È un Mattia Santori diverso, quello che si prepara alla domenica elettorale. Dice che la linea è cambiata: “Cerchiamo di non entrare nel voto a gamba tesa”. E pensa, di ritorno dal tuffo nel mare di Romagna, più al futuro delle Sardine che all’esito del voto. Alla fine, però, accetta di parlare.
Qual è stato il tema di questa campagna elettorale?
Non si è capito quanto in competizioni di questo tipo il Bonaccini di turno sia l’outsider. Ce ne siamo accorti stando dentro l’arena, e non fuori a guardare…
Avevi detto di non voler intervenire a gamba tesa…
Noi non siamo in contrapposizione con altre forze politiche, siamo persone. Fuori da ogni schema politico: è per questo che arriviamo meglio. Le sardine sono nate quando la candidata del centrodestra Lucia Borgonzoni era già avanti di 6 punti nei sondaggi. Bonaccini è già un miracolo che se la giochi testa a testa. All’indomani della vittoria in Umbria di Donatella Tesei, ci chiamavano per raccontarci della propaganda della Lega. Erano arrivati a dire che il Pd era pronto a rubare le pensioni alle vecchiette in fila alle Poste. Anche in Emilia, c’è stato uno scollamento tra il reale e il virtuale veicolato da social e media. Non abbiamo perso una piazza contro Salvini, eppure era sempre davanti a noi sui media.
Quindi se si perde è tutta colpa di giornali e tv?
La vera notizia di questa campagna elettorale è stata, possiamo dirlo, la piazza di Bologna coi suoi 40 mila. Io avevo però metà dei giornalisti che mi chiedevano di Salvini…
Metti le mani avanti?
Assolutamente. Noi non abbiamo fatto appello al voto disgiunto, perché non è il nostro ruolo. Abbiamo detto due mesi fa: “SVEGLIATEVI”. E poi non abbiamo mai mollato. Ma ora sta alla responsabilità di ciascuno. Se non vogliamo restare spiaggiati.
C’è un po’ di amarezza?
Non sono scoraggiato. Comunque vada il voto. Solo molto stanco, ma contento. Andiamo verso un periodo di lavoro sulla struttura che intendiamoci darci. Stiamo già pensando alla riunione che avremo domani e poi fino al 14-15 marzo a Scampia, dove partirà la fase 3 delle Sardine. Lavoreremo meno all’arrembaggio delle piazze, e più per un’identità. Candidarci per ora resta fantapolitica. Ma abbiamo una pagina Facebook che, a livello di engagement, senza spendere un euro, è un patrimonio umano e politico preziosissimo. Una volta costruita la macchina, tra un anno saremo una Tesla che va ai 300 all’ora.
Pure la Bestia va ai 300 all’ora.
La macchina social di Salvini ha una potenza 100 volte superiore a qualsiasi altra. Sia per i soldi investiti, sia per i meccanismi di screditamento e disinformazione che è in grado di costruire. Può colpire me, come il Pd, come Di Maio o Toninelli. Appena ti esponi vieni attaccato. Si tratta di intimidazioni a mezzo hater. Io non ho cancellato nessun insulto social perché non sono Liliana Segre. Sono l’amico di una vita, l’insegnante dei tuoi figli, tuo cugino.. uno che non ha mai guadagnato più di 1.500 euro al mese. Altro che assoldato dai poteri forti. Sono attacchi scuola Trump e voto Brexit, per intenderci. Ma una forza politica che vive sul, e del, web dura finchè il sovranismo internazionale decide di foraggiarla. Quando il cavallo cambierà, e passeranno a tifare per la Meloni, Salvini verrà dimenticato.
In molti, social o non social, però già votano per Salvini. Anche nella tua regione.
L’Emilia-Romagna è divisa in due. Da una parte, quelle persone che oggi andranno solo a mettere una X. Dall’altra, quanti, per ragioni di vita, di volontariato, di associazionismo, costruiscono giorno dopo giorno la comunità in cui vogliono vivere.
Un messaggio per quell’altra Emilia.
Il messaggio è questo: oggi non si gioca una sfida tra partiti, ma tra due modi di vedere la società. Ci sono problemi anche nel centrosinistra, qui però è come se stessimo guardando una partita di calcio e, all’improvviso, appena l’arbitro si gira, c’è un giocatore che prende a pugni l’avversario. Noi la stiamo dando vinta, o persa, a qualcuno che la partita la gioca molto sporca. Non si sta votando un centrodestra liberale, perché i comunisti devono morire. Si vota per la democrazia. “Dignità” è stata da subito la nostra parola chiave. Dignità per il migrante come per l’elettore emiliano-romagnolo che, per due mesi, si è sentito solo raccontare di affidi, mucche, campanelli e Parmigiano reggiano.
Il governo, le dimissioni del capo politico dei 5S: pensi che l’eco di Roma si sentirà nelle urne?
Perché Di Maio avrebbe dovuto aspettare il voto per dimettersi? È come con la ragazza, non c’è mai il momento giusto per lasciarsi: se devi farlo, lo fai e basta.
Il momento più bello e quello più brutto di questi mesi.
Il più emozionante, l’assemblea aperta a Bibbiano. Vedere tutte quelle persone che, pur di esserci, erano per terra, stipate nei corridoi… Con le lacrime agli occhi, parlavano delle loro storie e si confrontavano. Un conto è andare in un territorio che teme il populismo, tipo a Bologna il 14 novembre, un conto è andare lì dove il populismo lo stai già subendo. A Bibbiano ho visto 300 persone che avevano le cicatrici di mesi e mesi di campagna elettorale sulla loro pelle: quelle cicatrici, però, si sono trasformate in energia. E a detta di molti, quella di Bibbiano è stata la piazza più bella di tutte.
Il momento più brutto?
Dopo la puntata di Dimartedì di Floris. Non perché ne siamo usciti male, ma perché sono stato catapultato in quel mondo dei media che non corrisponde al reale. Lo sapevo e ho sbagliato. Non puoi esprimere bellezza tra un Sallusti e un Senaldi…
Come passerai la giornata?
Una domenica di riposo. Incontrerò i miei amici che, dall’estero, sono tornati per votare, andrò a messa, e dalla mia ragazza. Maratona elettorale con gli intimi. E poi, da domani, si torna a lavorare.