Da Amuchina a quarantena Lemmi e di-lemmi del virus

Quel che accade resta invisibile se non viene espresso, ed ecco che improvvisamente ci troviamo a dare del tu a nuove parole o a parole resuscitate, desuete, finora pressoché inutilizzate. O impiegate in altri contesti, con abiti diversi. La prima è naturalmente Coronavirus, quella che ha cambiato le nostre vite quotidiane come nessuno immaginava potesse accadere in tempo di pace. Nei giorni dei terremoti abbiamo imparato “sciame sismico”, “faglia”, “placca”. E da qualche decennio, dacché le alluvioni sono così frequenti, abbiamo introdotto nel nostro dizionario il “rischio idrogeologico”, le “tracimazioni”, la “deforestazione”, la “canalizzazione”, il verbo “esondare”. Ora il nostro lessico familiare ha nuovi lemmi, accompagnati da moltissimi di-lemmi.

Amuchina La mamma diceva di usarla per disinfettare la frutta e la verdura, ma quasi mai le si dava retta. Improvvisamente è diventato il bene più ricercato, più prezioso. Sotto forma di gel, salviette, detersivi. “Ma questo odore di disinfettante sei tu?”, chiedono i fidanzati abituati a profumi meno ospedalieri.

Distanza Quella “giusta” (che nei rapporti è praticamente impossibile trovare) oggi ha ufficialmente una misura: un metro e mezzo (con varianti che vanno da un metro e ottanta centimetri fino a quattro metri e mezzo). È uno dei pochi sistemi per evitare il contagio. Ma è anche la cifra di un cambio radicale delle nostre abitudini nazionali, piuttosto affettuose. Niente baci sulle guance ad amici e conoscenti, per non dire degli abbracci. Così il paradosso è che l’unico modo per dimostrare affetto è stare lontani.

Infodemia Questa è una parola nuova, ma è meno allegra di “petaloso”. L’epidemia di informazione/i avrebbe dovuto rendere tutti più consapevoli. Non è stato del tutto così e se all’inizio ci siamo sentiti invasi dagli allarmi che creano angosce, ora ci rendiamo conto che essere informati e sapere quello che accade, come ci si deve comportare, è fondamentale.

Mani Iscritte di segni (“triangoli, rami, croci, stelle, tutta la vita ch’è stata e sarà”) per Sibilla Aleramo; che “saranno persiane rigate di sole”, secondo Vittorio Sereni (“queste tue mani a difesa di te: mi fanno sera sul viso”). Le mani sono (erano) un formidabile strumento di comunicazione. Basta pensare ai modi dire: “dammi una mano”, “sono nelle tue mani”, “tendere una mano”… Le più azzeccate sono ora le varianti di “lavarsene le mani” (comportamento di quelli che invece non se le lavano) e starsene con le mani in mano. Di certo la rivoluzione più rilevante è non darsi più la mano.

Pandemia Composta da pan e demos, alla lettera significherebbe (e non vi sfuggirà la triste ironia) riunione di tutta la popolazione. E poi è diventata “malattia che colpisce tutta la popolazione”. Non una epidemia, ma un’epidemia globale: non credevamo che nel terzo Millennio potesse succedere. E invece ogni giorno è più pandemico del precedente.

Paziente zeroNel Capitolo 31 dei Promessi Sposi, Manzoni parla dei due delegati che spediti nella Milano invasa dalla peste, “Vollero notare il nome di chi ce la portò il primo, dicono che fu un soldato italiano al servizio di Spagna. Le cautele usate in conseguenza, fecero sì che il contagio non vi si propagasse di più, ma il soldato ne aveva lasciato di fuori un seminìo che non tardò a germogliare”. Oggi si chiamano “Superdiffusori”, ma il concetto non cambia. Restando a Manzoni, ma fuori dall’uso scientifico, va segnalata la parola “untore”, che vive una nuova giovinezza.

Picco Per noi che di diagrammi ne sappiamo molto, la parola picco era per lo più associata alle montagne aguzze. Ora è la più tristemente anelata, la più pronunciata di certo: una volta superato il picco dei contagi, forse si comincerà a vedere una luce in fondo al tunnel.

QuarantenaUn paio di settimane fa il professor Franco Cardini ha spiegato ai lettori del Fatto che nell’Europa cristiana l’epoca delle grandi epidemie va dalla metà del Trecento alla metà del Seicento. Il picco fu tra il 1347, quando arrivò la yersinia pestis a Messina con le navi genovesi che portavano il grano dal mar Nero, e il 1351-52. Da un articolo del Corriere abbiamo appreso dell’esistenza di un documento del 1377 (custodito negli Archivi di Dubrovnik, oggi in Croazia, all’epoca veneziana), dove si ordina che prima di entrare nella città, i nuovi arrivati dovessero trascorrere 30 giorni in un luogo ad accesso limitato fuori dalla rada in attesa di vedere se i sintomi della peste si fossero sviluppati. In seguito, l’isolamento fu prolungato a 40 giorni. Di qui, la quarantena. Nel 1347 (ante picco) Venezia contava 120.000 abitanti, che furono decimati di tre quinti in diciotto mesi di peste.

