Un congresso “sulle idee” e non sulle persone, da aprire subito e da chiudere ad aprile. Nicola Zingaretti, galvanizzato dal risultato dell’Emilia-Romagna e dalla crescita nei sondaggi, alla direzione del Pd di ieri ha lanciato la sua proposta. Per rilegittimarsi e blindare la linea di dialogo privilegiato con M5s, forte anche del cono d’ombra in cui sembra essersi infilato Matteo Renzi.
Il progetto per le Regionali è ancora, infatti, quello originario di Goffredo Bettini: lavorare all’amalgama con quel che resta del Movimento, cercando un candidato comune e un’alleanza organica per le elezioni.
La road map è stabilita. Da vedere se procederà spedita o se gli intoppi e le contrarietà verranno fuori. “Non dobbiamo aver paura di un congresso politico, non sui nomi ma sulle idee. Un appuntamento in grado di aprire il Pd”, ha detto Zingaretti. Dunque, l’idea è quella di fare un dibattito aperto, con 10.000 assemblee in tutta Italia, a cui è invitato a partecipare soprattutto chi non è iscritto al Pd. Il percorso congressuale verrà lanciato in un’Assemblea, il 22 febbraio. Poi ci sarà una direzione per scrivere le regole. Ai primi di marzo, con un evento a Firenze (non a caso la culla del renzismo), partirà un congresso su un documento programmatico da discutere nei circoli Dem e nelle assemblee. Spiega Stefano Vaccari, responsabile organizzazione dem: “Non dovranno essere necessariamente promosse dal Pd, anzi; potranno nascere anche spontaneamente”. Le persone per partecipare, dunque, non dovranno entrare nei circoli e quindi simbolicamente nel Pd. I contributi elaborati in queste iniziative confluiranno nel documento su cui, nei circoli, si confronteranno gli iscritti e quanti hanno votato alle primarie 2018. Ne uscirà il Manifesto per l’Italia che l’Assemblea finale del Congresso approverà il 18 e 19 aprile. Interlocutori privilegiati, le Sardine. Ma anche gli ex compagni di partito di Leu.
Zingaretti ha poi annunciato la segreteria unitaria e l’intenzione di nominare un presidente del partito donna. Su questo punto, Lorenzo Guerini, capo con Luca Lotti di Base Riformista, si è espresso positivamente. Ma poi ha chiarito: “No a un congresso di corsa. Da qui a maggio il partito sarà impegnato per le elezioni regionali e amministrative, mettiamo lì tutte le nostre energie”. Br punta ad andare all’autunno con un congresso “vero”, per presentare un proprio candidato (in pole position il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori). E un altro critico è Stefano Bonaccini, appena rieletto Governatore dell’Emilia, che sogna la segreteria del Pd: “Siamo a febbraio e tra un mese parte la campagna elettorale. Il rischio è che non ci siano i tempi sufficienti per fare bene il Congresso”.
Al centro delle assise ci sarà anche la linea politica. Perché se il segretario punta a “inglobare” M5s, c’è una parte del partitoproiettata verso il centro che non è d’accordo. Lui è netto: “Non si lasci ancora da solo il Pd a combattere contro le destre, facendo finta di non vedere la valenza nazionale che avrà lo scontro nelle sei Regioni che vanno al voto”. Chiaro, in questo senso, il messaggio di Zingaretti a Renzi e i suoi: “Picconano gli alleati e non gli avversari, stanno diventando ambigui”. E basta “con i trasformismi”.