Stavolta neanche loro potranno prescindere dal linguaggio dei partiti a cui si dicono allergiche. Sì, perché quella delle Sardine, ad appena tre mesi dalla loro nascita, è una crisi degna delle baruffe parlamentari: una scissione annunciata e poi smentita, con una spaccatura certa nel gruppo romano degli attivisti. Ieri infatti Stephen Ogongo, referente delle piazze della Capitale, ha annunciato la separazione dai 4 fondatori e dalla loro creatura, rimproverandoli di un insopportabile decisionismo e dell’ultima uscita a favore di fotocamera in compagnia del padrone di Autostrade Luciano Benetton. La gita a Fabrica, il centro di formazione fondato dall’imprenditore veneto, non è infatti piaciuta a parecchi attivisti in giro per l’Italia e così, dopo la presa di distanza della referente calabrese Jasmine Cristallo, è arrivata la protesta da Roma: “Per chi ha creduto nei valori espressi nelle piazze delle Sardine è stata una delusione enorme che ha minato gravemente l’integrità e la credibilità del movimento”.
Il comunicato è a firma del referente Stephen Ogongo, che però sostiene di parlare a nome di tutto il gruppo di Roma: “L’incontro che i fondatori delle Sardine hanno avuto con Benetton è stato sbagliato, inopportuno. Un errore politico ingiustificabile, ma solo l’ultimo degli errori che Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa hanno commesso nelle ultime settimane”. Poco dopo, però, ecco la smentita sulla pagina Facebook delle Sardine di Roma: “Le Sardine di Roma si dissociano completamente da quanto scritto da Ogongo, che ha agito in solitaria ed esprime unicamente il suo pensiero”. L’accusa al referente è quella di “aver passato la mattina a rimuovere i moderatori del gruppo Facebook di cui era volutamente unico amministratore”: “Non si può combattere contro i pieni poteri di un solo uomo al comando quando in realtà è ciò che si vuole. I ragazzi del gruppo romano sono sconcertati ma uniti più che mai”.
La polemica di Ogongo però resta. Secondo l’attivista, la visita delle Sardine a Fabrica sarebbe stata un assist di immagine ai Benetton nei giorni in cui si discute della revoca delle concessioni autostradali: “Chi lotta per la giustizia sociale e per un nuovo modo di fare politica non può dimenticare il grido di dolore delle famiglie delle vittime di Genova. Ciò che rende tutto sospetto è la tempistica di questo incontro, che avviene proprio nel momento in cui si è riaperta la trattativa per la concessione di Autostrade per l’Italia”.
E dunque ecco l’addio, seppur impropriamente a nome di altri: “Da questo momento le Sardine di Roma non fanno più riferimento ai quattro fondatori di Bologna né alla struttura che stanno creando”.
Ogongo ritiene che i bolognesi gestiscano in modo sempre più chiuso il movimento: “L’aspetto più grave di questa vicenda è l’aver assistito a diversi tentativi di limitare la discussione all’interno dei nostri gruppi Facebook, addirittura censurando alcune parole e cancellando diversi commenti e post critici. E non è la prima volta che accade, perché nelle ultime settimane abbiamo assistito a un controllo dall’alto delle comunicazione tra noi e verso l’esterno teso ad assicurarsi che i 4 leader fossero sempre messi in buona luce, anche a discapito di altri”.
La scissione che Ogongo si intesta sembra però più una protesta individuale, o al massimo di un piccolo gruppo. Che peraltro si scontrerebbe subito con un problema pratico, ovvero l’utilizzo del simbolo delle Sardine, depositato dai fondatori bolognesi. Impossibile, in caso di qualsiasi manifestazione dei fuoriusciti, che Santori e compagni accettino di concedere il marchio. A Ogongo, che già aveva causato imbarazzo ai vertici quando aveva annunciato sul Fatto la possibilità di scendere in piazza assieme a CasaPound, servirà almeno uno sforzo di fantasia.