Ci sono alcuni dei politici condannati in Cassazione nell’ambito dell’inchiesta “Mondo di Mezzo” e poi Piero Amara – avvocato al centro di diverse vicende giudiziarie – finito in carcere a 24 ore dalla decisione della Consulta sulla “Spazzacorrotti”. Tutti lasceranno il carcere dove erano finiti dopo l’approvazione di questa stessa legge nel gennaio del 2019. E poi c’è anche il caso dell’ex governatore della Regione Lombardia Roberto Formigoni che, ai domiciliari, potrà tirare un sospiro di sollievo perché il ricorso della Procura generale di Milano contro questa misura detentiva potrebbe decadere.
La decisione della Consulta di ieri ha conseguenze immediate su coloro che, condannati in via definitiva per reati contro la Pubblica amministrazione e con un residuo di pena da scontare inferiore a quattro anni, sono finiti in cella perché quella stessa legge è stata applicata in modo retroattivo. Ieri, infatti, la Corte costituzionale ha bocciato l’interpretazione della “Spazzacorrotti” che esclude le pene alternative per questo tipo di reati commessi prima che fosse varata. Ora chi tornerà libero, quando ci sarà un provvedimento della Procura generale, potrà presentare richiesta di misure alternative.
Lasceranno dunque il carcere, tra gli altri, anche l’ex presidente del Municipio di Ostia, Andrea Tassone, l’ex presidente Pd dell’assemblea capitolina Mirko Coratti e l’ex consigliere comunale del Pdl Giordano Tredicine. Erano finiti in cella dopo la sentenza della Cassazione di ottobre scorso che non ha riconosciuto l’accusa di mafia nei confronti, tra gli altri, dell’ex Nar, Massimo Carminati, e di Salvatore Buzzi, affermando l’esistenza di due associazioni a delinquere semplici. I politici non erano accusati di mafia, ma di corruzione. Tredicine, per esempio, era stato condannato in Appello a due anni e sei mesi, aveva un pena residua da scontare a un anno e nove mesi. Il suo legale, Gianluca Tognozzi, anche segretario della Camera penale di Roma, commenta: “Chiunque poteva accorgersi che la ‘Spazzacorrotti’ era una norma incostituzionale, ma solo noi penalisti lo abbiamo sostenuto e ribadito in più sedi. Quando si scrivono norme in questo modo è chiaro che ci sono decisioni come quelle della Consulta. Spero serva da monito per la riforma sulla prescrizione. Domani (oggi per chi legge, ndr) ci saranno gli ordini di esecuzione e Tredicine uscirà dal carcere e come lui tutti coloro che devono scontare per quei reati pene residue inferiori a quattro anni”.
C’è poi il caso dell’avvocato Piero Amara: è finito in carcere il giorno prima della decisione della Consulta, arrestato per un cumulo di pena di 3 anni e 8 mesi di carcere. L’arresto è scattato dopo la sentenza della Cassazione del 4 febbraio che ha dichiarato inammissibile il ricorso di Amara, il quale aveva patteggiato una condanna davanti al Gup di Messina a un anno e due mesi per l’inchiesta sul cosiddetto “Sistema Siracusa”. “Abbiamo già presentato istanza di revoca dell’ordine di carcerazione – spiega il suo legale, l’avvocato Salvino Mondello – e appena tornerà libero faremo un’istanza formale in cui chiederemo l’affidamento in prova ai servizi sociali. La retroattività della norma, così come interpretato prima della decisione di ieri della Consulta, viola qualsiasi principio di diritto”.
Diverso il caso dell’ex governatore Roberto Formigoni. Finito in carcere nel febbraio 2019 dopo la condanna definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione per il caso Maugeri-San Raffaele, a luglio dello stesso anno gli vengono concessi i domiciliari. Ed è qui che resterà. Ma almeno non vivrà più con la spada di Damocle del ricorso presentato dalla Procura generale contro la decisione dei giudici di luglio.
“Con la decisione della Consulta la questione si risolverà alla radice: il ricorso della Procura generale contro la detenzione domiciliare al posto di quella in carcere dovrebbe decadere. Insomma Formigoni sconterà la pena ai domiciliari e quando la pena da scontare scenderà sotto i quattro anni, nel prossimo autunno, potrà avanzare richiesta di affidamento al servizio sociale”. Anche l’ex governatore ieri ha commentato la decisione della Consulta. “Apprendo con soddisfazione – ha detto – che la Corte ha ritenuto incostituzionale tale retroattività in forza della quale ho subito alcuni mesi di ingiustificata detenzione. C’è da augurarsi che tale pronunciamento freni una linea di politica penale giustizialista presente nei governi di questa legislatura”.