Mauro Inzoli, l’ex sacerdote cremasco, amico di Roberto Formigoni, condannato a quattro anni e sette mesi in via definitiva per abusi sessuali su minori, mercoledì scorso è uscito dal carcere di Bollate e sarà affidato ai servizi sociali del Comune di Milano dove è tornato a vivere nel suo appartamento. Sconterà il residuo della pena facendo volontariato da casa come segretario per un’associazione internazionale. Don Inzoli, 70 anni quest’anno, ex parroco della “Santissima Trinità” nel centro storico di Crema, leader carismatico di Comunione e Liberazione, fondatore e presidente del Banco Alimentare, animatore della Onlus “Fraternità” e rettore del liceo linguistico “Shakespeare”, il 20 maggio 2017 era stato ridotto da Papa Bergoglio allo stato laicale.
Il potente sacerdote condannato in primo grado a 4 anni e 9 mesi aveva ottenuto in appello la riduzione della pena di due mesi grazie alla prescrizione rispetto a due fatti contestati. Infine era stato definitivamente condannato in Cassazione alla pena di 4 anni 7 mesi e 10 giorni per otto episodi di violenza sessuale ai danni di cinque minori, consumati fra il 2004 e il 2008. Le sue vittime avevano un’età compresa fra i 12 e i 16 anni. L’uomo adescava i ragazzini proprio più vicini a lui e avrebbe commesso gli atti sia nel suo ufficio durante gli esercizi spirituali sia nei luoghi di villeggiatura dove Cielle portava i minori in estate: baci, carezze, abbracci, toccamenti nelle parti intime e masturbazioni.
“Negli anni – scriveva il gup Letizia Platè nelle venti pagine di motivazione della condanna di primo grado – don Inzoli ha approfittato con spregiudicatezza della propria posizione di forza e prestigio per ottenere soddisfazione sessuale, tradendo la fiducia in lui riposta dai giovani nei momenti di confidenza delle proprie problematiche personali e anche nel corso del sacramento della confessione, ammantando talora le proprie condotte di significato religioso, così confondendo ulteriormente i giovani”.
Mauro Inzoli aveva fatto parlare di sé anche in occasione di un convegno sulla famiglia tradizionale organizzato dalla Regione Lombardia nel 2015: l’ex prete accusato di pedofilia aveva ricevuto dal Vaticano una lettera nella quale v’era scritto che “in considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segno di conversione e di penitenza. Gli è inoltre prescritto di sottostare ad alcune restrizioni, la cui inosservanza comporterà la dimissione dallo stato clericale”.
Obbligato dal Vaticano a ritirarsi a vita privata si era comunque presentato facendo bella mostra di sé seduto in seconda fila dietro l’allora presidente Roberto Maroni, Roberto Formigoni, il presidente del consiglio regionale Raffaele Cattaneo e l’assessore alla Cultura, Cristina Cappellini.