Remoto Prima era l’aggettivo da mettere vicino al passato che al Nord si fa così fatica a coniugare. Ora è il modo di vivere virtuale: tutto – dal lavoro alla spesa – si fa da remoto.

Tampone Per le ragazze è una parola più comune, perché è sinonimo di assorbente interno (il tampone si usa per fermare le emorragie). Il termine viene dal francese tampon, “tappo”. Quelli di cui si parla oggi sono i tamponi diagnostici, usati per verificare l’esistenza degli agenti patogeni del Codiv 19.

Ventilatore Le cose che diamo per scontate, sono le più necessarie. La libertà per esempio: e come ci accorgiamo in questi giorni di clausura forzata, non è piccola cosa. La libertà è necessaria come l’aria, scrivevamo sugli striscioni da ragazzini. Ora anche l’ossigeno diventa un bene prezioso e il ventilatore non ci fa più pensare all’afa estiva: i ventilatori polmonari utilizzati nei reparti di terapia intensiva sono troppo pochi.

Manzini: “Sesso protetto, niente zuccheri e i libri più ‘pesanti’”

Lista lunga e dettagliata di cosa evitare per lo scrittore Antonio Manzini: “Tutti gli zuccheri”.

Anche la Nutella?

Sì! Niente carboidrati, niente dolci, basta superalcolici, al massimo un bicchiere di vino.

Modalità: tortura?

Vanno bene le proteine, la vitamina C e la frutta fuori dai pasti.

E poi?

Attività fisica, flessioni in casa, yoga.

Anche lei pratica sport?

(Incertezza) Rispetto a questo punto faccio un po’ schifo.

Sesso?

È giusto trombare tantissimo e possibilmente con il preservativo.

Per il contagio è inutile.

No, è per evitare di mettere al mondo un figlio depresso.

Esagerato…

Sarebbe il frutto di un ripiego, non di una volontà, nato dopo un ‘oggi non ho niente da fare’.

Figlio esistenzialista.

Un pargolo affetto da frustrazione coatta prenatale.

Cosa non può mancare in casa?

I libri. Assolutamente i libri. Se siete in deficit, va trovato un metodo per colmarlo.

Consigli per la lettura?

Vista la fase, è giusto affrontare i testi che per le misure ci spaventano, come Il Conte di Montecristo, I Miserabili, Il Circolo Pickwick. Anzi, tutto Dickens, poi la letteratura vittoriana, alla George Eliot, e Genji Monogatari di Murasaki Shikibu. Sono 2.000 pagine (scatta un allarme verso la moglie: “Sta andando a fuoco tutto!”. “Antonio è la stufa”. “Ah sì? Sembra la fumata nera del Conclave”).

Serie tv.

Rocco Schiavone è sui canali Rai; poi subito The Crown e Downton Abbey, e se uno è appassionato di zombie come me, allora The Walking Dead.


Ma lei veramente non mangia alcun dolce?

(Silenzio turbato) In realtà ho appena preso un pezzetto di cioccolata.

@A_Ferrucci

Fare la spesa, andare in edicola. Le gioie delle piccole evasioni

Visto che dobbiamo “stare a casa”, chi ha tempo libero e vuole spenderlo per raccontare la sua vita in quarantena e condividerla con gli altri ha a disposizione le pagine del Fatto. Siamo una comunità e mai come oggi sentiamo l’esigenza di “farci compagnia” sia pur a distanza. Come i giovani che, nel Decamerone di Giovanni Boccaccio, si riunirono per raccontarsi novelle durante la peste di Firenze. Inviateci foto, raccontateci cosa fate, cosa inventate per non annoiare i figli e non allarmare i nonni, quali libri, film e serie tv consigliate all’indirizzo lettere @ilfattoquotidiano.it. Ci sentiremo tutti meno soli.

 

Inattesi incidenti tra le mura domestiche
Questo Coronavirus ha rotto! Vivo a un’ottantina di chilometri dalla prima zona rossa di Codogno, a uno sputo da Milano… ehm, sputo… è meglio non usare questo termine infettante, non è il momento. Le abitudini sono state rivoluzionate, ormai dal 21 febbraio e non si vede una conclusione: siamo spaesati, sbalorditi, increduli. L’unica uscita tranquilla la faccio in guardino, ho bisogno d’aria pulita, fresca. Sono intenta a respirare, quando una vocina attira la mia attenzione: “Ehi!”. Mi avvicino alla siepe di confine e intravedo Luigia, la vicina. Parla con una mano davanti alla bocca, emette parole disarticolate che stento a comprendere: “Oh, sapessi cosa mi è accaduto: un disastro, una tragedia!”. “Oh, porca miseria!”, arretro in un balzo di due metri, che uno potrebbe non bastare, per sicurezza. “Dove vai, che cosa hai capito? Mi è caduto il ponte dei due incisivi!”.

