Anche in parlamento basta un click

La tempesta infernale che si è abbattuta sull’Italia con il Covid-19 chiama in causa anche il regolare funzionamento del nostro sistema rappresentativo di cui il Parlamento è la prima, fondamentale espressione.

Va premesso che, per l’immanente “principio di continuità” gli Organi costituzionali – Parlamento, Presidenza della Repubblica, governo e Corte costituzionale – non cessano mai di funzionare: in particolare, i poteri del Parlamento, in caso di scioglimento, sono prorogati “finché non siano riunite le nuove Camere” (art. 61/2). Ne deriva che l’attuale tragedia pandemica non potrebbe in nessun caso paralizzare le funzioni delle Camere in quanto tali né quelle dei singoli parlamentari, anche se, nel fondato timore di contagio, una parte di essi rimanesse in lockdown e chiedesse di intervenire a distanza nell’esame e nelle votazioni in Aula dei disegni di legge. Il problema dell’ammissibilità di tale forma di partecipazione alle decisioni è sorto perché i presidenti delle Camere dubitano della sua legittimità costituzionale (anche se Fico si è chiesto se non sia possibile una interpretazione diversa della locuzione “presenza in Aula”). Si tratta però di un falso problema: infatti i Regolamenti parlamentari già prevedono per tutte le votazioni il voto elettronico (tranne che per la fiducia al governo: infatti il voto di fiducia nella seduta del 9 aprile è stato espresso con appello nominale dai 245 senatori presenti) sicché nulla vieta che, in casi straordinari – qual è la sanguinosa guerra al Corona Virus – esse possano svolgersi anche “da remoto” (smart working), evitando così che 320 senatori e 630 deputati vadano periodicamente in giro per l’Italia con tutti rischi che ciò per essi comporta. Del resto, il “click” elettronico premuto da lontano non è forse tecnicamente uguale al “click” elettronico premuto dai banchi dell’Aula? E ai fini della compiuta manifestazione di volontà del parlamentare, che differenza c’è tra la sua presenza fisica e la sua presenza elettronica realizzata attraverso i canali tv esclusivi, Skype, Whatsapp, video-conferenze, ecc? È necessario che anche i regolamenti parlamentari, nella loro applicazione, si conformino alla modernità secondo l’“interpretazione evolutiva” delle norme introdotta dalla storica sentenza delle Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione del 9 agosto 2018 n. 2685 per cui l’ordinamento giuridico, nel suo divenire, si deve adeguare al progresso tecnico e scientifico. Questa interpretazione, inoltre consentirebbe di applicare l’art. 64 della Costituzione nel senso che la presenza obbligatoria dei componenti delle Camere per le deliberazioni, ivi prevista, sarebbe assicurata, in situazioni eccezionali e sotto lo stretto controllo dei presidenti, con interventi “da lontano” (nella seduta del Senato del 1° aprile dedicata alle misure di contrasto all’emergenza del Covid-19 erano presenti in Aula soltanto dieci Senatori, ma è indubbio che molti degli altri 310, fisicamente assenti, avrebbero assicurato una ben più ampia partecipazione se avessero potuto essere presenti a distanza). Il Parlamento europeo (705 deputati in rappresentanza di 27 Stati membri) per impulso del suo presidente, l’italiano David Sassoli, ha già introdotto questo sistema “parallelo” nella seduta dello scorso 26 marzo che ha visto la partecipazione in video di oltre 600 deputati: perché non seguirne l’esempio?

Mail box

 

Grazie per l’informazione e ho una domanda per voi…

Gentile Dottor Travaglio, grazie innanzitutto per tenere uno standing alto di informazione anche in questo periodo.

Le scrivo solo per porre a Lei e tutti i giornalisti del Fatto un quesito che mi sta solleticando e spero non vada a ledere nessuno. In questi ultimi giorni noto che il ns governo ha fatto un bel lavoro e, purtroppo, al contrario, sta uscendo il marcio che da tempo governa una regione e una città che oramai sono allo sfascio, che è quella in qui vivo: la Lombardia.

