Sono un edicolante, uno di quei lavoratori ritenuti di primaria importanza in questo periodo di emergenza. Ritengo che effettivamente l’importanza sociale del nostro impegno sia rilevante ancor più ora che, oltre a fornire l’informazione garantita da redazioni di giornalisti e non dal caos social, offriamo anche un piccolo momento di “normalità” in questi giorni di grande pressione e incertezza. Tutto questo porta anche a essere esposti a maggiori rischi rispetto a chi, per scelta o per obbligo, rimane in casa e limita al massimo la possibilità del contagio. È con profondo sconcerto e, non lo nego, rabbia, che apprendo da alcuni clienti che a volte le forze in divisa preposte al controllo gli hanno impedito di recarsi nel chiosco per l’acquisto del prodotto cartaceo, che sia il quotidiano, il settimanale o l’enigmistica per passare il tempo. Alcuni sentendosi dire che l’acquisto non era necessario, altri che lo devono fare nel chiosco più vicino, anche quando questa vicinanza è opinabile e non tiene conto dei servizi in abbonamento che chiunque del mio mestiere gestisce con la propria clientela. A questo punto chiedo che venga fatta chiarezza sulla reale importanza dei nostri presidi d’informazione e, se sono dunque ritenuti di primaria necessità, che si permetta all’utenza di potersene giovare senza sconfinare dalla tutela delle persone al limitarne ingiustamente la libertà.
Claudio Mura
Gentile Claudio,chiariamo prima la questione. Le edicole sono uno dei servizi più legati alla nostra quotidianità normale che il governo ha deciso di mantenere aperti: come i negozi di alimentari, ma anche quelli di telefonia, di ottica ecc. Dunque, sostenere che non è lecito uscire di casa per andare a comprare il giornale viola le disposizioni del governo (che sono già precise e chiare) e nessuno può affermare il contrario, anche se indossa una divisa. Semmai, dovremmo suggerire a tutti di non approfittarne. Come? Unendo la spesa al supermercato con la visita all’edicola, per esempio. Ma tutto questo a parte, c’è qualcosa soprattutto che vorrei dire a lei e a ciascuno dei suoi colleghi: un grazie per il vostro impegno che prosegue ogni giorno, con gli stessi rischi di tutti coloro che, in queste ore, devono affrontare rapporti con il pubblico. E grazie perché consentite al nostro lavoro (fare giornali) di arrivare ai cittadini. I giornali e i giornalisti hanno bisogno di voi. E credo che assieme sconfiggeremo anche i profeti di sventura (giornalisti purtroppo, ma mediocri per fortuna) che stanno vaticinando la fine, dopo il coronavirus, della carta stampata.
Ettore Boffano