Stefania Fiorin

 

Il tragitto per l’edicola e il tassista salviniano
Caro Marco, oggi a Bassano del Grappa sono andato in edicola per prendere il Fatto, ma ho rischiato il linciaggio da parte di un tassista salviniano. Forse aveva appena letto il tuo editoriale oppure voleva vendicarsi di quella volta che durante il tragitto da Venezia a Bassano ti volevi togliere le scarpe all’interno del taxi. Accidenti a te, la prossima volta che scrivi qualcosa sul Cazzaro almeno avvisami!
Wakan Tanka

 

Amare senza i baci, ma con gli occhi
Ci hanno detto di stare lontani, di non toccarci, di non baciarci, di non accarezzarci: sono le regole della quarantena. Le mani devono sempre essere pulite, adamantine e non possono neppure sfiorare le sue. Gli amanti, dunque, non godono dell’intreccio, dell’abbraccio, non si può dire che siamo un corpo e un’anima sola. Cosa resta per amarci? Per sentirci vicini, anche se lontani? Lo sguardo degli occhi. La quarantena porta al pensiero dell’amore, come se si smaterializzasse, fosse solo spirituale, un incontro di anime in una pianura con un cielo terso: due fili d’erba che si intrecciano, perché li porta il vento ad incontrarsi per forza. Ora posso solo malamente vederti da lontano: bellissima, mai sfiorita, quando prepari il mio caffè con la cura del cuore e lo lasci lì sul tavolo. Non ti posso toccare.
Biagio Riccio

La nuova socialità fuori dal supermercato
Sono andata al market, si entrava uno alla volta, non più di 4 distribuiti in 200mq dentro. Siamo ad Adelfia, vicino Bari, nella fila non si era uno dietro l’altro, come al nord, bensì in circolo fra un marciapiede e l’altro, a due metri di distanza, con guanti di gomma e mascherine e tutti a chiacchierare e socializzare… a raccontarsi le angosce di questi giorni… i bambini che si portano a prendere il sole sul terrazzo perché al parco chi li tiene lontani… e poi le scuse per tenerli lontani dai nonni! E i compiti online, e la divisione delle cose da fare: uno per famiglia esce per la spesa, a turno… Ciò che non sono riusciti a fare i corsi della terza età, lo ha fatto un virus… Ognuno una storia da raccontare. Che dire, quasi mi spiaceva quando è arrivato il mio turno.
Graziamaria Pellecchia

In un borgo del Cilento una web tv per rivedersi
Proprio in questi giorni abbiamo ultimato il recupero delle registrazioni audiovisive della piccola tv locale attiva negli anni 80/90, con filmati di vario genere (feste religiose, rassegne canore di bambini, gare sportive, concerti, dibattiti, ecc.) testimonianze della vita dell’epoca, che coinvolgevano le 2000 anime del borgo cilentano di Pisciotta (Salerno). Pubblichiamo giornalmente, su una web tv dedicata, spezzoni delle registrazioni dove, come attraverso un album digitale di famiglia, i genitori possono mostrare ai propri figli eventi vissuti nella loro infanzia e la popolazione ha la possibilità di rivedersi. Occasioni per riflettere sullo scorrere del tempo e sui suoi mutevoli scenari.
Cilento Cultura in Movimento

Lezioni di calligrafia su Instagram
Ciao, io insegno calligrafia dalla mia diretta Instagram ogni giorno alle 17. Sono contenta se mi aiutate a diffondere l’iniziativa.
Barbara Calzolari

La notizia migliore di questi giorni
Caro Direttore, lei ci ha salvato la vita! Dato che il nostro tabaccaio di fiducia era chiuso, ero convinto che la serrata fosse dovuta anche per loro, quand’ecco che nel suo editoriale leggo il contrario. Subito mia madre, munita di mascherina e guanti, è corsa in cerca di un tabaccaio e ne ha trovati aperti. Evidentemente il nostro si sta solo facendo una vacanza. Lei e la sua redazione dovreste essere veramente orgogliosi: avete evitato che in casa avvenisse una “situazione Shining”.
G. C.

“Chiuso in casa con le galline. E questo governo è il meglio”

Pronto, Proietti le va di fare due chiacchiere? “Voglio vedere se riusciamo a non drammatizzare una situazione che è già drammaticissima”.
Intanto ha tolto dalla naftalina antiche tradizioni: “Abbiamo comprato tre galline, due delle quali ci danno l’ovetto fresco”.Le galline hanno un giorno di riposo a settimana. “E c’è un problema: lo producono lo stesso giorno, sarebbe meglio si alternassero”. Non scherza, ma sorride, con il sorriso alla Gigi Proietti, un po’ rauco, profondo, sedimentato, di chi non intende cedere alla malinconia, però consapevole e co-protagonista della difficoltà generale.

Non esce per le uova…

Voglio rispettare fino in fondo le disposizioni del Governo e della sanità. E poi la sto prendendo come una forma di riposo dopo un periodo di lavoro faticoso; comunque una frase generale di questo periodo è: “Riusciremo a tornare alle abitudini di prima? alla normalità?”.

Risposta?

La normalità è la cosa più mutevole della storia, bisognerà vedere cosa sarà essere normali.

