Giovedì, il giorno dopo l’annuncio del maxi-piano di interventi della Bce, a sorpresa Giuseppe Conte ha chiesto – dalle pagine del Financial Times – di utilizzare il Mes, Meccanismo europeo di stabilità, l’ex fondo salva Stati già usato in Grecia, Spagna etc. Il premier vuole trasformarlo in un “coronavirus fund”, ma i suoi (molto teorici) 410 miliardi di dotazione “devono essere concessi a tutti gli Stati senza alcuna condizionalità, presente o futura”. Oggi, infatti, il Mes concede linee di credito solo in cambio di pesanti condizioni (tagli e tasse, insomma l’austerità). Quali sono i rischi che l’Italia corre? Lo abbiamo chiesto ai nostri commentatori.
Pro
Contro questa crisi va adoperata ogni arma disponibile
L’unico vantaggio di avere due crisi finanziarie nello stesso decennio in Europa è che oggi abbiamo gli strumenti per reagire: il fondo salva-Stati Mes (Meccanismo europeo di stabilità) è nato nel 2011 per gestire due emergenze potenziali: quella di un singolo Stato che non trova più finanziatori perché ha troppi debiti e quella di choc esterni che mettono a rischio le finanze di Stati altrimenti in buone condizioni. Siamo nel secondo scenario. Il fondo ha una capacità di intervento di 410 miliardi di euro: può emettere debito a basso costo, garantito da capitali versati dagli Stati membri inclusa l’Italia, e girarlo a chi ne ha bisogno.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha lanciato una proposta che ora ha l’appoggio della Francia e di un gruppo di economisti europei, guidati dal tedesco Clemens Fuest, che ieri ha pubblicato un appello: il Mes dovrebbe emettere debito per conto di tutti i Paesi dell’eurozona e poi girarlo a ciascuno Stato membro secondo le proprie esigenze per fronteggiare i danni da virus.
Il fronte anti-euro, la Lega e una parte del Movimento 5 Stelle temono le condizionalità, impegni che i beneficiari dell’intervento del Mes devono firmare prima di ricevere i fondi ed evocano il caso Grecia. L’intervento in Grecia, va ricordato, è iniziato ad altre condizioni quando il Mes non c’era ancora e negli anni hanno usato il Mes anche Spagna, Cipro e Irlanda senza particolari impatti sociali negativi. Ma in questo caso non si tratterebbe di un salvataggio dell’Italia per i suoi conti fuori controllo, Conte chiede quindi l’assenza di condizionalità, altri economisti propongono che sia limitata all’uso delle risorse per contrastare l’emergenza (esempio: soldi per assumere nuovi medici o per sgravi fiscali temporanei di tasse, ma non per pensionamenti anticipati). Le nuove linee guida previste dalla riforma del Mes dello scorso dicembre dicono che può bastare una lettera di intenti, ma non sono in vigore perché bloccate proprio dal governo italiano, condizionato dal fronte euroscettico.
Dopo questa crisi, l’Italia avrà più debito: già oggi è al 135 per cento del Pil e, a differenza della Germania che ieri ha annunciato nuovo debito per 356 miliardi, l’Italia ha fatto salire l’indebitamento anche nelle fasi di espansione dell’economia, dunque ora ha poco margine d’azione. Il debito verso il Mes si aggiungerà a quello precedente. Se viene classificato come “senior”, privilegiato, renderà più rischioso e dunque costoso il debito normale. La soluzione è che il prestito Mes abbia scadenze molto lunghe – diciamo 50 anni – che di fatto ne escludono il rimborso.
Non basta la Bce, che comprerà titoli pubblici e privati per 750 miliardi? La Bce, per statuto, non modificabile in tempi brevi, non può finanziare direttamente gli Stati, ma solo comprare bond dalle banche che li hanno sottoscritti alle aste del Tesoro. Quindi può tenere basso il tasso di mercato condizionando la domanda, ma non imporlo (e genera effetti distorsivi sui prezzi di altri asset). Il ricorso al Mes – complementare e non sostitutivo – ha due vantaggi. Il primo è tecnico: se tutti i Paesi dell’euro chiedono l’intervento, tutti diventano beneficiari potenziali delle Omt della Bce, le operazioni di mercato aperto che sono gli acquisti illimitati di titoli mirati su un singolo Paese (cosa utile per l’Italia) e questo farà scendere i rendimenti senza neppure dover fare davvero gli acquisti. Poi c’è il lato politico: le obbligazioni del Mes sono l’unica forma di Eurobond possibile oggi, in assenza di un Tesoro europeo, usarli significa avere un approccio condiviso alla crisi.
