Rischia una pena molto alta, che sarà ridotta di un terzo perché ha deciso di essere processata col rito abbreviato: “Ritengo importante che il giudizio sulle responsabilità, per me che rivesto un ruolo pubblico, arrivi il prima possibile”, aveva dichiarato a dicembre. Oggi comincia il processo contro Chiara Appendino per i fatti di piazza san Carlo, mentre presto terminerà un altro processo, quello sul caso Ream.
Nel caso piazza San Carlo la sindaca M5S di Torino, in concorso con il suo ex braccio destro ed ex capo di gabinetto Paolo Giordana, l’ex questore Angelo Sanna, il presidente di Turismo Torino Maurizio Montagnese e un componente della commissione provinciale di vigilanza, deve difendersi dalle accuse di omicidio colposo, lesioni colpose e disastro per quanto avvenuto la sera del 3 giugno 2017 in piazza San Carlo, nel centro di Torino.
Lì si erano radunati migliaia di tifosi della Juventus per assistere alla finale di Champions League contro il Real Madrid, trasmessa su un maxi-schermo. La piazza era sovraffollata, condizioni di sicurezza scarse, vie di fuga assenti. Molto probabilmente per via dello spray al peperoncino utilizzato da una banda di giovani rapinatori (già condannati per omicidio preterintenzionale), si scatenò il panico tra i tifosi e la calca provocò moltissimi feriti (circa 1.500 quelli curati negli ospedali cittadini), due donne morte per le conseguenze dello schiacciamento, Erika Pioletti e Marisa Amato, mentre una terza persona, Anthony Bucci, è deceduta il 31 gennaio quasi certamente per i postumi dei traumi subiti quella notte. L’inchiesta ha fatto luce su una catena di carenze organizzative e varie responsabilità. Nei giorni scorsi il gip Maria Francesca Abenavoli ha rinviato a giudizio nove persone, mentre oggi verrà definito il calendario di udienze per la discussione del procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo, gli interventi delle parti civili e le arringhe dei difensori.
Appendino e gli altri rischiano una pena molto alta, ma se Appendino venisse condannata non subirebbe conseguenze immediate. Rischia invece la sospensione dalla sua carica se dovesse essere condannata in un altro processo, quello per il caso Ream.
Lo scorso 6 febbraio i procuratori aggiunti Enrica Gabetta e Marco Gianoglio hanno chiesto al tribunale di condannare la sindaca M5S e l’assessore al Bilancio Sergio Rolando a un anno e due mesi di reclusione. Pena lievemente più bassa, un anno, quella chiesta per Giordana. Il processo vede i tre imputati accusati di falso in atto pubblico e abuso d’ufficio in merito all’iscrizione a bilancio di un debito da cinque milioni di euro: l’amministrazione pentastellata ne ha tardato di un anno l’iscrizione nel bilancio, ma per le opposizioni del consiglio comunale e il collegio sindacale andava iscritto nel rendiconto del 2016. Se venisse ritenuta colpevole di abuso d’ufficio, allora scatterebbe la sospensione in base alla legge Severino.
Il 28 febbraio la parola andrà ai difensori della sindaca Luigi Chiappero e Maria Turco. Resta ancora aperta, infine, la posizione di Appendino nell’inchiesta che ruota intorno all’ex portavoce Luca Pasquaretta. Quest’ultimo aveva ottenuto un incarico di collaborazione (cinquemila euro) con il Salone del libro, un incarico che sarebbe stato illegittimo, ragione per cui è accusato di peculato. Per Appendino, indagata di concorso in peculato, potrebbe esserci un’archiviazione.
Il sostituto procuratore Gianfranco Colace ha chiuso da tempo l’indagine inviando l’avviso di conclusione dell’inchiesta a Pasquaretta e altre persone, ma stralciando la posizione della sindaca in attesa di concludere gli interrogatori chiesti dagli indagati. Lunedì la funzionaria del comune Elisabetta Bove, indagata, avrebbe fornito risposte per scagionare Appendino, ma la Procura non ha ancora preso una decisione.