I messaggi sono allarmanti.

Quando sento dire “non bisogna allarmarsi”, è il momento in cui mi preoccupo.

Nascondono il panico.

E poi insistono, si lamentano: “Vi rendete conto? i cinema e i teatri chiusi!”. Ma di cosa si scandalizzano? La gente dell’establishment è difficile vederla seduta in platea. E per quanto riguarda i cinema, a Roma, negli ultimi anni ne hanno serrati 46 e nessuno di loro si è scandalizzato.

È una lettura della situazione inedita.

Sarà pure inedita, ma è la realtà. E oggi anche il clima che stiamo vivendo è inedito e non mi dispiace, e non solo a me, come si sta muovendo il Governo; (ci pensa) intanto a Codogno la situazione è migliorata e speriamo continui.

L’Informazione?

Si avverte una frenesia illogica nel voler comunicare qualunque battito di ciglia: sul cellulare mi arrivano, da varie fonti e ogni due minuti, delle “news”: ammalati, positivi, morti e guariti. Contagiati.

È il conteggio.

Qualcosa non torna: se tutti i morti fossero per il virus, sarebbe una percentuale impressionante.

Invece?

Dopo aver comunicato il numero di morti, aggiungono una postilla che in realtà è fondamentale: nello stesso conteggio ci sono i deceduti per il virus e quelli con il virus, e questi ultimi andrebbero inseriti in un altro filone.

E se Salvini fosse stato a Capo dell’Esecutivo?

(Silenzio. Cambia tono. Abbassa ulteriormente la voce e scandisce le parole). È difficile trovare qualcuno meglio di questo Governo, non vedo all’orizzonte un’alternativa all’operato di Conte e dei ministri, ma qualche errore era quasi inevitabile: ci siamo trovati davanti a qualcosa di sconosciuto e grave.

Il Coronavirus come il “Cavaliere nero”…

Qui tocca comportarsi al contrario: uno gli deve rompe er ca’…

Consigli per la lettura.

Il Don Chisciotte e Moby Dick: ogni dieci anni li riprendo in mano.

Film.

Tutto Hitchcock e tutto Billy Wilder, poi certi capolavori della commedia all’italiana, magari il grande De Sica.

E poi…

La banda degli onesti: per un attore i tempi di recitazione di quei film sono pazzeschi, sono una scuola; ah, mi divertono le vecchie pellicole tipo Maciste. Sono una goduria. Da ragazzo non mi perdevo nessuno dei forzuti.

Si andava al cinema…

Un pomeriggio mi ritrovo con un amico. “Che famo?”. “C’è Maciste”. “Gajardo, ‘ndove?” “Al Giulio Cesere”. “Va bene, ma sediamoci nella prima fila della galleria, così appoggiamo li piedi”.

Perfetto.

Questa inciviltà era normale. A un certo punto, mentre Maciste sta per spezzare le catene, palesemente di polistirolo, sento uno alle spalle che inizia a tifare: “Daje… ‘nnamo… sbrighete”. Ci giriamo e scopriamo che in tutta la galleria c’era solo lui. Al momento finale si alza in piedi e applaude. Serio. (Rumori in sottofondo, pentole).

Prepara l’uovo?

Anni fa avevamo delle galline molto belle, intoccabili, le mie figlie le adoravano, e a ognuna era stato assegnato un nome e cognome.

Guai al brodo.

Appunto: un anno andiamo in vacanza, e dopo qualche giorno, a Ferragosto, mi chiama il signore che ogni tanto andava a controllare casa e giardino.

E insomma…

Alzo la cornetta: “Signor Proietti è successa una disgrazia”. “Cosa?”. “Ha presente quella gallina bella grossa, nera”. “Embè?”. “Ha inciampato. È morta”.

Morta, così?

“Ha inciampato, è morta” è una delle battute più belle, da teatro dell’assurdo, una fake news esilarante, fatto salvo il dolore per l’animale. Poi il signore aggiunge: “Che ce devo fa?”.

Risposta?

Bisogna spiegare che a Roma il piatto di Ferragosto è il pollo con i peperoni. “Che ce deve fa? Se la porti via”. (Diventa serio) Ho scritto una cosa…

Prego.

Roma vista così, dice qualcuno è spettrale. E io rispondo no, è bella. Molti non l’avevano mai vista deserta, magari perché troppo giovani, e adesso la guardano con stupore. Qualcuno dirà: “Ma non me l’aspettavo, non me ne ero accorto”. Un tempo se vedeva così vuota per metà agosto, perché non c’erano le ferie a scaglioni, e molti restavano in vacanza un mese; poi qualcuno ha cominciato a passarle a Roma, proprio per godersi la città più bella del mondo. Ed è capitato pure a me. Certo i motivi oggi sono dolorosi, e diversi da allora, e Roma sembra dire, per consolarci: “Ho visto de peggio, nei secoli”. Roma è madre. E allora Milano che dè? “Boh, sarà zio. Suona bene: zimilano”. Siamo veramente tutti lombardi. In questo momento siamo tutti milanesi.