Ma nonostante si parli di sovranisti, destristi etc che continuano a confondere le idee al popolo e, in qualche modo, anche la credibilità del ns governo attuale, la mia attenzione, sta cadendo su un senatore ex m5s (di cui fino a qualche tempo fa avevo stima a livello giornalistico).

A parte le offese che dichiara per le persone che credono in questo governo che lasciano il tempo che trovano sta continuando, giorno dopo giorno, ad assalire il governo e tutti i suoi ex compagni di essere delle specie di “traditori della patria” dove, ancora oggi, afferma che il Mes non va bene, loro non devono firmare, faremo un partito contro l’Europa etc etc. Io a questo punto mi trovo confuso: secondo voi, l’accordo che hanno trovato potrebbe essere così com’è, un preludio a uno scenario come quello della Grecia?

La domanda è dettata dal fatto che a continuare a dare addosso al governo non è un sovranista ma una persona che era all’opposizione prima del nuovo governo. Sinceramente non riesco a capire se è una specie di annaspamento dopo l’espulsione o una sorta di amarezza non digerita. Magari non avrà tempo di rispondermi, ma la ringrazio comunque del tempo che ha dedicato per leggere questa mail.

Giovanni

 

Caro Giovanni, oggi per il Fatto di domani spiegheremo bene come stanno le cose. Mi dica, dopo averci letti, se siamo stati abbastanza chiari. Grazie, un caro saluto.

m. trav.

 

Non siamo noi insegnanti a decidere, ma il ministero

Ho appena letto la lettera del sig. Ceccarelli dal titolo: “Provocazione per i docenti le vacanze erano necessarie?” In qualità di docente prima di parlare, forse per deformazione professionale, mi informo, cosa che il signore in oggetto non ha fatto. Ricordo che i docenti si attengono a quello che il loro ministero Miur decide, non fanno di testa loro non decidono se fare o no le vacanze pasquali. Quindi sarebbe meglio porre la domanda al ministero di riferimento. Inoltre ricordo sempre al signor Ceccarelli che i docenti continuano a lavorare a casa: si chiama didattica a distanza. Relativamente alla terza provocazione, quella di rinunciare interamente o in parte al bonus annuale di 500 euro e di darlo alle famiglie piu bisognose dei loro studenti: anche qui il signor Ceccarelli dovrebbe porre la domanda al ministero. Oppure vorrebbe che noi insegnanti indivuduassimo gli studenti piu indigenti e a loro destinare il nostro bonus?

Maurizio Sforza

 

I docenti stanno offrendo un servizio straordinario

Mi sento profondamente offesa dalla lettera di Cristiano Ceccarelli rispetto le immeritate vacanze di Pasqua dei docenti. Purtroppo non è chiaro a tutti l’impegno straordinario che gli insegnanti stanno offrendo agli studenti e alle loro famiglie in questo momento. Certo non svolgiamo il lavoro dei medici, ma mettere a confronto diverse professionalità ha poco senso. È una situazione drammatica che ha disorientato tutti. Anche noi docenti. È vero, ci siamo sentiti impreparati ad affrontare una realtà inedita, con una formazione digitale non adeguata per tutti. Non ci siamo però arresi. Abbiamo cercato di recuperare un canale di comunicazione per arrivare a tutti. La scuola ha dimostrato di essere una comunità, una comunità di persone attenta e sensibile, in cui l’elemento umano è prioritario. Lo dico con orgoglio, anche se spesso in Italia si avverte un discredito sociale nei confronti della categoria docente. Non mi sento di godere di “privilegi insensati”, ma di lavorare spesso in situazioni difficili, anche per scelte scellerate che sono state fatte dai vari governi, tra cui quello di Renzi, rispetto l’istruzione pubblica. Trovo umiliante la provocazione rispetto al bonus dei 500 euro. L’unico atto dimostrativo che dà autorevolezza, non autorità, alla nostra professione è curare la formazione dei nostri studenti e non abbandonarli.

