Cara redazione, il verdetto contro Harvey Weinstein segna sicuramente un punto importante a favore delle donne e del movimento #MeToo, che forse ne esce rigenerato. Mi viene in mente il vecchio detto “colpirne uno per educarne cento” e però mi chiedo: sarà davvero così? Quanti altri Weinstein ci sono a processo negli Stati Uniti e, per loro, la sentenza di New York potrà fare giurisprudenza? Il “paziente zero” individuato e “curato” farà nascere gli anticorpi, magari anche in Italia, dove alla sbarra non è ancora finito nessuno?
Maria Carmela Longobardi
Gentile Maria Carmela, invero con Harvey Weinstein non è stato colpito uno per educarne cento, ma il numero uno: il produttore per eccellenza, il totem del cinema indipendente, l’uomo da 81 Oscar, la mente dietro il successo di “Pulp Fiction”, “Shakespeare in Love” e “La vita è bella”, l’incarnazione di potere e prestigio, con una vita di lusso spesa tra Manhattan e Los Angeles.
Caduto lui, cadrà pure lo status quo sessista e discriminatorio a Hollywood e dintorni: la sua condanna è una vittoria del #MeToo, e d’ora in poi “le donne saranno ascoltate e credute”. Andrà proprio così? Intanto, stima l’americano Rape, Abuse & Incest National Network (RAINN), su 1.000 presunti abusatori sessuali 995 rimangono a piede libero. Il solo Weinstein farà primavera, la sentenza di New York giurisprudenza? In era #MeToo sono stati giudicati colpevoli Bill Cosby, il medico della Nazionale di ginnastica statunitense Larry Nassar e pochissimi altri. Se il cantante R. Kelly andrà a processo in aprile a Chicago e James Franco ha una causa pendente, i casi risolti favorevolmente per gli indiziati annoverano Kevin Spacey e l’ex membro dei Backstreet Boys, Nick Carter. Insomma, per sbrigarla calcisticamente, un pareggio sofferto. Eppure, il verdetto newyorchese – a Los Angeles lo attende un secondo processo – dice due cose: il mancato addebito di “predatore sessuale” sanziona i due stupri, ma decriminalizza il modus operandi suggerito dalle decine di accusatrici, depotenziando di fatto la vittoria del #MeToo; giustizia è fatta, nessuno, e nemmeno un titano come lui, è al di sopra della legge, anche se per venticinque anni de facto lo è stato.
Quali ripercussioni in Italia? Il caso Weinstein ha un ordine di grandezza inusitato alle nostre latitudini: non solo per la mole dell’accusato, ma per la perseveranza delle accusatrici, la tigna dell’azione giudiziaria e il coraggio – ricordiamo come tutto è iniziato – dell’indagine giornalistica. Un po’ troppo per noi, no?
Federico Pontiggia