Colle, Lega e Pd: cinquanta sfumature anti-europeiste

L’Italia ha bisogno di tutto il sostegno dell’Europa, ma l’Europa finora non si è mossa abbastanza. E neanche abbastanza unita. Ci è voluto Sergio Mattarella a dare una scossa, giovedì sera, dopo l’uscita della presidente della Bce, Christine Lagarde (“Non siamo qui per chiudere gli spread”), che ha fatto tracollare la Borsa di Milano. Mentre nella politica italiana si è avuto un rigurgito di anti-europeismo. Non si è fatto sfuggire l’occasione, Matteo Salvini per tornare a evocare l’Italexit: “Prima si chiude Schengen meglio è”.

Ma al netto dei leghisti è tra chi in questi mesi ha lavorato per costruire un’immagine dell’Europa diversa, ma anche per posizionare meglio l’Italia, che le parole della Lagarde sono state accolte con sgomento. Tanto più che arrivano dopo la chiusura delle frontiere di Austria e Slovenia e il mancato invio di materiale medico. È partita subito un’operazione di pressing sulla Bce per indurla a rimodulare il suo atteggiamento. Con la richiesta di dimissioni da parte degli europarlamentari M5S della presidente della Bce. Ma soprattutto il Pd ha messo in campo una task force visto che sono i suoi uomini ad essere nei ruoli chiave. E dunque, prima di tutto il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri e il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni. Ieri mattina, David Sassoli definiva “superficiali” le parole della Lagarde e il Pd si spingeva ad annunciare un’interrogazione: Consob deve verificare “se esistano le condizioni per una ispezione su eventuali atti speculativi legati alla giornata borsistica” di giovedì, in connessione con le dichiarazioni della Lagarde. Un sospetto pesante. Poi la Bce ha corretto il tiro e Ursula von der Leyen ha annunciato il pacchetto di misure della Commissione. I toni si sono rilassati. Ma nella sostanza resta un monitoraggio attento e soprattutto un lavorio costante.

La Bce ci manda giù, ma la Cina ci aiuta: la geopolitica solidale

“Oltre ai materiali, abbiamo portato più che altro i sentimenti di amicizia del popolo cinese”. La frase del vicepresidente della Croce rossa cinese, Sun Shuopeng, aiuta a cogliere il senso degli aiuti cinesi sbarcati l’altra sera a Fiumicino. “È stata una notte ricca di emozioni”, ha commentato l’ambasciata cinese che ha pubblicato sul proprio profilo Twitter l’immagine che vedete in pagina.

Certi viaggi, certe relazioni, certe immagini possono segnare un’epoca. Quella della presidente della Bce che getta a mare i destini finanziari dell’Italia e quella, contestuale, dell’aereo Air China che ci porta aiuti, lo fanno nel campo della geopolitica.

Luigi Di Maio, smettendo i panni del “capo politico” ha preso sul serio il mestiere di ministro degli Esteri e dopo gli svarioni su “mr Ping” o sul “coronavairus” ha lavorato per questo obiettivo, umanitario, ma anche politico.

Nel cargo di 31 tonnellate di materiali donati alla Croce rossa italiana ci sono soprattutto “monitor, ventilatori, pompe a infusione e altre attrezzature che servono per allestire 30 letti di terapia intensiva”. Ci sono anche “200 mila mascherine filtranti” e nove esperti, compreso il coordinatore dei medici di Wuhan, venuti a discutere con i colleghi italiani delle terapie utilizzate.

C’è chi ha parlato (lo ha fatto Il Foglio) di finti aiuti perché in realtà si sarebbe trattato di un semplice scambio commerciale. Interpellata dal Fatto, la Farnesina ha precisato che quella di Fiumicino è una donazione e che, poi, ci saranno gli acquisti. “Ma gli acquisti ci servono, e in questa situazione essersi garantiti delle forniture certe è un vantaggio” si fa notare.

Sul filo dei sentimenti e delle emozioni può essere registrata anche la dichiarazione di Luigi Di Maio secondo cui “se sei solidale ricevi solidarietà”. In questa scia anche il presidente della Croce rossa, Francesco Rocca, che fa notare una novità: “L’Italia è sempre stato un Paese donante, non è di solito un Paese ricevente. E questa è una delle cose più significative e belle di questa donazione”.

Ma il fatto che alla porta dell’Italia, nel momento della sua più grande crisi dopo la Seconda guerra mondiale, si presenti la Cina di Xi Jiping è un dato geopolitico. Di Maio ne era consapevole quando tre giorni fa ha avuto la conversazione con il suo omologo cinese da cui è partito tutto. E questa novità può essere senz’altro ascritta alla sua gestione. Tanto più che, contestualmente, gli Stati Uniti si sono impantanati nel negazionismo del presidente Trump, che ora deve dichiarare lo stato di emergenza in tutto il Paese. Niente Usa, niente Unione europea, avanti la Cina. Che non ci risolverà la crisi e che approfitta di questi eventi per migliorare la propria immagine e ingaggiare con decisione la battaglia egemonica con l’Occidente. Ma intanto ci aiuta.

