Lo vedono girare per i vicoli del centro di Roma, telefona a tutti, fa incontri talmente segreti che poi vengono puntualmente comunicati dal suo staff (“ha incontrato avvocati e docenti universitari”), brucia candidati come se fossero ceppi da buttare e convoca giornalisti per dire che ha “la soluzione”, “domani arriva il nome”, “avremo un presidente condiviso”, “ho tanti profili da proporre”. Matteo Salvini il situazionista. Doveva essere il kingmaker della partita del Quirinale ma, ora dopo ora, sembra tornare sulla spiaggia del Papeete quando, imbracciando un mojito e strabuzzando gli occhi per le modelle sul cubo, decise di far cadere il governo di cui era azionista di maggioranza. Salvini fa come il gambero: un passo avanti e due indietro. E così, dopo aver bruciato almeno cinque candidati – Carlo Nordio, Marcello Pera, Letizia Moratti, Maria Elisabetta Alberti Casellati, Pier Ferdinando Casini (che non piaceva a Giorgia Meloni) – Salvini torna al punto di partenza: la terna di nomi che ha portato ieri sera al vertice del centrodestra iniziato alle 21.30 (ancora in corso quando questo giornale va in stampa) è composta da Sabino Cassese, giurista che aveva incontrato mercoledì pomeriggio, Franco Frattini, presidente del Consiglio di Stato già impallinato martedì mattina dalla contraerea di Matteo Renzi ed Enrico Letta che ha visto Salvini ieri pomeriggio, e la new entry Giampiero Massolo, ambasciatore e già direttore del Dis. Sono loro quei “profili di alto valore istituzionale e internazionale” a cui pensa Salvini parlando nel pomeriggio con i giornalisti. Su questi quattro nomi punta il segretario del Carroccio per provare a sbrogliare la matassa del Quirinale. Sullo sfondo resta ancora quella Elisabetta Belloni su cui la Lega potrebbe convergere alla fine, ma in serata si fanno i nomi anche di Giulio Tremonti e Paola Severino.
Ipotesi complicatissime visto che ancora ieri sera i suoi alleati facevano filtrare tutta la loro irritazione a pochi minuti dall’inizio del vertice di ieri sera. Quando in serata si torna sul nome di Frattini, Antonio Tajani fa sapere che “non gli risulta” alcuna trattativa sul presidente del Consiglio di Stato, Maurizio Gasparri twitta contro Cassese parlando di proposta “irricevibile” mentre da Fratelli d’Italia cala il gelo. Anche Ignazio La Russa stronca Frattini sul nascere: “Frattini è persona stimabile, ma non mi risulta che sia nelle recenti interlocuzioni del centrodestra, di sicuro non con FdI – dice il senatore meloniano –Magari spunta più tardi ma non mi piace il metodo”. Salvini ha incontrato Giorgia Meloni ieri pomeriggio dopo l’incidente di poche ore prima sulla decisione di astenersi e da FdI assicurano che i due “hanno fatto la pace”. Ma poi la strategia di Salvini delle ultime ore viene sintetizzata così da un esponente di peso di via della Scrofa: “Non ci si capisce più niente”. Sui nomi resta la spaccatura nella coalizione: a Meloni piacciono Cassese, Massolo ma meno Frattini, a Berlusconi Frattini e Cassese ma non Massolo. Salvini un problema ce l’ha anche in casa perché, appena esce il nome di Cassese, Luca Zaia parla a nome dei governatori: “Non è un autonomista”. Incastro complicato. E strategia, quella del casting, che fa andare su tutte le furie anche Renzi che poche ore prima si era visto bruciare, proprio grazie a Salvini, il suo candidato Pier Ferdinando Casini: “È uno show indecoroso che ridicolizza l’elezione del Presidente della Repubblica – si sfoga – sono sconvolto dal centrodestra”.
E dunque, in Transatlantico, alla fine fa capolino un pensiero tra molti parlamentari: che Salvini voglia creare il caos per portare il Paese alle urne portando in Aula un candidato che spacchi la maggioranza? Ipotesi che fa rabbrividire anche molti leghisti che adesso sperano in Draghi. D’altronde le truppe di Giancarlo Giorgetti e dei presidenti del nord stanno spingendo il segretario a convergere sul male minore, cioè sul premier. Un atteggiamento che però, se possibile, sta facendo irrigidire ancora di più il leader della Lega: “Non posso dargliela vinta” avrebbe detto ai suoi fedelissimi facendo riferimento ai suoi avversari interni. E dunque si torna al punto di partenza.