C’è chi scrive di rabbia su Facebook contro il reggente Crimi, poi si alza e se ne va. Qualcun altro lancia occhiate poco convinte. E c’è anche chi a riunione finita rivendica “l’autonomia” dai dem. Così alla fine il Movimento sulla Liguria fa quello che fa spesso di questi tempi, rinvia: perché è spaccato. Però il filo del possibile accordo tra Cinque Stelle e Pd per le Regionali non si strappa. La partita che sa già di congresso per il Movimento (e pure per i dem, in fondo) resta aperta dopo due ore e qualcosa di riunione a Roma tra i grillini, con il capo politico reggente Vito Crimi e il facilitatore Danilo Toninelli chiusi in una sala della Camera con parlamentari e consiglieri regionali liguri. La tela terrà almeno fino all’evidente snodo: l’assemblea convocata per domenica a Genova, “aperta a tutti, portavoce e attivisti, dove ci confronteremo tutti insieme su come continuare questo percorso e con quali proposte per i liguri, senza fughe in avanti o individualismi” scrivono parlamentari e consiglieri locali in una nota che invoca unità.
Meglio di niente per il vicesegretario del Pd, il ligure Andrea Orlando, che pure chiedeva una risposta definitiva per ieri. Ma a questo punto meglio giocarsela ancora, con un appello che sa di ultimo avviso: “Noi insistiamo, non facciamo un regalo a Toti, e ai 5Stelle diciamo, patto civico: scegliamo insieme un candidato e della Liguria migliore”. Ergo, si può ancora fare, l’intesa su un candidato civico comune, e il primo nome resta quello del giornalista del Fatto Ferruccio Sansa.
Anche se il M5S è diviso in fazioni, e pure se Orlando vorrebbe tenere assieme i due tavoli su Liguria e Campania. E invece ieri il Movimento non ha neppure parlato delle Regionali campane, perché il previsto incontro tra Crimi e gli eletti locali è saltato, ufficialmente per gli impegni del reggente. Nel menu del veterano solo la Liguria. E i numeri di partenza raccontano già le difficoltà, con sei parlamentari su otto favorevoli all’accordo con i dem e i quattro consiglieri regionali divisi a metà. E qualcuno che si è già stufato, come il senatore genovese Mattia Crucioli, che dopo pochi minuti lascia polemicamente la sala. Quasi in contemporanea cala su Facebook un post torrenziale: “Il reggente del M5S Vito Crimi ha deciso di rinviare ulteriormente qualsiasi votazione su Rousseau (sulla possibile alleanza con il Pd, ndr), una melina che fa male alla Liguria”.
E dire, continua Crucioli, che i favorevoli all’accordo avevano presentato “una proposta scritta al capo politico, in cui si era chiesto di dare immediatamente voce agli iscritti relativamente a un progetto civico”. Ma niente. La riunione però prosegue, senza tramutarsi in rissa. Casomai si respira diffidenza, a un tavolo dove tutti conoscono le carte altrui. Alice Salvatore, già riconfermata candidata presidente dal web il 23 gennaio, non forza. Crimi e Toninelli invece provano a stemperare. “Siamo qui per avere una fotografia della situazione” sostiene il reggente. E assieme a Toninelli rimarca di essere subentrato su un treno in corsa, “certi passaggi sono già stati fatti con il precedente capo politico”, cioè Di Maio. Crimi e soprattutto l’ex ministro, in ottimi rapporti con la Salvatore, non vogliono l’accordo con i dem. Quindi per ora niente voto su Rousseau. Però sì all’assemblea con gli attivisti, come accaduto in Emilia Romagna e in Campania, perché “dobbiamo consultare i nostri” esorta Crimi. E in sala dicono tutti di sì al punto di caduta. Anche se in serata Salvatore, forte dell’appoggio di Davide Casaleggio e amica di famiglia di Beppe Grillo, ricorda: “È chiara la mia posizione di autonomia e libertà, valori del M5S che ci differenziano da forze politiche che non condividono nulla con noi in Liguria”. Però “sono lieta di invitare tutti all’assemblea di domenica”. Del resto la consigliera è convinta che la base sia in maggioranza contraria al Pd. Sensazione diffusa, pare. Invece i consiglieri comunali e municipali sembrano “tirare” per l’accordo con i dem. Favorito anche dal fatto che “in Liguria sia noi che il Pd siamo all’opposizione” come rimarcano diversi parlamentari.
Però è tutto complicato, e lo conferma il silenzio del genovese Grillo. “Alcuni di noi hanno provato a chiedergli un parere, ma Beppe svicola”, raccontano. Il garante sa quanto è delicata la questione. Come Orlando che, sussurrano fonti a 5Stelle, spinge per l’accordo anche per tutelarsi. “Se salta, Zingaretti insisterà per candidare lui per il centrosinistra”. Voci infondate, magari. Comunque schegge, prima della domenica della verità a 5Stelle. O del milionesimo rinvio.