La rabbia del personale ospedaliero esplode in Francia. Secondo i 600 medici del collettivo C19 il governo non ha preso le misure necessarie per far fronte all’epidemia di Covid-19 e mente sin dall’inizio. Dopo un primo ricorso al tribunale amministrativo il 4 marzo, i medici hanno sporto denuncia, il 19, contro il premier Edouard Philippe e contro Agnès Buzyn, l’ex ministra della Salute che seguiva la crisi sanitaria prima di candidarsi a sindaco di Parigi. Iniziativa depositata presso la Corte di Giustizia, il solo tribunale in Francia che giudica i membri del governo per fatti legati alle loro funzioni. La recente rivelazione a Le Monde della stessa Buzyn, che ha accusato il governo di aver ignorato il suo allarme sull’epidemia a fine gennaio, per i medici è solo una conferma: si è di fronte a una “menzogna di Stato”. Dall’inizio della crisi il governo sostiene che non serve mettere la mascherina se si è asintomatici. Un discorso che, per molti, nasconde la realtà: a inizio crisi la Francia contava in stock solo 117 milioni di mascherine. Erano un miliardo nel 2010, fa notare la stampa francese. Pare che un cambio di politica sia seguito a un episodio del 2009 quando una pandemia di influenza A spinse l’allora ministra Bachelot ad acquistare 95 milioni di dosi di vaccini, mai usate. Si denunciò lo spreco. Ieri il nuovo ministro della Sanità, Olivier Véran, ha annunciato ordini per 250 milioni di mascherine. C’è poi la questione dei tamponi. Il governo difende la sua strategia “razionale” di testare solo chi presenta sintomi gravi. Ma mente ancora, sostengono i medici: “Per testare in massa la popolazione, come raccomanda l’Oms, il governo avrebbe dovuto acquistare grandi quantità di test sin da gennaio”. Ma non lo ha fatto. Anche Jean-François Delfraissy, presidente della Commissione scientifica che consiglia il governo, ha ammesso che per ora non è possibile effettuare più 5 mila o massimo 8 mila test al giorno in Francia perché “mancano prodotti che arrivano da Cina e Stati Uniti”. Test di massa saranno effettuati a fine confinement, le misure di divieto di circolazione. La Francia conta 14.459 contagi e 562 morti.
Usa WP: “Il presidente sapeva del pericolo”
Trump annuncia un farmaco miracoloso, mentre gli Stati agiscono in ordine sparso
Negli Stati Uniti, il coronavirus ha già fatto almeno 266 vittime, mentre i positivi hanno superato i 21 mila. Lo Stato di New York, che ha superato quota 10 mila positivi, registra oltre la metà dei casi; la Grande Mela ne ha 5.683, ma con “appena” 43 morti, molto meno del rapporto nazionale positivi /deceduti. Ai dati inquietanti sulla rapidissima avanzata del contagio nell’Unione, il presidente Donald Trump continua a replicare alternando ottimismo e provocazioni: “Celebreremo presto la vittoria su questo nemico invisibile”, assicura in conferenza stampa, chiamando di nuovo il Covid-19 “virus cinese”. L’atteggiamento di sfida a Pechino è avallato e incoraggiato dalla stampa di destra: il Daily Signal, della Heritage Foundation, dice che il Covid-19 è “una maledizione lanciata dai cinesi sul mondo”. Su Twitter, il magnate presidente alimenta speranze in trattamenti farmaceutici che sarebbero efficaci contro il Coronavirus: l’idrossiclorochina (un anti malaria, ndr) e l’azitromicina (un antibiotico usato contro la polmonite batterica, ndr) “presi insieme – scrive – hanno una chance reale di essere una delle più grandi svolte nella storia della medicina”. Non ci sono però studi che ne abbiano dimostrato la sicurezza e l’efficacia; e la Food and Drug Administration non s’è ancora pronunciata. Dopo Trump, anche il suo vice Mike Pence, ha fatto il tampone: un suo collaboratore è risultato positivo. La risposta al contagio nell’Unione resta a macchia di leopardo: New York, la California e altri Stati ricorrono a misure di tipo “italiano”; altri sono lassisti come il presidente. Che, fin da gennaio, secondo il Washington Post, avrebbe ricevuto a più riprese rapporti classificati dell’intelligence che lo avvertivano della pericolosità del Coronavirus. I rapporti non dicevano quando poteva arrivare negli Usa ma ne tracciavano la diffusione, ammonendo Pechino che pareva ridimensionare la gravità dell’epidemia. Economicamente, il contagio disarma il presidente candidato: venerdì, Wall Street ha chiuso sotto i livelli del 20 gennaio 2017, giorno dell’insediamento del tycoon alla Casa Bianca. L’indice Dow Jones ha cancellato il “Trump bump”, perdendo circa il 35%. Le previsioni non sono positive, malgrado gli interventi fiscali.