Paola Buratta

 

Diritto di replica

In relazione all’articolo pubblicato ieri sul Fatto, dal titolo “Appalti pubblici: le gare fanno gola a chi vuole fare soldi”, e riportante a corredo una immagine raffigurante volontari e operatori della Croce Rossa Italiana – Comitato di Milano, siamo a sottolineare la totale estraneità della Croce Rossa Italiana e del Comitato di Milano a quanto riportato nell’articolo.

Matteo Ippolito

Responsabile Comunicazione Croce Rossa Italiana – Milano

 

I nostri errori

Nell’articolo di ieri “Gallera e altri leghisti: i medici fanno politica”, riferendoci al disastro del Vajont abbiamo scritto erroneamente che la diga è crollata. Ovviamente fu una frana a provocare l’onda che distrusse Longarone. Ce ne scusiamo con i lettori.

N.R.

Basta tasse, meno Stato “Pandemia statalista”: gli ultimi giapponesi liberisti

 

Segnalo, su Repubblica, la presenza di un avviso a pagamento dal titolo: “Evitiamo che la pandemia sanitaria si traduca in pandemia statalista“ (nopandemiastatalista@gmail.com). Sono un vostro abbonato e mi piacerebbe che qualcuno della vostra splendida redazione potesse dedicare qualche parola di commento a questo “appello”. Si tratta di una sorta di breve manifesto stilato su iniziativa di alcuni imprenditori e liberi professionisti di area liberale e liberista. Ogni riga è infarcita da una serie di affermazioni farneticanti alle quali è fin troppo facile rispondere alla luce delle generose privatizzazioni portate avanti in questi ultimi anni, degli imponenti foraggiamenti attuati dallo Stato a favore dei privati non solo nella sanità, delle impressionanti demolizioni del nostro welfare e di tutta la legislazione a sostegno del lavoro faticosamente costruita in decenni di lotta e delle conseguenti enormi e privazioni e ferite inferte a tutta la popolazione del nostro Paese. Dalla pubblicazione si evince anche l’evidente insoddisfazione per l’estensione del reddito di cittadinanza a ogni “settore, categoria” e addirittura “classe sociale”. Probabilmente anche per l’accresciuta difficoltà di continuare a ricattare i salariati con retribuzioni ridicole. Infine, questo pugno di galantuomini auspica che oltre a “…disboscare la selva di regole… che ora ostacola quanti intraprendono… È necessario che si operino tagli di spesa… che si rinunci a ogni nazionalizzazione”, che lo Stato rinunci “a ogni imposta diretta per il 2020”, ma soprattutto, visto l’enorme flusso finanziario che si prospetta in arrivo dall’Europa, si propone che senza mediazione burocratica, “…Le risorse che sono nella disponibilità dello Stato debbano pervenire direttamente agli interessati”.

Antonio Chiodi

 

Caro Chiodi, intanto grazie per i complimenti. La sua lettera descrive compiutamente la vicenda. L’appello, pubblicato a pagamento anche su altri giornali, si presta a molti possibili appellativi. Tra i tanti vorrei però ricorrere alla metafora degli ultimi giapponesi. Il mondo intero sta riscoprendo il valore dello Stato, dell’intervento e del coordinamento pubblico, financo della pianificazione oltreché della necessità di finanziare, con le tasse, servizi sociali di protezione. Eppure c’è chi pensa che si possa fare appello all’abolizione delle tasse, come se si fosse in piena epoca thatcheriana. Quando anche la liberale Inghilterra deve convertirsi al primato del pubblico. Sarebbe bello distribuire quel documento davanti a un ospedale fra i pazienti ricoverati o il personale medico. Così, giusto per sentire l’effetto che fa.

