“Perché non ripristinare fin dall’Università una sorta di Erasmus tra Regioni del Sud e del Nord?”. Questa la proposta che le Sardine hanno presentato l’altro ieri al ministro per il Sud Giuseppe Provenzano per favorire una connessione tra diverse aree del Paese, mentre ieri c’è stato l’incontro con il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. L’idea ha, però, innescato sui social numerose polemiche con le pagine Facebook delle Sardine Jasmine Cristallo e Mattia Santori prese di mira dai commenti negativi. Tra i sostenitori, si avvalora la tesi che l’Erasmus possa rappresentare un valore aggiunto per risolvere la questione meridionale.
PRO – Jasmine Cristallo
“Strumentalizzata un’idea di incontro per il Sud ferito”
Il modello Erasmus tra università del Nord e del Sud si configurava come un’idea all’interno di un discorso ben più ampio nell’interlocuzione col ministro Giuseppe Provenzano. È mortificante essere rappresentati come chi pensa di risolvere la secolare Questione meridionale con una proposta del genere.
Mattia Santori ha semplicemente sostenuto che sarebbe interessante pensare a un sistema in cui uno studente del Politecnico di Torino possa svolgere nel proprio percorso di studi un periodo in una realtà meridionale, ad esempio, perché come è giusto e importante conoscere il resto d’Europa sarebbe bene prestare il proprio talento anche alle realtà del Sud Italia. Questa era soltanto una delle idee, appunto, su cui come Sardine abbiamo voluto ragionare col ministro. Noi non siamo economisti, politici di professione o giuristi, stiamo studiando e riteniamo l’opportunità del dialogo con le istituzioni un’importante occasione per provare a dar voce a chi non ce l’ha o non si sente rappresentato. Invece, alla prima occasione, si è estrapolata una frase per strumentalizzare e attaccarci, facendoci passare come degli sprovveduti talmente presuntuosi da ritenersi in grado, appunto, di risolvere la Questione meridionale.
Non siamo contro la politica, la riteniamo necessaria, per questo ringraziamo i ministri che ci hanno ascoltato. Con Provenzano abbiamo passato due ore e abbiamo cercato umilmente di rappresentare le istanze raccolte nei territori nei quali abbiamo lavorato. Vi assicuro che anche tra di noi, un conto è il modello emiliano, un altro conto parlare del Sud. Il Sud per noi è il dolore di dinamiche che tagliano metà del Paese fuori da tutto. Penso alle infrastrutture ma anche alla condizione femminile. Siamo troppo lontani dall’Europa, questo rappresenta un problema per cui vogliamo lottare.
Siamo rimasti molto delusi da come questa nostra iniziativa è stata trattata da parte della politica e dei mezzi di informazione. Vorrei dire un’altra cosa, noi non siamo abituati a ritrovarci davanti a plotoni di giornalisti, ci tremavano le gambe. Credo che sia normale. I cronisti fanno giustamente il loro lavoro, perché noi siamo sempre dalla parte di chi lavora, ma si sono lanciati tutti su Mattia e quella battuta è finita nel tritacarne mediatico che spesso è senza appello.
Noi abbiamo partecipato a questi incontri dall’alto profilo politico, anche a quello con il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, con grande umiltà. Ma deve essere chiaro che non possiamo certo essere noi a portare soluzioni, quello che chiediamo alla politica è di ascoltarci e siamo grati a chi decide di farlo.
Ad esempio, in quelle due ore, abbiamo parlato dell’Ilva di Taranto, abbiamo chiesto di organizzare un summit con intelligenze di tutto il mondo in quei luoghi. Indicare un percorso, questo sì, è nelle possibilità e nel dna delle Sardine.
Al Sud siamo troppo spesso o discarica o in presenza di realtà fortemente impattanti. Abbiamo affrontato tematiche su cui ci stiamo impegnando: lavoro (perché il tema occupazionale al Sud è un’emergenza senza fine), ambiente e salute, infrastrutture, sanità pubblica, istruzione, welfare e contrasto alle mafie, sviluppo.
