Da una parte ci sono gli annunci e la politica, dall’altra la realtà: l’esito è sempre uno scontro. Lombardia e Toscana hanno imposto – con ordinanze diverse – l’obbligo di indossare mascherine quando si esce di casa e ora dovranno distribuirle alla popolazione. Ma ce ne sono per tutti? E quali sono i tempi?
Lombardia. Secondo l’ordinanza (4 aprile) del governatore Fontana, l’obbligo di indossare mascherine quando si esce di casa sarà valido fino al 13 aprile. I cittadini possono però ricorrere a “qualunque altro indumento a copertura di naso e bocca”. Insomma vanno bene anche le sciarpe. Le mascherine, infatti, di certo non sono arrivate a tutti i 10 milioni di cittadini della Regione. Se ne prevede la distribuzione di 3,3 milioni, di cui 2,5 milioni sono state acquistate dalla Regione da aziende cinesi, 800 mila arrivano dalla Protezione civile. La Regione ha programmato di distribuirne 2,6 milioni tra ieri e oggi, a cui si aggiunge un’altra tranche di 360 mila. Ulteriori 300 mila sono state recapitate ai grossisti che le distribuiranno alle farmacie. Dalla Regione spiegano al Fatto che ne arriveranno ancora. L’obbligo però è in vigore da giorni e la distribuzione non è completata. Dall’assessorato al territorio ci spiegano che 9 province su 12 hanno consegnato le mascherine ai Comuni e che entro oggi tutti dovrebbero averne. Ma i pezzi consegnati sembrano non bastare. A Milano, con 1,3 milioni di abitanti, erano previste 900 mila mascherine: ne sono arrivate solo 120 mila che saranno distribuite ai medici di base (120 a testa) anche per i pazienti più fragili. “Meno in proporzione al numero di abitanti e rispetto a quante ci spetterebbero – ha commentato ieri il sindaco di Milano, Giuseppe Sala –. Ma ne stiamo acquisendo in giro per il mondo altre”.
Una delle maggiori produttrici in Lombardia è la Fippi di Rho, azienda che produceva pannolini ma che ha riconvertito la sua linea e che ha da poco ricevuto l’autorizzazione dall’Istituto superiore di sanità per commercializzare 900 mila mascherine al giorno. Rifornisce la Regione che, per gli ospedali, necessita di circa 300 mila mascherine al giorno. Questo significa che si potrebbe contare su 700 mila dispositivi in più a coprire sia il fabbisogno delle Rsa che di altre categorie a rischio. Una buona parte di questa produzione (ipotizziamo 400 mila) potrebbe quindi arrivare alla popolazione. Cifre che rassicurano ma che fanno anche gola se si considera che il commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri, sta negoziando con la Fippi per forniture che vadano oltre la Lombardia.
Toscana.Qui la mascherina non può essere sostituita da sciarpe e foulard. La Regione ha acquistato 9 milioni di pezzi da aziende cinesi: ne sarebbero state distribuite meno 2 milioni. Le Protezioni civili provinciali da due giorni hanno cominciato ad inviarle ai comuni e alcuni hanno dichiarato di aver già avviato le consegne, altri, come Pistoia, inizieranno oggi. Ci sono poi le 230mila mascherine al giorno del “made in Tuscany”, in “tessuto-non tessuto” e prodotte da una quindicina di aziende dopo le analisi della facoltà di chimica dell’Università di Firenze. Anche qui la distribuzione ha tempi più lunghi dei 7 giorni auspicati e così alcuni sindaci, come spiegano dalla Regione, hanno chiesto una proroga all’entrata in vigore dell’ordinanza. Anche a Firenze, dove ieri sono state consegnate 78 mila mascherine a 15.400 famiglie, su un totale per di “188 mila nuclei familiari e 371 mila residenti”, come ricordato dalla vicesindaca Cristina Giachi. Non sarà facile completare la città e raggiungere i paesi lontani dai grandi centri. Prevista la consegna di 3 mascherine per abitante: numero che, considerate le regole d’uso, potrebbe non essere sufficiente.
Le altre regioni. In molte stanno ragionando sulla possibilità di introdurre l’obbligo delle mascherine. Idea non condivisa a livello nazionale: il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, ha ribadito nei giorni scorsi che il distanziamento sociale resta la misura principale per prevenire la diffusione del contagio e ieri l’organizzazione mondiale della Sanità ha detto che il solo uso delle mascherine non è sufficiente. La Campania tra una decina di giorni valuterà se seguire questa strada, dopo aver verificato il numero di dispositivi disponibili e dei contagi. La Sicilia potrebbe andare verso l’obbligo più soft già previsto in altre regioni, quindi solo in luoghi pubblici come supermercati e trasporti.
La produzione.A oggi, come spiega il commissario Arcuri, sono 36 le aziende che hanno avuto accesso ai finanziamenti di Invitalia per la riconversione della loro produzione in dispositivi di protezione, ma questo non significa che siano pronte per produrre, anzi. Serviranno settimane. Intanto, la Parmon di Catania ha ottenuto le autorizzazioni per realizzare 350 mila mascherine al giorno, 600 mila nelle prossime due settimane. In Abruzzo, invece, la Fater – dopo l’ok dell’Iss – ha iniziato a distribuirne 250 mila al giorno.