Salvatore Cannavò

Com’è duro l’isolamento per Salvini, Meloni e soci

La vita degli uomini (e delle donne) della destra-destra appare ultimamente quanto mai tribolata. Per effetto del carogna-virus, Matteo Salvini e Giorgia Meloni si vedono costretti a comportamenti contro natura nei confronti di Giuseppe Conte, fingendo concordia, ma che strozzerebbero volentieri. Struggenti le immagini della coppia all’uscita da Palazzo Chigi (c’era anche Tajani ma non si vedeva), colti nella tipica espressione degli assuntori abituali di Maalox. Poi, l’altra sera circolano notizie (false) sul cedimento del premier e di Gualtieri all’odiato Mes (imposto dal Fvd di Baudet, alleato olandese della Meloni), e allora si scopron le tombe, si levano i morti. Franco Bechis, il più sveglio della compagnia subito spara su Il Tempo

un titolo da Nobel per l’Economia: “L’Ue ce l’ha Mes in quel posto”. Quindi tocca a uno stropicciato Salvini lanciare oscure minacce verso il governo, con la consueta vivacità di chi non ha capito una cippa. Mi collego al sito Libero quotidiano

che rallegra il mio cupo isolamento. Concepito come “Suspiria la Casa horror” di Amityville, somministra un’informazione vivace nella quale Conte & C. sono regolarmente “asfaltati”, “massacrati”, “umiliati” dalle forze del Bene (tipo Meluzzi, Borghi e Bagnai). Dopo l’imperdibile home page: “Telefonata in diretta di Papa Francesco alla Bianchetti. Il sospetto di Socci: ‘Ecco perché Conte è slittato’”, approdo alla sezione invano imitata dal Financial Times

: “Mes, perché è un cappio al collo: il cavillo con cui ci svendiamo. E il governo esulta pure”. Ancora più autorevole: “Paolo Becchi: sfiduciare Gualtieri la prima cosa da fare”. Poi, qualcosa di strepitoso: “Francesca Donato, la leghista protesta con il clacson contro il Mes, fermata dalla polizia”. Purtroppo secondo l’ultimo sondaggio (Piazzapulita) il consenso del governo continua a crescere. Ma la Donato suona, suona.

Gruppo sanguigno

Il gruppo sanguigno, per anni tenuto in considerazione solo per la compatibilità in caso di trasfusione o tra la mamma e il feto, ha mostrato importanti correlazioni con attività fisiologiche e immunologiche. È determinato dalla presenza di antigeni (o agglutinogeni) all’interno del globulo rosso, chiamati “antigeni eritrocitari”. Le tipologie sono A e B: i soggetti che presentano l’antigene A rientrano nel gruppo sanguigno A, quelli che possiedono l’antigene B appartengono al gruppo B, gli individui che li hanno entrambi sono di gruppo AB, mentre quelli che non presentano nessun antigene appartengono al gruppo 0. Un gruppo di ricercatori della Università del Vermont, in un paper pubblicato da Neurology, ha evidenziato che le persone con gruppo sanguigno AB hanno una più alta possibilità di sviluppare deficit cognitivi in età avanzata. Senza prove scientifiche consolidate, sono anche consigliate diete in base al gruppo sanguigno. Il gruppo sanguigno 0, per sensibilità alle malattie infettive, sembra il più resistente. Molti studi lo hanno dimostrato per la malaria e l’Hiv. Ricercatori cinesi hanno prelevato campioni di sangue in oltre 2 mila pazienti infetti dal nuovo Coronavirus a Wuhan e Shenzhen. Hanno così scoperto che i pazienti con sangue di gruppo A restano contagiati più spesso e con sintomi più gravi. In particolare, i pazienti di gruppo A morti sono il 63 per cento in più di quelli di gruppo 0. Lo studio potrebbe aggiungere un elemento alla conoscenza delle fasce più esposte, suggerendo misure di protezione più accurate. Fase 2 con apertura per i soggetti che hanno anche il gruppo 0?

