“Un’altra accusa sulle spalle di Kocner” è il titolo che svetta in apertura sulla rivista slovacca. È Aktuality, il giornale di Jan Kuciak, giornalista investigativo ucciso assieme alla sua fidanzata Martina Kusnirova il 21 febbraio 2018, riportando la notizia degli arresti dei responsabili della morte del suo giovane reporter.
Gli uomini in passamontagna della Naka, agenzia nazionale anti-crimine slovacca, hanno effettuato 18 arresti “eccellenti” mentre l’operazione veniva ripresa dalle telecamere delle televisioni e le scene mandate in onda in ogni telegiornale.
Operazione tempesta: dopo indagini coraggiose, “per corruzione aggravata, ostruzione e interferenza alle indagini della giustizia, legami con organizzazioni criminali” – si legge nei mandati d’arresto –, i corpi d’élite della sicurezza di Bratislava, dall’alba al tramonto di mercoledì scorso, hanno fatto irruzione nelle abitazioni di politici, magistrati ed imprenditori. Una ragnatela formata da giudici, criminali, politici corrotti di Bratislava. Oligarchi in toga e convergenze. Nelle prigioni dove prima relegavano gli altri con le loro sentenze ci sono adesso il presidente ad interim della Corte Suprema e 13 giudici legati al tycoon Marian Kocner, prima amico discreto, poi in modo plateale dell’ex premier Robert Fico, costretto alle dimissioni per la pressione della piazza e lo sdegno delle manifestazioni che si succedevano di giorno in giorno dopo l’omicidio del giornalista.
“Fai quello che devi o ti aspetta il destino di Kuciak”. È la frase intercettata al telefono dagli investigatori e pronunciata dal magnate per minacciare di morte Monika Jankovska, ex sottosegretaria alla Giustizia, finita in cella. L’ha pronunciata l’oligarca, mente e mandante responsabile dell’assassinio di Kuciak e della sua fidanzata, che rischia 25 anni di carcere, da aggiungere ai 19 già ricevuti dopo un processo dello scorso febbraio per altri reati di frode e crimine.
Con gli occhi piccoli e neri, 56 anni, le rughe sulla fronte, Kocner rimane sotto processo assieme ai killer che ha ingaggiato, tramite una sua persona di fiducia, per commettere il delitto. A premere il grilletto è stato Miroslav Marcek, che ha ammesso il suo ruolo di semplice esecutore nel crimine, ma a dare l’ordine di fuoco è stato il tycoon, ha riferito Zoltan Andrusko, intermediario dell’operazione. Il collaboratore ha ricevuto una condanna a 15 anni da scontare in cambio della sua confessione. Da un lato corruzione vile, mediocre e letale, dall’altro una nuova forma di socialismo dalle radici identitarie che ora si può vantare della sua prima vittoria non solo politica. Si tratta del partito di centrodestra Olano, “Unione gente comune e persone indipendenti”, scelto dagli slovacchi alle elezioni dello scorso febbraio per cambiare pagina. La promessa di repulisti con cui ha trionfato alle urne Olano è stata mantenuta e rivendicata con sorrisi e dichiarazioni alle conferenze stampa.
Alla testa di Olano troneggia Igor Matovic, 46 anni, che riesce a governare abbracciando in una sola coalizione partiti che prima stagnavano all’opposizione: il partito Sme, Sad, libertà e solidarietà, e Za ludi, “Per le persone”. Dal 2018 molte volte le strade slovacche sono state battute da marce di protesta e omaggi alla memoria di cittadini comuni che portavano il volto di Kuciak tra le mani come icona laica per il rinnovamento del paese. Queste manifestazioni della società civile, le più partecipate del Paese dalle marce per la libertà del sovietico 1989, non potranno tenersi nelle prossime settimane a causa delle misure obbligatorie varate dal governo contro il contagio del Covid-19; ma la felicità per il risultato delle indagini si è diffusa sui social network slavi che hanno ancora volta ricordato un giornalista coraggioso.