“Un arraffa arraffa continuo. Chi chiede, chi avanza, chi tradisce, chi perisce. Ma sai che dico? Mi dimetto da sindaco. E mo’ basta! Faccio piazza pulita”.
Incredibile! Clemente Mastella, il principe dei voltagabbana, è stato gabbato.
Non mi piacciono le facce, le richieste continue, non mi piacciono le persistenze.
Benevento perde un papà, un fratello, un compagno di avventura.
Non perde niente perché Mastella si dimette il 2 febbraio, ma poi si ripresenta. Anticipo solo il voto, lo collego a quello regionale. E mi faccio una lista coesa, specchiata, forte.
Infatti stupiva che lei davvero lanciasse la spugna a terra e rinunciasse. Non sembrava Mastella.
Ma ha capito cosa sta succedendo qui a Benevento?
Che lei è azzoppato dai voltagabbana. Si chiama nemesi.
Lei non sa quanti soldi sto portando in città. Con me una marea di progetti regionali ed europei è stata finanziata. Dal depuratore alla nuova stazione ferroviaria, ai Pics. Trentadue milioni di euro là, cinquanta milioni di euro qua, dieci di sopra, altri di sotto.
Fantastico.
Sa che sono stati assunti una ventina di giovani senza che io abbia voluto conoscere un solo nome?
Lei sembra irriconoscibile.
Mi crede se le dico che di tutte queste opere che stanno per giungere in città a me interessa zero. Non ci metto bocca. Voglio solo che si facciano. A una certa età uno ha altre urgenze.
Lei era il principe della clientela.
La clientela come bisogno, come necessità.
L’invalidità civile.
Al nord avevano la cassa integrazione e da noi c’era l’invalidità. Stiamo parlando di sostegno al reddito.
Però fa impressione ugualmente che lei si scagli contro i politici richiedenti asilo.
Ma ai miei tempi era una cosa alta. Qua è bassa bassa.
Il municipio di Benevento ha le sue necessità corporali.
Se sapesse cosa chiedono! Io non sono il tipo che tiene tutto per sé, ma vogliono sempre di più.
Appalti, incarichi, subappalti, micro appalti, fetenzie di ogni genere.
Io mi dimetto! Il 2 febbraio Benevento sarà senza il suo sindaco.
Le dimissioni moralizzatrici chiuderebbero una vita politica fitta di successi.
Io mi dimetto da sindaco, ma mi ricandido a sindaco.
Se si ricandida i suoi avversari diranno tante cose brutte. Ci rifletta, ci ripensi.
Ma io a Benevento ci vivo sei mesi all’anno, figurarsi. Non ho mai messo becco in città nei trent’anni in cui esercitavo un certo potere (e un certo appeal, diciamolo pure), vuole che abbia paura delle piccole maldicenze?
Benevento sta per esplodere, per risplendere.
Milioni e milioni di euro.
Anche se lei ha dichiarato il dissesto del bilancio comunale.
Per forza! Ho trovato un buco di 120 milioni di euro.
Ha un sacco di debiti da restituire, ma ha un sacco di soldi da spendere.
Ho lavorato in parallelo: di qua il buco, di là il futuro.
Parecchi alleati si sono dimostrati infidi.
Un mio consigliere comunale perfino arrestato in una retata della Dia.
È brutto.
Bisogna far cambiare aria.
La città capirà?
O rivinco o riperdo.
Condivido.
Non ho fantasmi da coprire, ambizioni da inseguire. Quel che ho fatto ho fatto.
Mastella aveva un unico amore: Ceppaloni. Il paese natale, le pietre di casa.
E mi sono sempre tenuto fuori da Benevento.
Che ora vuole redimere.
Ho una certa età, sai che mi importa dell’insuccesso.
Farà una battaglia contro i voltagabbana, i trasformisti, i poltronisti.
Ai miei tempi c’era un discorso politico sotto. Ero piccolo, se non alzavo la voce chi mi sentiva? Il Pd voleva affamarmi.
Ben gli sta al Pd, lei ora vota Forza Italia.
È chiaro. Mia moglie Sandra è senatrice.
Adesso è Sandra la capofamiglia.
Mi godo i sei nipoti.
Non è che fa tutto questo casino per sistemare un figliolo?
I miei figli hanno interessi lontani dalla politica.
Bellissimo.
E sono un nonno felice.
Ci ha fatto prendere paura quando è stato ricoverato in terapia intensiva.
L’asma, le complicanze, mi mancava l’aria.
La ricordo sempre alle prese con l’aerosol.
Cavolo, stasera devo fare l’aerosol.