Chi votò contro il Mes? Meloni no

“Presidente Conte, nel 2012 al governo non c’ero io, c’era Monti. Non è bello usare la televisione di Stato per diffondere fake news”. Giorgia Meloni ha risposto così alle accuse del premier sul suo ruolo favorevole all’approvazione del Mes, nel 2012. In effetti il Trattato fu firmato il 2 febbraio quando il governo di Mario Monti si era insediato da tre mesi. Ma Meloni e tutto il centrodestra fa finta di non ricordare che l’accordo che ha dato vita al Mes nasce nel luglio del 2011, quando il governo Berlusconi è ancora in vita e Giorgia Meloni è ministra. Il passaggio propedeutico, come ricorda l’Agi, è “una riforma dei trattati avvenuta al Consiglio europeo del marzo 2011. In quella sede al Trattato sul funzionamento unico dell’Ue (il Tfue), fu aggiunto l’articolo 136: “Gli Stati membri la cui moneta è l’euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell’ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità”. Quando il Parlamento nel luglio 2012 è chiamato all’approvazione definitiva il Pdl, di cui Meloni faceva parte, vota a favore, anche se una parte del gruppo, tra cui l’attuale leader di Fdi, si assenta.

“Sono tranquilla… Ho deciso il mio funerale”

Tono concitato. Alternato. Preoccupato. Incerto in apparenza. Alla Margherita Buy. “Sono rimbecillita (silenzio, pausa) non troppe domande, vero?”.

Come sta?

Bene, la preoccupazione non è legata a me, ma a quello che accade in generale.

Dorme?

Non ho questo problema.

In molti sì…

E me lo dicono, ma il sonno non mi è mai mancato. Io dormo.

Mangia?

Anche qui, sì (silenzio) ma non sono più agitata del solito.

È allenata.

Esatto, sono abituata; giusto dispiaciuta per questo senso di oppressione…

Per cosa?

L’incapacità di essere utile: la condizione da “inerme” è la peggiore.

Canta dal balcone?

(Un urlo istintivo) No!

Perché?

I vicini sono sempre gli stessi, neanche ci salutiamo, non voglio vergognarmi quando questa situazione sarà finita.

Contegno.

Direi dignità, sempre.

In tv passano molti film con lei protagonista.

Adesso anche Viaggio sola, faremo un ripassino…

Si rivede?

No… (ci ripensa) forse sì, quel film mi piace.

Pulizie a casa?

Non ci penso proprio, mi sembra un impegno eccessivo.

Come si organizza?

Sporco poco.

Ma quel poco…

Va bene, quello sì, ma non seguo la moda di molti altri impegnati a rivoluzionare casa.

Film da consigliare.

Lo sapevo che me lo chiedeva.

E…

Non ne vedo, detesto tutto quello che mi mette ansia, e i palinsesti sono pieni di pellicole agitate.

Soluzione?

Vedo la serie I Durrell, roba da nonna; (cambia tono, ride) in questo sono un po’ regredita. Ah, aggiungo The Crown. Bellissimo (silenzio).

A cosa pensa?

In alcune puntate di The Crown mi sono agitata, quindi sono tornata a I Durrell.

Sono il suo Prozac.

È proprio così.

Un libro?

La forza della natura di Antonio Leotti e Il colibrì di Sandro Veronesi.


Musica?

Solo le colonne sonore di Hans Zimmer, ha scritto anche quella per Kung Fu Panda.


Capolavoro.

Zimmer è bravissimo, l’ho scelto per il mio funerale.


Non si sa mai.

Mi costerà un po’ per via dei diritti musicali, ma non importa, il resto sarà tutto molto sobrio.


Una cosa semplice.

Molto.


Sesso?

Mi interessa pochissimo, non è un problema.


Per tanti c’è il crollo…

Non so se dispiacermi per loro. Ma a me…

 

“A 77 anni mi sdraio per far foto” E c’è chi ora ha un Matisse in sala

Visto che dobbiamo “stare a casa”, chi vuole condividere con gli altri la sua vita in quarantena può farlo sulle pagine del Fatto. Siamo una comunità e mai come oggi sentiamo l’esigenza di “farci compagnia” sia pur a distanza. Come i giovani che, nel Decameron di Giovanni Boccaccio, si riunirono per raccontarsi novelle durante la peste di Firenze. Inviateci foto, raccontateci cosa fate, quali libri, film e serie tv consigliate all’indirizzo lettere@ilfattoquotidiano.it. Ci sentiremo tutti meno soli.