“Sull’Europa avevamo ragione noi 5Stelle Lagarde? Un passo indietro sarebbe giusto”

L’epidemia ha costretto a restare a casa anche lei, la vicepresidente del Senato. “Mercoledì prossimo però è prevista una capigruppo a Palazzo Madama: il Parlamento deve rimanere attivo, serve al Paese”, sostiene Paola Taverna, veterana del M5S. La voce tradisce l’ansia: “Certo, sono preoccupata, è incredibile quanto sta accadendo. Ma ci rialzeremo”.

Come vive e lavora da casa?

Ho appena partecipato alla riunione dei senatori del M5S in videoconferenza. Bisogna andare avanti.

Avrete parlato anche di Europa. Giovedì la presidente della Bce Christine Lagarde aveva sbattuto la porta in faccia all’Italia, ora la Commissione europea ci tende la mano. Che ne pensa?

Lagarde ha dimostrato la totale incapacità di capire la situazione, e il crollo delle Borse ne è stata la prova. Le sue parole sono incommentabili.

Giorgia Meloni sostiene che il governo ne debba chiedere la rimozione. Condivide?

Non vorrei personalizzare: l’importante è che la Bce faccia ciò che deve, al di là della sua persona. Certo, se Lagarde facesse un passo indietro sarebbe ben accetto.

Però resta il tema del rapporto difficile con le altre nazioni della Ue. L’Italia ha chiesto aiuti concreti agli altri Paesi per fronteggiare il coronavirus, ma per ora si è mossa solo la Cina. Sconsolante, no?

(Sospira, ndr) Ho visto che la Germania ha appena bloccato l’esportazione di una partita di mascherine in Italia.

Appunto.

Purtroppo alcuni Paesi hanno ancora una visione egoistica dell’Unione. Però la Commissione europea, sbloccando all’Italia miliardi preziosi, ha dato un segnale importante. Di certo da ora in poi deve cambiare tutto.

Cioè?

Questa pandemia sta dimostrando quanto sia sbagliata l’idea di un’Europa dei banchieri e dell’austerità, un’Unione dei pareggi di bilancio. E il prezzo lo hanno pagato innanzitutto settori fondamentali come la sanità, anche per colpa di certi governi.

Fino a qualche anno fa il Movimento teorizzava la necessità di un referendum sull’euro…

Sì.

Avete fatto bene a cambiare idea? Magari un po’ della vostra base in questi giorni rimpiange la vecchia linea.

Io rispondo così: in che condizioni saremmo oggi se fossimo fuori dalla Ue e dall’euro?

Quindi?

Quindi avevamo ragione noi del M5S a chiedere che l’Europa deve cambiare, diventare una vera comunità in cui i Paesi si aiutano l’uno con l’altro, con parametri economici molto diversi.

Matteo Salvini urla: “Prima si chiude Schengen meglio è”. Ha gioco facile a dirlo, in un quadro del genere.

Non voglio perdere tempo a commentarlo. Piuttosto voglio ricordare l’enorme lavoro di questo governo.

Nessun ritardo, nessuna incertezza?

Potremmo anche aver commesso qualche errore, ma questo esecutivo sta affrontando con coraggio ed efficacia qualcosa di mai visto.

Diversi parlamentari propongono di permettere le votazioni online agli eletti. Vista la situazione, potrebbe diventare quasi necessario.

Dal punto di vista regolamentare non si può fare. Ci sono limiti che non vogliamo e non possiamo superare. In alcuni Paesi è già possibile, magari in futuro lo sarà anche da noi.

Neanche voi Cinque Stelle, quelli della democrazia diretta?

L’immagine del Parlamento che continua a lavorare è necessaria all’Italia. Nelle votazioni sullo scostamento di bilancio di mercoledì i parlamentari hanno votato in piccoli gruppi e abbiamo raggiunto la soglia necessaria. Il meccanismo ha funzionato, e si può replicare.

Bruxelles sospende il rigore Ma i soldi veri non ci sono

Il giorno dopo il disastro comunicativo della Bce di Christine Lagarde (“Non siamo qui per ridurre gli spread”) che ha fatto collassare le Borse, Bruxelles prova a rimediare annunciando di essere pronta a sospendere le regole fiscali finché durerà la recessione.

L’annuncio arriva dopo due settimane in cui la Commissione è rimasta inerme, mentre ogni Stato procedeva da sé, specie a danno dell’Italia, chiudendo frontiere, bloccando merci (Austria e Slovenia) ed export di materiale medico (Germania e Francia). La presidente Ursula von der Leyen si presenta in conferenza stampa assieme ai vice Valdis Dombrovskis (Economia) e Margrethe Vestager (Concorrenza): “Siamo assolutamente pronti ad aiutare l’Italia con tutto ciò che è necessario – spiega –. Questo Paese è gravemente colpito dal coronavirus e ha bisogno di aiuto”.

