“Ormai il tempo è scaduto…
Perché signora Fiorentini?
Perché la prescrizione cancellerà in un attimo la morte di mia madre e di un’altra persona, il signor Pozzi. Ma il nostro dolore, in prescrizione, non ci andrà mai.
Be’, è la legge che lo prevede: dopo sette anni e mezzo l’omicidio colposo si prescrive.
Esatto, che Paese è questo? In un Paese civile e democratico le morti non dovrebbero mai andare in prescrizione. Noi figli di Enrica Pavoletti ci sentiamo scippati: qualcuno ha deciso che il nostro dolore non avrà mai giustizia.
Simonetta Fiorentini, 52 anni, di professione casalinga, quel maledetto 25 ottobre 2011 ha perso la madre Enrica Pavoletti (78 anni) e insieme a lei, l’esondazione dei fiumi Vara e Magra ha portato via anche Claudio Pozzi, dipendente della società di gestione dell’Autostrada della Cisa, che quel pomeriggio era andato nel garage di casa per tirare fuori l’auto quando è stato travolto dalla “piena”. Danni milionari, strade divelte, paesini di montagna isolati e soprattutto due famiglie spezzate dal dolore: l’alluvione di Aulla e delle zone limitrofe di La Spezia, 542 millimetri di pioggia in sole sei ore, sarebbe stato solo il preavviso alla calamità che pochi giorni dopo (il 6 novembre) colpì Genova con una scia di altri sei morti. Eppure, come capita spesso in questi casi, oltre alla portata decennale dell’evento, si ipotizzò la scarsa manutenzione del Magra, ma anche lavori realizzati “in maniera difforme rispetto al progetto” come sostenuto dalla Procura di Massa tra le cause della morte di Enrica e Claudio. Quattro anni dopo vanno a processo undici persone tra cui l’ex senatore verdiniano ed ex sindaco di Aulla Lucio Barani, il primo cittadino nella data dell’alluvione Roberto Simoncini, gli ex assessori Gildo Bertoncini e Giovanni Chiodetti e altri dirigenti comunali e provinciali: l’accusa è, a vario titolo, di omicidio e disastro colposo. Ma almeno per il primo reato – dopo quattro anni di rinvii, tre giudici sostituiti e il sovraccarico del Tribunale di Massa (la media è di 200 provvedimenti per giudice) – tutto si prescriverà entro l’estate.
Signora Fiorentini, che ricordi ha di quel giorno?
Avevo sentito mia madre intorno alle 16:30, doveva andare a fare una visita dal dottore. Pioveva molto e le strade iniziavano a essere in panne. Quindi mio fratello Graziano decide di prendere l’automobile per andare all’ospedale di Aulla prima di parcheggiare per vedere quanta gente è in attesa. Mia madre rimane in macchina.
E poi…?
Dopo circa mezz’ora, Graziano sente dei rumori, va via la corrente e scende le scale dell’ospedale: l’acqua gli arrivava alla cinta dei pantaloni. Mia madre però era rimasta in auto e non era riuscita a liberarsi: la seconda ondata ha portato via tutto. Graziano è stato salvato solo grazie a una catena umana. Nella vita ognuno forse ha un destino scritto, io non lo so, ma viverlo sulla mia pelle è stato un dolore immenso.
Di chi è la colpa?
Non abbiamo mai capito cosa non abbia funzionato, come mai non ci era arrivato alcun messaggio di allerta. In questi casi sarebbe necessario, e qualcuno dovrebbe prendersi questa responsabilità.
E i lavori degli argini?
Anche in quel caso è emerso che non erano a norma e, per questo, qualcuno la colpa ce l’ha di sicuro. Probabilmente della politica, anche sulla gestione dell’allarme e dell’emergenza. La situazione era già devastante, i fiumi esondati e noi cittadini delle zone limitrofe non sapevamo niente.
Eppure, per l’omicidio colposo tutto si prescriverà presto.
Ogni volta che mettiamo piede in quell’aula di giustizia mi sento devastata: ti riportano tutti a rivivere ogni momento di quei giorni ma la cosa più grave è che ti senti fondamentalmente preso in giro. Per tutta una serie di motivi: i giudici che si alternano (siamo al terzo), gli intoppi burocratici, l’attività dilatoria degli avvocati e il Tribunale di Massa, che è sommerso di pratiche. Sono in pochi giudici e alla fine il processo si è prescritto.
Cosa dovrebbe fare la politica?
Non sono un’esperta, ma forse la prescrizione dovrebbe essere bloccata al rinvio a giudizio e non dopo la sentenza di primo grado come prevede la legge adesso, perché molti processi a sentenza non ci arrivano nemmeno. È incivile che per un reato grave come l’omicidio colposo non si arrivi mai alla verità.
Ha ancora fiducia nella giustizia italiana?
No, assolutamente no e credo sia un sentimento condiviso da molti cittadini: in questi casi, quando ti trovi in un’aula di tribunale per niente, la giustizia è completamente assente.
Lotterete ancora, nonostante la prescrizione?
Certo, io e i miei due fratelli cercheremo giustizia nonostante questa tagliola, altrimenti non avremmo pace. In cinque anni di processo non ci siamo mai persi un’udienza: si sta male il giorno prima, il giorno stesso e quelli dopo, ma poi si va avanti. Poi, però, nonostante le forze e l’energia mentale, tutto viene prescritto: come fanno a esistere certe cose?