“Senza gli interventi che abbiamo messo in atto dall’inizio dell’emergenza il contagio sarebbe stato molto più diffuso. Come avviene in tutte le epidemie, non so se le nostre misure possano definirsi decisive, ma sicuramente sono state efficaci. Attenzione però, non cantiamo vittoria. Questa storia non è mica finita”. Ferruccio Fazio, medico, ministro della Salute dal 2009 al 2011 (governo Berlusconi) e oggi sindaco di Garessio, spiega come nel paese del Cuneese – tremila anime sullo spartiacque delle Alpi tra Piemonte e Liguria – il coronavirus non sia dilagato. E come i decessi siano stati contenuti.
Dottor Fazio, quante persone sono morte nella vostra casa di riposo?
Se la domanda è quanti sono mancati per coronavirus le rispondo zero. Se mi chiede quanti sono morti per il virus unito ad altre patologie siamo a cinque. Alla Opera Pia Garelli abbiamo 80 ospiti. Diciotto erano sospetti. Li abbiamo isolati subito e sono risultati positivi. La stessa cosa abbiamo fatto con sei infermieri.
È corretto dire che sarebbe potuta andare peggio?
Diciamo che abbiamo attivato in modo tempestivo le direttive del governo. I decreti, se attuati subito, sono efficaci. Certo, mi lasci dire che se da Roma si fossero svegliati un po’ prima, sarebbe stato ancora meglio.
Come ha fatto a ottenere i tamponi, praticamente introvabili in Piemonte fino a pochi giorni fa?
Prima che arrivassero abbiamo lavorato con i medici di famiglia isolando i pazienti sospetti sintomatici, evitando una parte dei danni. Quando è stato accertato che il virus era nel paese, con il primo positivo, a metà marzo, ho chiesto i tamponi. Ma non solo per il paziente. Per tutti. Ed è questo l’aspetto importante. Dopo una lunghissima trattativa, anche con la Asl di Cuneo, sono riuscito ad averli per i sintomatici. Se devo commentare la strategia del governo sui tamponi scelgo la domanda di riserva. Dire che è migliorabile è un eufemismo.
È vero che lei ha blindato la casa di riposo?
Sì. Dalla fine di febbraio, quando si sapeva che il virus stava girando, d’intesa con i medici e il direttore sanitario abbiamo impedito i ricoveri. Poi il direttore si è ammalato e l’ho sostituito io. Come in tutte le cose è la somma di azioni che conta e non c’è nulla che è totalmente determinante. Ma anche questo aspetto è stato rilevante.
E le mascherine?
Le abbiamo distribuite da due giorni a tutti i cittadini. Non le abbiamo pagate noi, ce le ha offerte il Banco Azzoaglio, la banca della zona, che ha fatto il grosso del lavoro. Io sono passato di persona in tutti i negozi di alimentari aperti per spiegare come si usano e come si portano i guanti. Visto che sono un medico.
Quando era ministro, nel 2009, dilagava l’influenza suina. Quell’esperienza le è servita?
Sì. Mi ha aiutato molto. Tutto quello che so sulle epidemie l’ho imparato allora. Covid-19 e H1N1 sono diversi. Quello della suina è un virus influenzale dalla superficie liscia e non coronata, ma c’è da dire che era molto aggressivo. Meno contagioso del Covid-19 ma forse più mortale. Per fronteggiarlo creammo la rete Ecmo in Italia. Quella battaglia la vincemmo col vaccino. Ed è così che stopperemo anche il coronavirus.
Senza vaccino quindi non ci libereremo del virus?
Senza vaccino non ne usciremo e ce la tireremo avanti per mesi. Forse per anni.