Il “pacchetto” di misure, se così si può definire, è in due tempi: da subito ogni spesa necessaria per la risposta alla pandemia viene esclusa dal calcolo del deficit per consentire all’Italia, e ben presto ai Paesi che saranno colpiti, di sospendere i versamenti fiscali, sostenere le imprese e i lavoratori con gli ammortizzatori sociali. Saltano anche i paletti sugli aiuti di Stato, la cui autorizzazione verrà data in tempi record (“anche in 24 ore” spiega Vestager). Bruxelles proporrà poi al Consiglio europeo, cioè ai capi di Stato e di governo, di sospendere del tutto il Patto di stabilità e crescita ricorrendo alla “clausola di salvaguardia” prevista per casi eccezionali. Nessun Paese dovrà aggiustare i conti se entrerà in recessione. Il Fiscal compact è sospeso.

Fin qui, siamo alle mancate sanzioni ai Paesi che aumentano i disavanzi per fronteggiare l’emergenza. Ma di soldi veri la Commissione ne stanzia ben pochi. Resta il fondo da 25 miliardi (per tutta l’Ue) già annunciato, a cui ieri si sono aggiunte risorse che portano il totale a 37 miliardi. Non si tratta però di nuovi fondi, ma di un sostanziale riassesto dei programmi esistenti della politica di coesione, a cui si aggiunge un’iniezione di liquidità da quasi 8 miliardi ricavata da un intervento sui prefinanziamenti dei programmi stessi che sarà dedicata a sostenere le piccole e medie imprese.

L’annuncio non riesce a sostenere il rimbalzo dei mercati. Dopo una prima fiammata, le Borse europee chiudono in positivo, ma senza recuperare il tracollo di giovedì (Milano segna +7% dopo il -17% del giorno prima). Un rally partito con le rassicurazioni del capo economista (e membro del comitato esecutivo) della Bce Philip Lane sul fatto che Francoforte “è pronta a fare di più e adottare tutti gli strumenti, se necessario, per evitare che salgano gli spread”. Il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi a dieci anni ieri è sceso di soli 20 punti, a 240, dopo essere salito di 60 punti giovedì. Le mancate rassicurazioni della Lagarde hanno fatto dubitare i mercati della reale volontà di Francoforte di sostenere l’Italia tenendo sotto controllo i rendimenti dei titoli di Stato. Ieri l’ex capo economista del Fondo monetario internazionale, Olivier Blanchard, ha auspicato che la Bce intervenga in soccorso di Roma attraverso le Omt, gli acquisti illimitati di bond pubblici e le linee di credito a condizioni non di mercato, annunciate da Mario Draghi nel 2012 e mai utilizzate senza imporre all’Italia il draconiano memorandum con il Meccanismo europeo di stabilità previsto per questo genere di interventi.

Ieri Von der Leyen ha cercato di lanciare un messaggio rassicurante, spiegando di aver convinto Francia e Germania ad allentare le restrizioni alle esportazioni dei dispositivi di protezione come le mascherine, di cui l’Italia ha un bisogno disperato, mentre la commissaria ai Trasporti, Adina Valean, ha ammonito i Paesi a non ostacolare la libera circolazione delle merci annunciando che il caso al valico del Brennero dovrebbe finire nel weekend.

Bruxelles, intanto, si prepara allo scenario peggiore. I suoi tecnici stimano che la recessione colpirà tutti i Paesi europei. Lunedì l’Eurogruppo (i ministri delle Finanze dell’area euro) dovrebbe annunciare l’azione coordinata auspicata dalla Bce. Ma ogni Paese sta già andando per conto suo. La Germania, per dire, ha annunciato che userà i 550 miliardi della Kfw, la banca di sviluppo statale, per sostenere le sue imprese, entrando anche nel capitale se serve. L’Italia ha ottenuto il via libera all’extra-deficit da 20 miliardi. L’Inghilterra si è portata avanti: oltre 76 miliardi di sterline in 4 anni. È il primo vero effetto della crisi sanitaria in atto.

20 mila Mascherine Fermati a Milano: tentavano di rivenderle all’estero

Decine di migliaia di mascherine. Centinaia di migliaia di guanti. Mentre in Italia manca l’attrezzatura protettiva per i cittadini e soprattutto per gli operatori sanitari c’è chi, in barba ai divieti di esportazione, cerca di speculare e di rivendere il preziosissimo materiale all’estero. Soltanto ieri l’Agenzia delle Dogane e la Guardia di Finanza hanno effettuato almeno tre operazioni. A Milano un primo intervento ha condotto a fermare ben 19.980 mascherine perché destinate all’esportazione verso il Brasile senza l’autorizzazione. Il materiale requisito è stato subito consegnato alla Regione Lombardia perché fosse utilizzato secondo le finalità indicate dal capo del Dipartimento di Protezione civile.

Non è il solo caso: un’altra operazione delle autorità ha portato a requisire 420 mascherine chirurgiche provenienti dagli Stati Uniti d’America e destinate a una società con sede legale nella provincia di Milano. Anche questi dispositivi sono stati consegnati alla Regione e alla Protezione Civile perché fossero distribuiti a chi opera sul campo.