 

Seminiamo in casa la frutta che mangiamo

Se è vero che “Libertà è partecipazione”, è anche purtroppo vero che sono giorni di scarsa libertà e inevitabilmente di scarsa partecipazione. Ma già da ora possiamo e dobbiamo iniziare a costruire il dopo. Con un gruppo di amici in circa sei mesi prima della pandemia abbiamo piantato oltre cento alberi in contesti periferici di Roma, con il nostro gruppo spontaneo Alberi in periferia. Da pochi giorni abbiamo lanciato una nuova idea: seminare nei propri vasi di casa i semi della frutta che mangiamo (agrumi, mele, pere…), quando poi la pianta crescerà ci occuperemo noi di trovarle un luogo idoneo dove piantarla e ce ne prenderemo cura.

 

Con la fotografia rendo omaggio alla Terra

Dopo avere acquistato e letto Il Fatto, il mio passatempo preferito è la fotografia. Certo, per un vecchietto come me, alla soglia dei 77, buttarsi a terra per le foto non è affatto agevole (si rischia di dovere ingloriosamente chiedere aiuto per rialzarsi!). Ma la passione è grande e con qualche pericoloso avvitamento e contorcimento riesco a farcela! Ne vale la pena, perché in pochi metri quadrati di prato, senza doversi avventurare negli spazi spettrali e tristemente solitari dell’ambiente esterno, si scopre un nuovo mondo, insospettato ai più.

E così rendo omaggio a Nostra Madre Terra, le chiedo scusa per le infinite sofferenze che i miei consimili le infliggono. Forse questa pandemia non è altro che un suo grido di dolore.

 

Consiglio di lettura: ”Geni, popoli e lingue”

Caro Fatto Quotidiano, in questa quarantena io sto leggendo il libro Geni, popoli e lingue di Luigi Luca Cavalli-Sforza. Nella prima parte c’è dell’ottimo materiale a commento dei tempi moderni. Buon lavoro a tutta la redazione!

 

Mia moglie mi riporta indietro di 40 anni

In questi giorni passati in casa ho rivisto alcune foto scattate 40 anni fa durante un bellissimo viaggio a Mosca e San Pietroburgo (all’epoca si chiamava ancora Leningrado). Tra le altre, c’era una bella immagine della sala dell’Hermitage con alle pareti i due dipinti di Matisse, La danza e La musica.

Allora ho pregato mia moglie, ex insegnante-pittrice dilettante, di dipingere in scala ridotta La danza sulla parete del nostro soggiorno. Accontentato in tre giorni! Che sia di buon auspicio per le nostre province lombarde.

Cemento, poltrone e mille condoni: leggi-vergogna con la scusa del Covid

Cosa c’entra il coronavirus con il condono fiscale agli evasori, la cementificazione delle coste sarde e la “pace legale” tra amministrazione e imprese? In apparenza nulla, ma in realtà in questi giorni di emergenza la politica si è data un gran daffare per far passare dietro allo scudo del virus proposte o provvedimenti di ogni genere. Sempre con la stessa logica: bisogna fare presto, bisogna ripartire. Poco importa il come.

