Due giorni fa, l’Agcom ha pubblicato le motivazioni della sanzione da 1,5 milioni di euro per la Rai, contestando anche una battuta di Mauro Corona a Cartabianca(“i risparmi metteteli sotto al materasso”) e invocando l’obbligo di contraddittorio (sempre lasciando stare Porta a Porta). Ieri il cdr del Tg2 ha diffuso una nota al riguardo: “Siamo restati sorpresi nel leggere le motivazioni del provvedimento. Ci sembra che costituisca un precedente di estrema pericolosità dal momento che dimostra una volontà di entrare nel merito delle singole scelte editoriali delle redazioni”. Critico con l’azienda, invece, il segretario del Pd, Nicola Zingaretti: “È un danno per i cittadini, che ora per colmo della beffa pagheranno la multa Agcom con il canone. Invece la multa sia pagata dai responsabili, da chi ha fatto la violazione o non ha vigilato”.
Corrado Formigli
Non sanno nulla su come si fa tv, lascino decidere ai giornalisti
Il problema è che queste autorità sono di nomina politica e dalla politica dipendono, con le conseguenze del caso che spesso diventano censura. Io ritengo che nel nostro lavoro gli unici limiti debbano essere il codice penale e la deontologia, al di là di questo Autorità e Commissioni, e mi riferisco anche alla Vigilanza Rai, dovrebbero astenersi da giudizi. Anche perché in Italia di solito già si lavora con addosso la capacità di intimidirti che hanno politici e grandi gruppi. Non essendoci conseguenze per chi fa querele temerarie, possono influenzare i giornalisti anche solo minacciando denunce. Se poi ci si mettono pure le autorità, la situazione si aggrava. Durante una trasmissione è anche giusto che si possa andare un po’ sopra le righe, che ci siano ospiti che dicono persino cose sgradevoli o dissonanti. Ma è insopportabile che qualcuno che non ha mai fatto tv, totalmente estraneo a logiche di scrittura di un programma, venga a mettere bocca su come si fa il nostro lavoro.
Rula Jebreal
A Sanremo dovevamo portare uno stupratore sul palco?
Quando leggo di un contraddittorio obbligatorio non può che venirmi in mente la mia recente esperienza al Festival di Sanremo. Quando si è saputo che avrei portato all’Ariston un monologo contro la violenza sulle donne, diversi leader politici hanno protestato con la Rai chiedendo un contraddittorio. Forse volevano sul palco uno stupratore? O un assassino? Quando i miei colleghi americani hanno saputo della polemica che si era sollevata erano tutti increduli. Lo stesso accade quando un giornalista trasmette un’inchiesta sulla mafia: non si può certo pensare di avere qualcuno che venga in trasmissione a dire che “la mafia tutto sommato è buona”.
Mi sembra giusto che si intervenga quando c’è da ristabilire una par condicio sulla politica, concedendo il diritto di replica, ma in certi casi, semplicemente, il contraddittorio non può esistere. È inutile chiedere che sia sempre previsto, come invece fa l’Agcom.
Luisella Costamagna
L’Autorità dipende dalla politica, che vuole una Rai su misura
Per chi quasi vent’anni fa ha vissuto sulla pelle l’Editto bulgaro, leggere la variopinta delibera dell’Agcom, dove i commissari (tranne uno, Morcellini, che si è rifiutato di firmare) si sono sbizzarriti, con estro dadaista, a mescolare osservazioni fondate e gravi (lo scarso spazio riservato al primo partito in Parlamento, i 5S), stigmatizzazioni di servizi a senso unico, valutazioni sull’immagine della donna a Sanremo, battute di Mauro Corona sui soldi nel materasso – un’accozzaglia che finirà per vanificare anche i rilievi giusti –, sorge spontanea una domanda: perché un’autorità di garanzia, che dovrebbe vigilare su equilibrio e pluralismo, pretende di entrare a gamba tesa nei contenuti, presentandosi come “super-autore” dei programmi tv? La risposta è semplice, ed è sempre la stessa: perché è di nomina politica. Dunque, non essendo affatto indipendente, diventa lo strumento con cui la politica prova a tagliarsi addosso l’informazione che più le piace. Prêt-à-porter. La speranza è che, visto il tentativo così maldestro, nessuno ci caschi.
Massimo Giletti
Provvedimento senza senso. Il vero obiettivo sono le nomine
Il provvedimento dell’Agcom è talmente fuori da ogni logica che ci deve far pensare a quale sia il suo vero obiettivo. Contestare la trasmissione di Gad Lerner, per esempio, è assurdo: si occupava di migranti provenienti dalla Libia, doveva forse prevedere il contraddittorio di un torturatore? E Bianca Berlinguer doveva invitare qualche dirigente di Antonveneta per replicare a Corona? Dunque è evidente che il punto è un altro e devo constatare che in tanti anni non è cambiato nulla. Ai tempi di Mauro Masi e di Giancarlo Innocenzi all’Agcom, dicevano che certe cose non succedevano neanche in Zimbabwe e in effetti è ancora così, se non peggio: l’obiettivo di questa manovra è metter mani sulle nomine, dal Tg2 in poi. Lo dico dopo essermi allontanato dalla Rai proprio a causa della politica, insieme ad altri colleghi come Massimo Giannini o Milena Gabanelli. Vedendo che la situazione è ancora questa provo un certo sollievo per essere, libero, da un’altra parte, ma mi viene anche una certa tristezza.
Luca Sommi
Regole assurde, non rendano la televisione il regno dell’ovvio
Socrate tendeva a contraddire il suo interlocutore con l’ironia, strumento assoluto per mettere a nudo le convinzioni altrui.
Così faremo noi. Cosa chiede l’Agcom? Che in tv ci sia sempre il contraddittorio, su ogni cosa. Anche in caso di paradosso, come è avvenuto nello studio di Bianca Berlinguer, dove lo scrittore Mauro Corona ha invitato i risparmiatori a mettere i loro risparmi “sotto al materasso”. Paradosso o meno – Corona è plausibile che li metta lì – la cosa è evidentemente impossibile, perché non sappiamo, spesso, cosa ci dirà la persona che abbiamo invitato in studio. Cosa doveva fare la Berlinguer, avere un esperto di economia in freezer da scongelare all’occorrenza? E se Corona avesse detto che non lava mai i calzini – anche questo plausibile, detto da lui – chi doveva avere in studio? Un ossessivo compulsivo che li lava maniacalmente più volte al giorno? Quando funziona la tv è il luogo dell’imprevisto, dell’inaspettato: non rendiamola il regno dell’ovvio. Con regole bizzarre.
Petra Reski
In Germania è impensabile un intervento sui contenuti
In Germania la televisione si basa su un sistema federale, nel senso che ogni Land ha diritto ad essere rappresentato in una sorta di autorità che decide sulle telecomunicazioni. Mai però ho sentito dire che questa autorità potesse mettere in discussione i contenuti di una trasmissione o avere voce in capitolo su come strutturare un programma.
Diverso è il discorso su come regolare le presenze dei partiti e sul pluralismo: lo stesso problema che in Italia c’è con Matteo Salvini, in Germania c’è con l’Afd (Alternative für Deutschland ), ovvero il partito di estrema destra. Su questo si può intervenire, ma non certo su come impostare la trasmissione. Quello dice ha chiesto l’Agcom è impossibile da realizzare: non si può avere un contraddittorio su ogni cosa. Pensare di avere qualcuno che contesta ogni frase è ridicolo, non si potrebbero neanche più fare interviste singole.
A cura di Lorenzo Giarelli