Il fatto poi che le Sardine possano pagare pegno a un po’ di ingenuità è normale, ma meglio così o utilizzare il politichese che inganna le persone? È positivo avere la genuinità di non star sempre a pensare a cosa possa ritorcersi contro.
Contro – Tomaso Montanari
“Proposta lunare: già avviene e non è una libera scelta”
“Sono decenni che gli studenti del Sud fanno l’Erasmus al Nord: ma si chiama emigrazione interna, e non è una libera scelta”: è in sostanza questa la risposta che dal Mezzogiorno è subito arrivata, sulla rete, alla prima proposta concreta avanzata dalle Sardine al governo. Ed è una risposta giusta, inevitabile. Chiunque conosca la sperequazione di finanziamento che colpisce gli atenei meridionali non può che trovare lunare quella proposta: perché essa, implicando una parità che non esiste, parte da una completa ignoranza dello stato delle cose. E anche perché, diciamolo con le parole di Christopher Lasch, scaturisce da una “visione turistica della democrazia”: da una visione, cioè, che non contempla conflitti, ignora fratture secolari (la questione meridionale, per esempio) e pensa in termini di ottimismo, buoni sentimenti e comunicazione positiva.
Ancora peggiori gli esempi con cui le Sardine hanno spiegato la proposta: “Perché un napoletano non può farsi sei mesi al Politecnico di Torino e un torinese sei mesi a Napoli o a Palermo per studiare archeologia, arte, cultura o diritto?”. Peggiori perché implicano l’accettazione e la perpetuazione dei peggiori stereotipi, ormai in parte falsi e comunque da ribaltare ove siano veri: e cioè una dicotomia tra il Nord votato all’innovazione tecnologica e un Sud destinato a occuparsi della sua bellezza o a formare avvocati e pubblici funzionari. Ma la domanda che mi faccio è più radicale: perché un gruppo di giovani evidentemente svegli (alcuni dei quali – come la, peraltro meridionale, Jasmine Cristallo – vanno dicendo cose spesso assai giuste) quando ha l’opportunità di chiedere al governo cosa cambiare di questo Paese orrendo (e orrendo soprattutto verso le loro generazioni), tira fuori una simile sciocchezza, o meglio una simile pochezza? La risposta sta forse nella affascinante risposta che le Sardine toscane (elettoralmente schierate con il peggio dello stato delle cose…) hanno dato a un giornalista di Repubblica che ha chiesto loro come si ponessero sul tema cruciale delle Grandi Opere: “Non ci spaccheremo sui temi, non siamo nati per questo, saremo rispettosi. La posizione del movimento è non avere una posizione sui punti divisivi”.
Ora, se non vuoi prendere posizione sui ‘temi’ (ecco già il politichese…), cioè sulle cose concrete – cose urgenti come la giustizia sociale, l’eguaglianza, il diritto allo studio, la difesa dell’ambiente, la sostenibilità … – è difficile cambiare alcunché: ed è anche difficile fare una qualunque proposta al governo che non sia un pensierino edificante che, siccome non vuol dire nulla, non dà noia a nessuno. Non è un caso se le Sardine piacciono così tanto al sistema, all’establishment: perché ce l’hanno (a ragione) con chi da destra vorrebbe prendere il potere in questo sistema, ma non dicono nulla sulle ragioni per cui la destra ha tutto questo consenso.
Dire che l’università è stata uccisa dall’autonomia fatta in questo modo, dalla riforma Berlinguer, e poi dalla Moratti e dalla Gelmini con le loro privatizzazioni e aziendalizzazioni; e ancora dire che se i meridionali devono andare a studiare fuori è a causa di scelte fatte a tavolino da chi ormai il Sud lo dava per morto: ecco, dire queste e le altre cose vere che si devono dire, è terribilmente divisivo, perché mostrerebbe a tutti le responsabilità del mondo che oggi plaude alle Sardine, cioè quello del vecchio centrosinistra di governo con il suo apparato mediatico.
Care Sardine, non abbiate paura di dire le cose come stanno: come ha detto un grande rivoluzionario, “la verità vi farà liberi”.