E così la scorsa settimana, la Regione Abruzzo guidata da Marco Marsilio (FdI), ha approvato una legge per sanare i contenziosi civili e amministrativi tra i privati e gli enti pubblici regionali. Una “pace legale”, così è stata chiamata, che porterà a conciliare tutte le questioni aperte: “Una bomba da milioni di euro condonati – è l’accusa del deputato abruzzese di Iv Camillo D’Alessandro – Non è il caso di stabilire l’asticella agli importi, per esempio escludendo dall’obbligo della composizione bonaria contenziosi milionari?”. Domande al momento sospese, anche se a sentire i vertici della Lega, che di Marsilio è alleata – l’indirizzo più gradito sembra proprio quello di una “pace generale”: fiscale, edilizia, processuale. Lo ha chiarito ieri Matteo Salvini al Sole 24 Ore: “I cantieri sono fermi. Via subito il Codice degli appalti. Anche per far ripartire l’edilizia abbiamo bisogno di siglare una pace. Ci sono domande di condono giacenti da vent’anni”. E per i contribuenti? “Dobbiamo proporre una pace fiscale”.

Enrico Aimi di Forza Italia s’è avventurato pure oltre il bon ton lessicale, abbandonando senza ipocrisia le ambiguità lessicali: “La soluzione può essere rappresentata da un mega-condono”.

Ma a proposito di soldi, la Lega deve anche sistemare le cose in casa propria. Con la recente elezione di Valeria Alessandrini in Parlamento alle elezioni suppletive, si è liberato un posto al Consiglio Regionale umbro e così ne ha approfittato Enrico Melasecche, già assessore ai Trasporti nella stessa giunta di Donatella Tesei. Ora però la Lega, attraverso il segretario regionale Virginio Caparvi, sta cercando di spingere alle dimissioni da consigliere Melasecche, in modo da “guadagnare” una poltrona e fare entrare in Regione Manuela Puletti, già ufficio stampa di Salvini al Viminale. “L’obiettivo della Lega è raddoppiare i posti facendo pagare gli umbri – è la versione del dem Tommaso Bori – un conto da mezzo milione di euro a legislatura”.

Fallito per un pelo, invece, l’ennesimo tentativo di cementificazione in Sardegna. Lo scorso primo aprile la giunta della Sardegna guidata da Christian Solinas ha approvato una delibera per ampliare l’offerta turistica “di alta gamma” in riva al mare, dando il via alla costruzione di un resort di lusso da 10 mila metri cubi di cui oltre 8 mila a destinazione ricettiva. Il tutto nella spiaggia di Monte Turni a Castiadas (Sud Sardegna). Il progetto, che rientrava in un piano di sviluppo da 23 milioni di euro globali siglato dalla precedente giunta, era stato fatto passare con il riconoscimento del “preminente interesse generale di rilevanza regionale”. Ieri, però, a seguito delle polemiche che hanno travolto la giunta, la Regione è stata costretta al passo indietro, ritirando la delibera.

 

Le ridicole giravolte sul virus: apri, chiudi, riapri ma un po’

Apriamo tutto, chiudiamo tutto, riapriamo qualcosa. Nelle ore in cui imprenditori e industriali assediano il governo per rilanciare le attività produttive, può tornare utile un breve ripasso delle incredibili giravolte di politici, giornalisti e “intellettuali”.

Matteo Salvini. È il campione d’Italia. Il 21 febbraio inaugura il suo viaggio nel virus con un allarme sul pericolo dei barconi carichi di africani contagiosi. Il 24 febbraio twitta: “Non è il momento delle mezze misure: servono provvedimenti radicali, serve l’ascolto dei virologi e degli scienziati, servono controlli ferrei ai confini”. Il 27 febbraio c’è la prima svolta: “Chiediamo al governo di accelerare, riaprire, aiutare, sostenere. Accelerare, riaprire, ripartire”. E ancora: “L’Italia è il paese più bello del mondo, veniteci. Fare turismo in Italia è bello, sano e sicuro. Non è pericoloso. No no no”. L’11 marzo cambia ancora: “Fermi tutti! Per i giorni necessari, mettiamo in sicurezza la salute di 60 milioni di italiani. Chiudere, prima che sia tardi”. Si avvicina la Pasqua, gli viene una crisi mistica: va bene i virologi, ma il buon Dio dove lo mettiamo? Il 5 aprile lancia il cuore oltre il sagrato: “Sostengo la richieste di chi vuole entrare in chiesa per la Messa di Pasqua. Per milioni di italiani può essere un momento di speranza”. Infine (10 aprile) aggiunge ai luoghi di culto quelli di lavoro, con un’intervista sul Sole 24 Ore di Confindustria: “La maggioranza delle aziende in Nord Europa è aperta. Laddove ci sono imprese in grado di mettere in sicurezza i lavoratori devono poter riaprire, altrimenti molte resteranno chiuse per sempre”.

