della quarantena light Pasqua, preghiere nel drive-in
Difficile da capire e ancora più da spiegare l’atteggiamento tedesco sul Covid-19. Da una parte gli esperti dicono che il peggio deve ancora arrivare: “Non siamo ancora fuori pericolo, è la quiete prima della tempesta” ha detto il capo della protezione civile del Land dell’Assia Tobias Braeunleins ieri a Faz. Anche il presidente del Koch Institut invita “le persone a non sottovalutare il virus” perchè “siamo ancora all’inizio dell’epidemia”. Dall’altra parte sui giornali non si fa che parlare di allentamento delle misure, di exit-strategy e di violazione dei diritti fondamentali. Eppure il lockdown tedesco, confrontato a quello italiano, è una versione light. Aziende come Bosch o Daimler hanno ridotto la produzione ma non l’hanno sospesa. E le limitazioni della libertà personale sono significative ma non paragonabili. Lo sport all’aperto è permesso, così come passeggiare nei parchi e muoversi in città. I dati raccontano di un virus che non corre ma avanza, con un raddoppio dei contagi ogni 7 giorni (ieri si contavano 2.772 morti e 124.632 contagiati). E c’è chi si ingegna. La preghiera del venerdì santo a Duesseldorf si è celebrata in un drive-in.
Spagna
Meno morti ma si teme la crisi: giù i prezzi degli immobili
Ancora prima dell’erosione del Pil (-9%) e la perdita di posti di lavoro (900.000 in meno di un mese di pandemia), la Spagna comincia a misurare la crisi del Covid dal suo tallone d’Achille: quel mercato immobiliare che gli valse la Troika dopo la crisi del 2008. Secondo le stime, infatti, i proprietari degli immobili in vendita – soprattutto di seconda mano – hanno già abbassato il prezzo dal 10 al 20%. Tutto pur di vendere prima che con un’eventuale perdita di potere d’acquisto, dopo la quarantena, nessuno possa più comprarle. Secondo la Federazione nazionale delle agenzie immobiliari, anche gli affitti sono destinati a scendere, nonostante gli aiuti di Stato, anche per effetto del ritorno sul mercato degli appartamenti turistici. Sul versante Salute, la Spagna ieri ha segnato un nuovo record in discesa di morti da Covid-19 (510) e un aumento lieve di nuovi contagi (4.830). Il governo Sanchez da lunedì inizierà a distribuire 10 milioni di mascherine sui mezzi pubblici, per la ripresa delle attività non essenziali, da domani. Tra le linee guida per chi torna al lavoro, distanza di due metri, in ufficio con mascherine e guanti e in auto, in più lavare gli abiti a 60 gradi.
Finlandia
Mascherine, Helsinki riapre i magazzini segreti anti russi
I morti sono 42, i malati 2.600. Poco o nulla rispetto a quanto avviene in Europa. Ma il governo di Helsinki si aspetta un possibile peggioramento, e decide di riaprire i magazzini con le scorte messe da parte per una invasione sovietica. Si tratta di depositi segreti, allestiti sin dai tempi della Guerra Fredda e rimasti in piedi perché in Finlandia, così come nei Paesi Baltici, il timore di un’invasione dell’orso russo non è mai passato. La Finlandia condivide con la Russia 1.300 chilometri di confine; nel 1939 fu invasa da Stalin. La storia dei magazzini pieni di materiale che ora può essere utilizzato per affrontare il Covid-19 è stata ripresa dal New York Times e dal País: “Si tratta di mascherine vecchiotte, ma funzionano ancora bene”, ha raccontato al quotidiano americano Tomi Lounema, amministratore del centro nazionale finnico per le provviste di emergenza. Päivi Sillanaukee, direttore generale del Ministero della Salute e del Welfare, al giornale spagnolo ha spiegato che è stata presa “una decisione storica”; i magazzini sono stati riaperti il 23 marzo, in concomitanza con l’adozione delle misure di contenimento.