Habemus il procuratore di Roma. È Michele Prestipino. La sua nomina è stata a maggioranza e dopo un ballottaggio con il procuratore di Palermo Franco Lo Voi: 14 a 8. Come anticipato dal Fatto, determinanti per la sua nomina sono stati i voti dei tre togati di Unicost, al primo turno per il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo e di due dei tre laici di M5S.
Procuratore aggiunto di Roma, capo dell’Antimafia della Capitale, Prestipino è stato il reggente dopo il pensionamento di Giuseppe Pignatone, 10 mesi fa. Con Pignatone c’è stato un lungo sodalizio professionale che risale al periodo in cui i due magistrati erano a Palermo. Lì, Prestipino ha condotto l’indagine sull’arresto di Provenzano ed è stato tra i pm che hanno chiesto e ottenuto la condanna dell’ex presidente Cuffaro. Come aggiunto, ha seguito Pignatone a Reggio Calabria e Roma.
Lo sconfitto al ballottaggio, il procuratore Lo Voi, pare prossimo alla nomina a Pg di Milano al posto di Roberto Alfonso, appena andato in pensione. Lo Voi è in corsa anche per il posto di Pg a Roma, lasciato libero da Giovanni Salvi, ora Pg della Cassazione, insomma avrebbe di che consolarsi per questa sconfitta. E pensare che quando partì la corsa per la successione a Pignatone, Lo Voi, considerato una sorta di gemello professionale dell’ex procuratore, era il favorito. Invece, il 23 maggio 2019, in Quinta commissione ebbe una sola preferenza, come Creazzo. Quattro, invece, per Alfredo Viola, Pg di Firenze, anche lui di Mi come Lo Voi. Poi, come noto, saltò il plenum a causa dello scandalo nomine e quel voto fu azzerato. Tutta “colpa” di un trojan inserito dagli inquirenti perugini nel cellulare dell’allora ancora potente ex Csm e pm di Roma, Luca Palamara. Cinque togati di Mi e di Unicost si sono dovuti dimettere: architettavano piani di nomine, quella di Roma per prima, di notte, in un hotel romano, oltre che con Palamara, anche con il collega in aspettativa e deputato del Pd renziano, Cosimo Ferri (ora di Iv), con Luca Lotti, Pd fedelissimo di Renzi e imputato per Consip a Roma. Quella sera, l’ex togato Luigi Spina rassicura Lotti, che non vuole Creazzo né a Firenze per i guai giudiziari dei genitori di Matteo Renzi, né a Roma per i suoi di guai: “Ho capito, te lo dobbiamo togliere dai coglioni”. E tutti tifano, a sua insaputa, per Viola. Proprio Creazzo starebbe pensando a un ricorso dopo l’esclusione di ieri. Anche lui, però, concorre al posto di Pg di Roma. Non è escluso che al Csm decidano di promuovere i due procuratori battuti da un procuratore aggiunto: Lo Voi a Milano e Creazzo a Roma.
Quanto al voto di ieri, al primo turno Prestipino non ha raggiunto la maggioranza. Per lui hanno votato i 5 togati di Area, sinistra (Cascini, Chinaglia, Dal Moro, Suriano, Zaccaro), 3 dei 5 consiglieri di AeI (Davigo, relatore, Marra, Pepe) e i laici di M5S Benedetti e Gigliotti. Per Lo Voi i 3 togati di Mi (Bragion, D’Amato, Micciché) i laici di Fi, Cerabona e Lanzi, il laico della Lega, Cavanna e il presidente della Cassazione Giovanni Mammone. Il Pg Salvi si astiene. Per Creazzo si schierano i 3 togati di Unicost, la sua corrente (Mancinetti, relatore, Ciambellini, Grillo) 2 togati di AeI (Ardita e Di Matteo) e il laico M5s, Donati. Si va così al ballottaggio. Per Prestipino votano anche i togati di Unicost e il Pg Salvi mentre per Lo Voi si aggiunge solo Donati. Tre gli astenuti: Ardita, Di Matteo e il laico della Lega Basile, già astenutosi prima. Non ha partecipato al voto il vicepresidente David Ermini.
Durante gli interventi c’è chi ha messo il dito nella piaga dello scandalo nomine e anche, dal suo punto di vista, della mancanza per Prestipino del titolo di procuratore per essere eletto. È Stefano Cavanna, laico della Lega: “Prestipino diventa oggi un cavallo di razza, prima era un brocco, non era stato neppure considerato. Manca il candidato-convitato di pietra Marcello Viola, ma non è emerso un suo coinvolgimento, come di Creazzo”. A Cavanna ribatte Giuseppe Cascini: “Nelle intercettazioni ci sono cose terribili pure su Pignatone, ma non una su Prestipino. Ha avuto il merito di sanare e pacificare l’ufficio devastato (dallo scandalo nomine, ndr) ”.
Quanto alle regole, “se venisse esplicitata la prevalenza di un direttivo su un semi direttivo non sarei d’accordo, sarebbe una gerarchizzazione. In ogni caso questa regola non c’è”. A seguire, Nino Di Matteo mette in luce quanto emerso su Creazzo, che ha votato: “Gli esponenti politici intercettati non volevano Creazzo, volevano toglierselo dai piedi. Questo è indice che almeno quella parte politica voleva influire sulla scelta del Csm e considerava Creazzo inaffidabile per i propri interessi”.