L’Italia trattiene il fiato, confida nella costante diminuzione dei contagi giornalieri che ieri hanno fatto segnare più 4,15 per cento contro più 7-8 per cento di una settimana fa, più 13-14% di quindici giorni fa e valori molto più alti nella prima fase dell’epidemia. Il quotidiano bollettino della Protezione civile ha registrato 4.050 nuovi contagi in 24 ore che portano il totale a 101.739. Il dato è ancora più basso per la Lombardia, 1.154 nuovi casi rilevati per un totale di 42.161 (2,81 per cento), ma qui come altrove sono arrivati i risultati di un minor numero di tamponi, 3.659 contro gli oltre 8.000 di qualche giorno fa quando finalmente sono stati intensificati i test.
Sottolinea con prudenza il “rallentamento della crescita dei contagi” il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità e del comitato tecnico scientifico che affianca il governo. Il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri vede “il picco nel giro di 7-10 giorni e, ragionevolmente, la diminuzione del contagio”. Gli analisti indipendenti, che hanno minori responsabilità, sono più ottimisti: saremmo già sul plateau dal quale i contagi, beninteso mantenendo le attuali restrizioni, sono destinati a scendere, più o meno rapidamente. Secondo uno studio dell’Einaudi Institute for Economics and Finance (Eief), un centro di ricerca universitaria di Roma sostenuto dalla Banca d’Italia i cui lavori sono stati anticipati ieri su corriere.it, dovrebbero azzerarsi attorno alla metà di maggio. Alcune regioni tra cui Veneto e Piemonte potrebbero arrivarci anche nella prima metà di aprile, diverse altre entro il mese. Vedremo.
Non accennano però a diminuire i morti che come sappiamo sono il risultato dei contagi di 15-20 giorni fa: ieri sono stati 812 di cui 458 nella sola Lombardia; domenica erano stati 756, sabato 889. Il bilancio complessivo è arrivato a 11.591 decessi, 6.818 in Lombardia. Si vede comunque negli ultimi giorni una tendenziale decrescita che appare più marcata per i casi di maggiore gravità. Infatti, su 75.528 persone attualmente positive, cioè senza contare chi non ce l’ha fatta e i 14.620 registrati come “guariti” dopo due tamponi negativi, 27.795 sono ricoverate in ospedale (più 409, 1,5%), 3.891 in terapia intensiva (+75, 1,9%) e 43.752 (+1.164, 2,7%) in isolamento domiciliare. È probabilmente il risultato della decisione del governo e delle Regioni, in particolare la Lombardia, che la scorsa settimana hanno iniziato a fare più tamponi in particolare ai medici e al personale ospedaliero e ai contatti di chi era già risultato positivo, soggetti spesso con sintomi lievi, mentre in precedenza anche per l’emergenza che si è creata – oltre che per le indicazioni più contraddittorie e la scarsità di tamponi – venivano testate soprattutto le persone che arrivavano in ospedale, in genere più gravi. Così in Lombardia le terapie intensive, che hanno più che raddoppiato i posti letto in questi quaranta giorni, hanno registrato solo due nuovi ingressi: da 1.328 a 1.330. A febbraio i posti erano solo 600 e naturalmente non servono solo per i malati Covid.
Aumentano i guariti, ieri in tutto il Paese ne hanno registrati 1.590 e non erano mai stati così tanti. È confortante, infatti il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli comincia sempre da lì. Continueranno ad aumentare perché per quanto si possa discutere del tasso di letalità in Italia, apparentemente sopra il 10 per cento perché non si tiene conto di un numero di contagiati non rilevati variabile fino a 5 o 10 volte quelli confermati dal tampone, dal Covid-19 si esce nel 95-98 per cento dei casi, magari dopo gravi sofferenze acuite dall’impreparazione – solo in parte inevitabile – delle nostre strutture sanitarie. Per effetto del maggior numero di guarigioni, circa un migliaio registrate con i tamponi depositati ieri, in Lombardia per la prima volta ci sono meno malati: 25.006 attualmente positivi contro i 25.392 di domenica.
Nel generale rallentamento dei contagi il Piemonte (61 morti ieri, 796 in totale, contagi +6,2%) mostra l’andamento più preoccupante fra le regioni maggiormente colpite, l’Emilia-Romagna (95 decessi ieri, totale 1.538, contagi +3,1%) respira più del Veneto (29 decessi ieri, totale 436, contagi +4,4%). Il virus cresce con ritmo sostenuto anche in Alto Adige e in misura minore in Trentino. C’è molta attenzione alla Toscana, al Lazio e alla Campania, come alla Puglia e alla Sicilia. Sembra invece migliorare la situazione in Abruzzo. Desta qualche inquietudine la Sardegna, in particolare le sue province settentrionali dove i dati oscillano di giorno in giorno.