Giorgia Meloni. Anche la sorella d’Italia ha regalato momenti indimenticabili. Il 2 marzo arringava di fronte al Colosseo: “La realtà è un’altra… ci sono turisti ovunque, ristoranti, bar e negozi sono tutti aperti, le persone sono felici e il tempo è fantastico, una normale situazione”. Convertita come tutti al “lockdown”, ieri Meloni ha svoltato ancora (10 aprile): “Credo che le aziende in grado di garantire condizioni di sicurezza sul lavoro possano riaprire”.

Matteo Renzi. Il Matteo minore oscilla come un pendolo. Alfiere del “chiudiamo tutto”, il 12 marzo pregava umilmente gli Usa – tramite la Cnn – di “non commettere lo stesso errore” del governo italiano e di prendere il Covid sul serio. Il 28 marzo, con un’inversione burlesca, anticipa il partito del “riaprire”: “Le fabbriche riprendano prima di Pasqua, le scuole il 4 maggio. C’è già fame, si rischia la rivolta”.

La maggioranza. Senza scomodare lo spritz di Nicola Zingaretti – passato direttamente dall’aperitivo alla quarantena – pure nei partiti di governo c’è chi la spara grossa. Un esempio per tutti, Stefano Buffagni. Versione uno, l’11 marzo: “Dire ‘chiudere tutto’ è abbastanza semplicistico. Non si può giocare sulla pelle delle persone”. Versione due, il 19 marzo: “La situazione è al limite, serve mettere in campo misure più restrittive”.

I giornali. Per accarezzare Salvini, i poveri Sallusti, Belpietro, Feltri e compagnia hanno dovuto emularne i salti mortali. Il più comico esempio è Libero. Prima pagina del 23 febbraio: “Prove tecniche di strage”. Prima pagina del 27 febbraio: “Virus, ora si esagera. Diamoci tutti una calmata”. Secondo Feltri è poco più di un’influenza. Ma poi arriva la prima pagina del 10 marzo: “Le ultime parole famose. Quelli che dicevano: è poco più di un’influenza”. Siamo al quotidiano autobiografico. Ora Feltri – stufo di restare a casa coi gatti – titola (10 aprile): “La gente si ribella. Vuole uscire di casa”. È lo spettacolo surreale dei quotidiani di destra. Senza dimenticare però i titoli di Repubblica su “Milano non si ferma”.

Gli altri. L’osannato critico d’arte (e deputato assenteista) Vittorio Sgarbi si è espresso con la consueta saggezza: “Le uniche zone che mi attraggono sono le zone rosse. Io vorrei andare a Vo’, a Codogno, Bergamo, Lodi” (9 marzo). Dopo un po’ di giorni si è scusato (miracolo!) a modo suo: “Ho ascoltato svariati virologi che hanno stimato il pericolo del covid-19 come relativo”. Non ha proprio tutti i torti. Prendete la star televisiva Roberto Burioni (2 febbraio da Fabio Fazio): “In Italia il rischio è zero, il virus non circola”. Burioni in verità è stato tra i più lucidi nel comprendere la natura del Covid. Il problema è che c’è un Burioni diverso per ogni intervista. Il 21 gennaio: “Se mi avessero detto qualche mese fa se questa situazione era prevedibile, avrei detto di no e che poteva accadere solo in un film”. Il 18 marzo: “La diffusione del Covid-19 era prevedibilissima. Da tempo gli scienziati avevano lanciato un allarme. La questione era non come arriverà, ma quando. Ecco, siamo arrivati al quando”.