Mascherine, ma anche guanti che la gente cerca come il pane rischiano di prendere la strada dell’esportazione. Magari verso la vicina Svizzera. A Como la dogana e la Finanza hanno fermato un carico che conteneva addirittura 800mila guanti monouso in vinile, 40mila guanti in lattice e 120 mascherine con valvola di classe FFP 2.

Intanto l’Agenzia delle Dogane sta cercando di accelerare al massimo le procedure di controllo del materiale sanitario proveniente dall’estero. L’associazione degli spedizionieri portuali cinesi – che raccoglie circa 25mila operatori – ha inviato una lettera ai colleghi del nostro Paese: vogliamo aiutare l’Italia, questo il senso del messaggio, ma dobbiamo sapere come fare perché il materiale una volta arrivato a destinazione ottenga un rapido lasciapassare. C’è il problema infatti della certificazione Ue dei prodotti, ma esiste anche il rischio della contraffazione: mascherine ‘taroccate’ o non adatte rischiano infatti di essere pericolose e di non proteggere chi le indossa.

Fabbriche aperte. E il decretone diventa omnibus

Le fabbriche non chiuderanno, ma le misure per evitare i contagi saranno più chiare e stringenti. Quindi al massimo qualche fermata temporanea per mettersi a posto, ma poi i macchinari si rimetteranno in moto. Il governo si è impegnato a distribuire guanti e mascherine per lavorare a operai e non solo.

È stata una giornata lunga: prima una videoconferenza tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i vertici di Cgil, Cisl, Uil e Confindustria. Poi un pomeriggio di confronto per arrivare a un protocollo condiviso. In serata, nuovo round per la quadra definitiva. Sull’esito della trattativa, i sindacati si esprimeranno stamattina. “Con la protezione civile stiamo compiendo sforzi straordinari per essere nella condizione, già nei prossimi giorni, di distribuire gratuitamente a tutti i lavoratori dispositivi di protezione individuale”, è la promessa del premier. L’intesa vuole rendere più specifici gli obblighi per le aziende, dopo che il decreto dell’11 marzo ha previsto l’obbligo di assumere “protocolli di sicurezza anti-contagio” per quelle non coinvolte dalla serrata. La Confindustria ha elaborato un codice di autoregolamentazione, il ministero della Salute ha tracciato le sue linee guida. Il lavoro fatto è stato di sintesi: le nuove regole riguardano ora ogni aspetto della vita in azienda: dai turni di ingresso e uscita, alle mense, agli spogliatoi, alle trasferte. Tutte potenziali occasioni di contagio che devono essere azzerate.

In mattinata, il leader della Cgil Maurizio Landini aveva ricordato anche di ciò che si sta vivendo nei supermercati, lanciando l’idea di chiudere la notte, il sabato e la domenica, per dare più riposo a commessi e cassieri. Poi un riferimento al pianeta del commercio online, con i pericolosi assembramenti nei magazzini della logistica e con i rider a contatto con i clienti non sempre in condizioni di sicurezza. Le piattaforme come Glovo e Deliveroo hanno creato fondi per sostenere i fattorini che dovessero contrarre il virus o che fossero costretti in quarantena. Per i collettivi autonomi come Deliverance Milano, è un palliativo: “Per le aziende puoi ammalarti ma non fanno nulla per difenderti dal rischio”.

Tornando all’industria, ieri è stata un’altra giornata di mobilitazioni. Fincantieri ha deciso di fermarsi dal 16 al 23 marzo; Fiom e Fim hanno protestato perché l’azienda ha chiesto ai lavoratori di anticipare le ferie di agosto. Caos anche all’Abb per una sorta di referendum con cui l’impresa ha chiesto ai dipendenti di esprimersi sull’ipotesi di chiusura: “Indecente – ha detto la Fiom – scaricare sui lavoratori la responsabilità”. Anche Arcelor Mittal ha proposto una serie di misure anti-contagio per l’ex Ilva di Taranto: Fiom e Uilm le hanno definite “non esaustive”. Scioperi proclamati anche in Leonardo. Sul fronte call center, Almaviva ha annunciato di volerli chiudere e attivare il telelavoro (tranne per quelli che a Palermo rispondono al 1500, numero legato all’emergenza Coronavirus, ma – dicono – si sta lavorando per remotizzare anche quello).

Oggi, intanto, dovrebbe arrivare il decretone con i 15 miliardi per il rinforzo alla sanità e le misure economiche. Dalle bozze esce fuori un provvedimento omnibus che sembra una manovra finanziaria (cosa che non piace alle opposizioni). Previsti un miliardo per il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese e 3,8 da destinare alla moratoria di mutui e prestiti. La cifra per la cassa integrazione in deroga, estesa a tutti i lavoratori, dovrebbe aggirarsi tra i quattro e i cinque miliardi. Allo studio anche misure per aiutare i lavoratori stagionali del turismo, che non possono essere coperti dagli ammortizzatori sociali. I congedi parentali aggiuntivi per i genitori potrebbero arrivare a 15 giorni, mentre la quarantena sarà equiparata alla malattia. A questi saranno affiancati voucher per le baby-sitter.