Il Fatto Quotidiano, esempio di onestà per i giornali italiani
È un obbrobrio che, tra tutti i giornaloni italiani, solo il Fatto Quotidiano esponga in modo onesto, dettagliato, chiaro ed esauriente, tutto il marciume che si nasconde dietro il lercio tema della prescrizione, con il quale si vuole, addirittura, bloccare il governo, impedendogli, in modo ostinato, di dedicarsi a migliaia di altri problemi ben più importanti, come ad esempio: riconoscere una paga dignitosa a quei poveracci dei riders che portano gli alimenti a domicilio, che per pochi centesimi sono costretti a sfrecciare, come disperati, nel traffico cittadino, rischiando continuamente di spezzarsi l’osso del collo, o peggio.
Piero Angius
Andate avanti, la mia stima a Monteverdi e Lucarelli
Buongiorno dottor Travaglio, sono Vito, un pensionato. Vi scrivo poche parole per mandare un caro saluto all’amministratore delegato Cinzia Monteverdi, e alla giornalista Selvaggia Lucarelli. Andate avanti sempre così.
Vito Matarazzo
Matteo sfida gli alleati, rischia la fine di Salvini
Mentre nell’Ue si lavora, grazie anche ai nostri Sassoli e Gentiloni, per passare dal patto di stabilità – che tanti Paesi europei ha messo in ginocchio – a una politica per la crescita e lo sviluppo economico, prevedendo tasse contro chi inquina e incentivi per chi non lo fa, nel nostro Paese assistiamo alla sfida continua tra Renzi e gli alleati di governo sul tema della prescrizione dei processi. Insomma, dalla saggia Europa green passiamo alla minaccia di provocare la crisi di governo da parte dell’Iv e di Renzi. E, infatti, è fallita la mediazione di Conte per un rinvio delle modifiche alla legge Bonafede, in attesa di varare la riforma del processo penale per introdurne una ragionevole durata, con Pd, M5S e LeU favorevoli e con la minaccia di un voto contrario in aula da parte di Renzi. Non resta, quindi, a Conte che sfidare lo stesso Renzi come ha fatto a suo tempo con Salvini. E, se Renzi vuole rischiare la fine ingloriosa del Conte 1 a causa delle dimissioni dello stesso Salvini, si accomodi pure. Il resto è noia.
Luigi Ferlazzo Natoli
Berlusconi e la questione morale mai affrontata
Caro direttore, vorrei porre l’accento sulla questione morale che la biografia di Berlusconi ci induce a guardare con le giuste lenti. Troppo spesso la politica ha visto nelle istituzioni repubblicane non un luogo dove portare a compimento il bene comune, ma un piatto di spaghetti simile in modo imbarazzante a quello che, nel finale di Miseria e Nobiltà, viene servito di fronte agli affamati protagonisti. E troppe volte la politica non ha esitato a metterci direttamente le mani dentro se non addirittura, nella foga che l’avidità causava, riempirsene le tasche senza decenza. Con poche differenze: Totò impersonava un miserabile, mentre la politica non è composta dagli ultimi; e, nel caso di quel piatto ricco che è lo Stato, gli spaghetti sono i nostri soldi, la nostra dignità e il nostro futuro. Berlusconi è soltanto l’ennesimo “morto di fame” partorito da quel periodo di decadenza e deregulation che ha coinciso con gli anni 80. Riepiloghiamo brevemente la sua storia. Un palazzinaro abilissimo, talmente perito nel campo del mattone, che sul finire degli anni 70 stava per fallire; e tale sarebbe rimasto, un “Berlusconi chi? Il palazzinaro fallito?”, se non gli fossero piovuti sulla testa dei soldi arrivati chissà da dove, che utilizzò per avviare il suo impero mediatico. Uno straordinario comunicatore, così abile che, senza pagare la politica, non avrebbe mai avuto successo in questo campo; e ciò nonostante, corse il rischio di fallire per debiti, lo ricorderemmo con un “Berlusconi chi? Il magnate dei media fallito?”, se non fosse entrato in politica per usarla, di nuovo, per se stesso. Uno statista geniale, talmente provetto che, dopo il suo venticinquennio costellato di leggi vergogna e incompetenza, l’Italia si ritrova in una situazione disastrosa. Chi ha scritto la carta fondante della nostra democrazia non era uno sprovveduto, continuiamo dunque a porci questioni etiche e morali in politica.
G. C.
Nessuna pensione anticipata per le categorie protette
Sono passati nove anni e sei governi dalla riforma Fornero. Gli invalidi dal 46 al 74 per cento continuano a non avere alcun beneficio pensionistico. Nessuna pietà neanche per coloro che sono collocati nelle percentuali oltre il 60 per cento, affetti da pluripatologie anche gravi. Nel frattempo, gente sanissima di peso elettorale va in pensione prima di un invalido. Si ponga rimedio a questa ingiustizia, consentendo a questa categoria di poter accedere alla pensione anticipata.
Una persona malata o con handicap, in un Paese civile, dovrebbe avere l’opportunità di andare in pensione a 60 anni. In questi giorni si riparla di riforma delle pensioni, almeno in questa occasione ricordatevi di noi.
Antonio Montoro
I NOSTRI ERRORI
Segnaliamo che, contrariamente a quanto riportato nell’articolo pubblicato ieri “Moda e turismo, il virus colpirà pure il Made in Italy”, la presenza cinese nell’azionariato Pirelli è pari al 45,5% e non il 100% come erroneamente riportato.
Ufficio Stampa Pirelli