Russia I ricchi si ricoverano in casa
L’ultima moda degli oligarchi: comprare ventilatori polmonari per evitare l’ospedale pubblico
A Mosca la clinica, gli oligarchi, se la fanno in casa. L’ultima tendenza è quella di acquistare ventilatori polmonari per evitare il ricovero in ospedali pubblici, in caso di infezione da Covid-19. La storia è stata raccontata dal Moscow Times che ha proposto alcune testimonianze: “Siamo riusciti a ottenere un ventilatore polmonare e stiamo cercando di averne altri due, ma c’è una lista d’attesa di otto mesi”, ha raccontato un esponente di una ricca famiglia russa. L’apparecchio costa circa 22.500 dollari. Secondo il quotidiano, negli ospedali statali ci sono circa 42-43.000 ventilatori polmonari, con una media di 29 macchine ogni 100.000 abitanti, “più degli otto ventilatori ogni 100.000 abitanti dell’Italia”. Ma questa è la situazione in metropoli come Mosca e San Pietroburgo; fonti mediche indicano che in alcune regioni della Russia ci sono sei ventilatori ogni 100.000 persone e molti di loro “sono vecchi e di scarsa qualità”. La testata online Meduza scrive che nella regione di Kaluga ci sono solo cinque ventilatori per 100.000 abitanti. I dati: ieri sono stati registrati altri 53 casi in 18 regioni, il totale è 306. A Mosca il vicesindaco Bochkare ha confermato che a 40 chilometri dalla Capitale è in costruzione un centro per 500 malati; dovrebbe essere pronto fra un mese.
Spagna Ormai oltre 1.300 i morti
Madrid corre ai ripari: test rapidi, hotel aperti per i casi meno gravi e 20 mila operatori richiamati
Madrid è al limite: con il 41 per cento dei contagiati da Coronavirus più di ieri – 25 mila è il dato dei malati di ieri – che finisce in terapia intensiva, i maggiori ospedali della Capitale spagnola, epicentro con la metà dei casi nazionali, già ospitano pazienti per un numero doppio rispetto alle proprie capacità. I morti salgono a 1.326, più di 300 nelle scorse 24 ore. Numeri e immagini, quelli raccontati dai quotidiani spagnoli che in Italia abbiamo visto solo un paio di giorni fa, con andamento della letalità leggermente inferiore alla nostra, ma con percentuali di contagio che vanno di pari passo. Così, oltre alle misure restrittive e l’esercito in strada a vigilare che vengano applicate (le multe nei primi tre giorni sono state 30 mila e i fermati 350), il ministero della Salute spagnolo ha reso operativo il primo ospedale da campo alla periferia di Madrid (5.500 posti letto) e ha aperto i primi hotel per i pazienti con sintomi non gravi. Quanto ai materiali sanitari, “il mercato è aggressivo per eccesso di domanda”, ha chiarito in conferenza stampa la portavoce della Commissione d’emergenza del ministero della Salute, ma sono già stati fatti ordini per 8 milioni di mascherine, il cui confezionamento si sta implementando in quattro fabbriche spagnole. Sul fronte test, il ministero ha fatto sapere che finora si stanno effettuando tra le 15 mila e le 20 prove quotidiane, ma che grazie ai nuovi test rapidi in arrivo, che permettono di avere risultati nel giro di 15 minuti, si spera di valutare fino a 80 mila casi al giorno. Chiamati a intervenire anche i medici appena formati: 7 mila giovani in tutto che si sommeranno al personale medico in pensione richiamato in servizio, in tutto 15 mila operatori nonché laureandi tra infermieri e medici. “Questo per non mandare in sofferenza gli ospedali e poter continuare a curare anche i pazienti non Covid-19”, hanno spiegato dal ministero. Non mancano le polemiche, soprattutto dei governatori: Madrid e Barcellona incrementano le restrizioni del governo socialista di Pedro Sanchez, mentre i Paesi Baschi criticano la linea dell’esecutivo che lascia “troppa libertà d’azione alle regioni”. Nota positiva: il Commissario, Fernando Simón, non presente in conferenza per sintomi lievi di Covid-19 è risultato negativo.