Più inquinamento, più virus. Le alte concentrazioni di polveri sottili a febbraio nella Pianura Padana potrebbero essere state tra le cause scatenanti del diffondersi rapidissimo e anomalo del Coronavirus verificatosi quindici giorni dopo. Come era successo in Cina nella provincia di Wuhan.
È più che un’ipotesi, lo afferma uno studio prodotto dalla Società italiana di medicina ambientale (Sima) insieme con le università di Bari e di Bologna. Gli epidemiologi hanno infatti incrociato i dati raccolti dalle Agenzie regionali per la protezione ambientale (Arpa) con il numero dei decessi registrato dalla Protezione civile: “Le analisi – è scritto nelle sei pagine dello studio – sembrano indicare una relazione diretta tra il numero di casi di Covid-19 e lo stato di inquinamento da Pm10 dei territori, coerentemente con quanto ormai ben descritto dalla più recente letteratura scientifica per altre infezioni virali… la concentrazione dei maggiori focolai si è registrata proprio in Pianura Padana, mentre minori casi di infezione si sono registrati in altre zone d’Italia”.
Il periodo preso in considerazione dallo studio del Sima e delle università è quello che va dal 10 al 29 febbraio, i giorni chiave per l’esplosione dell’epidemia nel Nord Italia: in quelle due settimane si sono registrate “concentrazioni elevate superiori al limite di Pm10 in alcune Province del Nord Italia” che potrebbero aver esercitato nella Pianura Padana “un’azione di boost, cioè di impulso alla diffusione virulenta dell’epidemia, che non si è osservata in altre zone d’Italia dove si erano verificati casi di contagio nello stesso periodo”.
Già, perché Milano sì e Roma, finora, no?
“La presenza di contagi nella Capitale si era già manifestata negli stessi giorni delle regioni padane senza però innescare un fenomeno così virulento”.
Non è la prima volta che emerge un collegamento tra virus e inquinamento. Era già stato osservato nel 2010 per l’influenza aviaria, poi per il virus respiratorio sinciziale e il morbillo che a più riprese tra il 2016 e il 2019 ha colpito diverse regioni cinesi (soprattutto il Lanzhou). “C’è una solida letteratura scientifica che correla l’incidenza dei casi di infezione virale con le concentrazioni di particolato atmosferico”. Ma perché lo smog aumenta i contagi? “Il particolato – sostiene lo studio – funziona da carrier, cioè da vettore di trasporto, per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. I virus si ‘attaccano’ (con un processo di coagulazione) al particolato atmosferico, costituito da particelle solide e/o liquide in grado di rimanere in atmosfera anche per ore, giorni o settimane, e che possono diffondersi ed essere trasportate anche per lunghe distanze”. Non solo: “Il particolato atmosferico fa anche da substrato che permette al virus di rimanere nell’aria in condizioni vitali per un certo tempo, nell’ordine di ore o giorni. Il tasso di inattivazione dei virus nel particolato atmosferico dipende dalle condizioni ambientali: mentre un aumento delle temperature e di radiazione solare influisce positivamente sulla velocità di inattivazione del virus, un’umidità relativa elevata può favorire un più elevato tasso di diffusione del virus, cioè di virulenza”.
Ma i medici e gli epidemiologi che si sono occupati di inquinamento puntano il dito su un altro fattore scatenante provocato dallo smog: “Non c’è soltanto la funzione di trasportatore. È anche una questione di enhancing, come si dice in inglese, cioè di intensificazione e di aumento degli effetti”, spiega Paolo Crosignani, ex primario di epidemiologia ambientale dell’Istituto Tumori di Milano.
Un uomo che ha dedicato la vita a studiare e combattere le conseguenze dell’inquinamento: “I dati dimostrano scientificamente che in condizioni normali, quando la concentrazione di Pm 2,5 supera i 10 milligrammi per metro cubo, anche la mortalità aumenta dello 0,6 per cento per patologie cardiorespiratorie. Non si tratta di anticipazione della morte, l’esposizione agli inquinanti provoca patologie fatali che non ci sarebbero”. Crosignani aggiunge: “Purtroppo i polmoni dei lombardi sono minati da anni di esposizione a un inquinamento intollerabile. Siamo pieni di bronchiti croniche”.
E gli effetti del virus sono più pesanti sugli individui che hanno già un apparato respiratorio compromesso o comunque vulnerabile. Accadeva a Wuhan e sembra ripetersi in Lombardia.