Luigi Marroni, ex ad di Consip, resta l’ago della bilancia del caso Consip. Luca Lotti e i generali dei Carabinieri Tullio Del Sette e Emanuele Saltalamacchia come l’ex manager Publiacqua Filippo Vannoni sono a processo per le presunte soffiate sull’indagine avvenute nel 2016 a causa di Marroni, ritenuto un testimone attendibile dai pm.
Ora il provvedimento del Gip Sturzo, pur non arrivando a contestare alcunché all’ex Ad di Consip, disegna un quadro poco lusinghiero della sua capacità di ricordare particolari fondamentali per l’altro filone di indagine che riguarda Tiziano Renzi. Il Gip Sturzo ora chiede ai pm di ascoltare Marroni nuovamente nei prossimi 3 mesi.
Marroni aveva tirato in ballo Carlo Russo e Tiziano Renzi per le pressioni ricevute durante i suoi incontri con loro nel 2015-2016 per aiutare una società nella gara più importante d’Europa, la FM4 per la pulizia e manutenzione degli gli uffici pubblici italiani: valore 2,7 miliardi.
Per il Gip Gaspare Sturzo la sua versione però ha un punto debole: “nonostante la riferita grave pressione minacciosa che avrebbe subito da Carlo Russo, che gli chiedeva dì intervenire sulla Commissione di FM4 in favore di una certa ditta, in particolare pressando affìnché fosse attribuito illegittimamente un vantaggio nel punteggio tecnico, il Marroni, sebbene più volte sollecitato non ricordava, stranamente, il nome di questa società”.
Il Gip Sturzo riporta le titubanze di Marroni sul punto quando è interrogato dalla Procura di Roma e formula un’ipotesi: “non possiamo non correlare ed evidenziare le illegittime pressioni che aveva fatto Francesco Licci (manager Consip, allora presidente della commissione di gara di Fm4, indagato per turbativa di gara, Ndr) affinché Marroni adottasse una nuova linea maggiormente difensiva della ‘Corrente’ (concetto simile al cosiddetto ‘Giglio Magico’ renziano, Ndr). Non possiamo dimenticare la retromarcia del Vannoni quanto alle dichiarazioni rese, assai simile a quella tentata da Marroni. Non possiamo dimenticare la ritrattazione del Ferrara (ex presidente Consip, Ndr) e, poi, il nuovo verbale con ammissione del vero. Non possiamo dimenticare la veemenza del Lotti nel confronto con il Marroni, come in atti”.
La tesi del Gip è che Marroni si sia trovato in mezzo a una partita delicata. Due gruppi di imprese e due gruppi di protettori politici si contrapponevano nella gara Fm4. Il gioiello conteso era il lotto 10 del valore di 143 milioni di euro che comprendeva i palazzi del potere a Roma. Da un lato c’era il campione Romeo (che aveva vinto il lotto nella precedente gara e già puliva i palazzi) e dall’altro lato c’era un gruppo sfidante con in testa la multinazionale Cofely dietro la quale, secondo il Gip, si intravede il potente imprenditore Ezio Bigotti, sostenuto, sostenuto dai parlamentari di ALA Denis Verdini e Ignazio Abrignani.
Per il Gip, la società ignota raccomandata a Marroni da Russo, ascoltato da lui grazie alla raccomandazione di Tiziano Renzi, potrebbe essere proprio Romeo. Marroni racconta infatti ai pm che Tiziano Renzi gli chiese di ricevere Russo e questi gli fece “pressioni affinché io intervenissi sulla Commissione per far alzare il punteggio tecnico ad una società la cui denominazione precisa mi riservo di comunicare”. Nome poi mai arrivato. In un verbale poi Marroni ha addirittura escluso fosse Romeo. Eppure il Gip offre una lettura diversa: nel lotto 10 la Cofely era avanti a Romeo proprio nei punteggi tecnici. Il Gip conclude “ne consegue che allo stato l’unico che poteva avere interesse ad avere aumentato il punteggio tecnico era Alfredo Romeo”. Il Gip quindi disegna un braccio di ferro sul lotto 10 che potrebbe sconfinare in reati da entrambe le parti. Da un lato Cofely e Ezio Bigotti, sostenuti dagli ex parlamentari Denis Verdini e Ignazio Abrigani. Dall’altro Romeo, per il Gip sostenuto dal duo Russo-Tiziano. In questo quadro di pressioni da entrambe le parti il Gip chiede di indagare Bigotti, Abrignani e Verdini per concussione e turbativa di gara, anche a loro garanzia. Inoltre inserisce “le pressioni finalizzate tramite Russo Carlo e Renzi Tiziano a ottenere la concessione di una rivalutazione del punteggio tecnico di Romeo” in danno di Cofely. I presunti reati commessi mutano a seconda del tipo di pressione e dei soggetti. Per il Gip, Carlo Russo e Tiziano Renzi non vanno archiviati per traffico di influenze illecite con Alfredo Romeo e Italo Bocchino “almeno fino alla data del 10 novembre 2015”. Poi però la posizione si differenzia. Anche per via dell’atteggiamento di Marroni che non lo asseconda, il comportamento di Russo si trasformerebbe secondo il Gip in una tentata estorsione, contestata solo all’amico di Tiziano, ai danni di Marroni mentre Tiziano Renzi esce di scena e allontana Russo probabilmente anche per paura delle indagini.