Se invece manca il consenso politico per ricorrere al Mes e attivare le Omt della Bce, il mercato riceverà il messaggio che gli strumenti creati nel 2011 per fermare la crisi dell’euro erano un bluff. E la crisi finanziaria peggiorerà.
Stefano Feltri
Contro
Ipotesi pericolosa Solo la Bce può evitare il disastro
L’Europa ha cominciato molto male ad affrontare gli eventi legati all’epidemia. In maniera ipocrita la Commissione ha allentato i vincoli di bilancio (ora definitivamente sospesi), come se questi non sarebbero comunque saltati e la misura bastasse. Com’è noto, la possibilità per un governo di spendere in disavanzo dipende dai tassi di interesse che esso deve pagare sui debiti che contrae. I titoli tedeschi, considerati sicuri, pagano un tasso negativo. Invece, appena il governo italiano si azzarda a spendere troppo, i tassi che paga schizzano verso l’alto. In aggiunta, la presidente della Bce, Christine Lagarde, con un’improvvida, ma non casuale, dichiarazione aveva gettato benzina sul fuoco affermando che la Bce non era lì per frenare gli spread (il differenziale fra i nostri tassi e quelli tedeschi), cioè per aiutare l’Italia. Già allora si è palesato lo spettro del ricorso al Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Il messaggio dei falchi europei agli italiani era chiaro: spendete pure per tirarvi fuori dalla crisi, poi faremo i conti. Sull’orlo della bancarotta dovrete venire in ginocchio al capezzale del controverso fondo salva-Stati. Il Mes non ha risorse sufficienti per salvare l’Italia, ma una volta che un Paese vi ricorre, la Bce può intervenire comprando i suoi titoli pubblici. Ma il sostegno lo si paga caro, con il rischio di ristrutturazione del debito pubblico che ricade su banche e risparmiatori italiani. L’idea di fondo dei falchi Ue è che così l’Italia smetterà di costituire una mina vagante per la stabilità finanziaria dell’eurozona. L’aiuto del Mes è subordinato a un memorandum of understanding che pone sotto controllo le finanze pubbliche attraverso cure da cavallo, alla greca vien da dire, ma in realtà molto peggio perché dopo la crisi sanitaria saremo già moribondi.
Qualche mediazione della Merkel deve essere poi prevalsa, con un pensiero alla Francia che non se la sarebbe comunque passata bene, e a una deflagrazione dell’Italia e dell’euro. Sicché a metà settimana la Bce ha annunciato il dispiegamento del bazooka, un rafforzamento del piano di acquisti di titoli pubblici che porta il conto a oltre 1.000 miliardi. Forzando le regole, la Bce potrà sostenere di più i Paesi che, come l’Italia, sono sotto attacco. Poco, tanto? La permanenza di tassi di interesse su livelli ancora insostenibili per consentirci le necessarie politiche di spesa suggerisce che la misura della Bce sia insufficiente.
A sorpresa Conte ha espresso il desiderio italiano di ricorrere ai fondi Mes, purché non subordinati a condizioni capestro. Ma perché ricorrere al Mes quando c’è già l’intervento della Bce? I fautori vedono i prestiti dal Mes come una sorta di eurobond: il fondo salva-Stati emette titoli per noi a tassi molto più convenienti. Ma chi ci assicura che quando i crediti dovranno essere rinnovati non ci saranno imposte gravose, misure fiscali e la ristrutturazione del debito, e che dunque non ci stiamo mettendo nelle fauci del lupo? Perché i mercati dovrebbero sentirsi tranquillizzati?
Anche Ursula von der Leyen ha sostenuto l’emissione europea di “corona-bond”, eurobond per finanziare il nuovo debito col sostegno della Bce. Questo sì che potrebbe avviare una vera europeizzazione del debito in quanto esso apparirebbe come europeo e non nazionale. Gli eurobond sono anche migliori dell’acquisto di titoli nazionali da parte della Bce, misura pur sempre temporanea, e comunque ne completano l’azione a sostegno del debito preesistente. Qualcuno ha addirittura proposto di trasformare il Mes nell’organo tecnico d’emissione. Ma l’Olanda, che la Germania manda ipocritamente avanti, si è messa di traverso, per cui Conte deve aver pensato che questa strada è preclusa. E l’Italia ha molta più fretta della Germania. Ma solo gli eurobond, sostenuti dalla Bce, prefigurerebbero un principio di cambiamento strutturale della governance dell’eurozona senza cacciarci nella trappola del Mes.
Sergio Cesaratto