Seicentoventimila mascherine che sarebbero dovute essere FFP2 (tra le più protettive) ma che, invece, si sono rivelate un flop, inadatte al servizio sanitario, perlomeno a quello italiano: a comunicarlo, in una email indirizzata agli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri di tutte le Regioni, è stato il presidente della Federazione nazionale (Fnomceo), Filippo Anelli chiedendo di sospendere immediatamente la distribuzione e l’utilizzo di quanto ricevuto “informando nel contempo eventuali medici o strutture che ne fossero già in possesso”.
L’allarme è scattato nella serata di martedì, l’ordine dei dispositivi di protezione era stato come di norma inviato dalla Protezione Civile e, secondo quanto raccontato da Anelli, è stato il commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri, (che si occupa degli acquisti e degli approvvigionamenti) ad avvisare del problema. La gestione della comunicazione e la sua tempestività ha evitato che l’incidente si trasformasse in un caso mediatico. Ieri, infatti, lo stesso Anelli ha scritto una lettera formale ad Arcuri accettando le scuse espresse a voce dal commissario il giorno precedente e invitandolo “anche in un’ottica di gestione e prevenzione del rischio” a una seria indagine volta ad accertare i fatti. Poi ha aggiunto: “Ci attendiamo che a breve si possa rimediare e che tutti i nostri medici possano contare finalmente su dispositivi idonei ed adeguati all’esposizione professionale” e ha ringraziato il ministro della Salute, Roberto Speranza “che ci ha confermato la volontà del governo di garantire le mascherine ai medici, sollecitando la Protezione civile a una nuova fornitura in tempi brevi”.
Nel pomeriggio di ieri, poi, è arrivata la conferma che non più tardi della settimana in corso arriverà lo stock di presidi mancante. “Da oggi, d’intesa con Angelo Borrelli (il capo dipartimento della Protezione Civile, ndr), le forniture oggetto di donazioni verranno sottoposte a un controllo a campione – ha risposto in serata il commissario Arcuri –, per essere certi della corrispondenza tra bolla di consegna, indicazioni stampate sulla confezione e prodotti donati. Voglio rassicurarla che ho dato disposizioni di consegnarvi, al più presto, un nuovo stock di mascherine Ffp2. Sulla base del quadro degli approvvigionamenti saremo certamente in grado di rifornirvi entro questa settimana”.
Poco prima era stata la stessa Protezione Civile a spiegare l’accaduto attraverso la conferenza stampa di Borrelli: un problema logistico su una donazione. In pratica, si trattava di una prima tranche di una donazione cinese di un milione di pezzi “convogliati dall’ambasciata italiana in Cina” che avrebbero dovuto essere una riserva straordinaria per gli ordini provinciali per colmare eventuali carenze e per i medici di base. Il carico è arrivato nella tarda mattinata di martedì e portato dai corrieri, ma nonostante riportasse sulle scatole la scritta Ffp2 mentre dentro c’erano mascherine non all’altezza degli standard degli operatori sanitari italiani. Una svista, che secondo le spiegazioni, è stata dovuta al mancato controllo della corrispondenza tra il reale contenuto delle scatole e la bolla di accompagnamento e che ha tolto all’Italia la speranza di poter contare su un m ilione di dispositivi “professionali in più”. Le 600mila mascherine consegnate, intanto, “potranno comunque essere destinate a uso collettivo”, ha detto in conferenza stampa Borrelli.