Craxi non fu solo un ladro: creò danni immensi al Paese
Stimatissimo signor Travaglio, concordo pienamente con il suo sdegnato rifiuto d’ogni tentativo di beatificazione di Craxi, ma non concordo affatto con gli argomenti da lei addotti. Con tutto il rispetto per la pietà che gli debbono i suoi figli, Craxi era gonfio di presunzione, arroganza e prepotenza, convinto che a lui tutto fosse permesso, anche mettersi in tasca notevoli somme di denaro. Non era però un volgare ladro: era un Napoleone fallito. Trattarlo come fa lei alla stregua d’un rubagalline significa falsarne la figura e ridurre il danno da lui arrecato all’Italia a una semplice sottrazione di moneta. Fece credere agli italiani di potere quello che non potevano, provocando guasti ben maggiori di qualche ammanco di cassa. La sua analisi, che consiste in un elenco di ruberie, non dà ragione d’un uomo più pernicioso d’un semplice ladro. Dicono che egli fosse un gigante in confronto ai nani odierni. Forse auspicano l’avvento di qualcun altro della sua taglia. Quod deus avertat!
Giampiero Bonazzi
Naturalmente lei è libero di esporre i suoi giudizi. Siccome però in questi giorni tutti si affannano a ripetere che non esistono prove dell’arricchimento personale di Craxi, era giusto ricordare le sentenze definitive che lo dimostrano in abbondanza.
M. Trav.
Bettino distrusse dall’interno il socialismo e i suoi valori
Caro direttore, vorrei portare una mia testimonianza contro il revival del craxismo (niente a che vedere col socialismo) a 20 anni dalla morte a Hammamet del latitante e dopo il film di Amelio inevitabilmente “agiografico” al di là delle intenzioni del regista… Il film lo fa diventare un personaggio simpatico (anche grazie a un buon attore) con la complicità di tv, giornaloni, giornalini e sodali. Il mio rifiuto totale del personaggio Craxi, sedicente socialista, ma profondamente anti-comunista e anti-berlingueriano, è una condanna netta ben prima di Mani Pulite, dato che ho avuto a che fare coi craxiani da militante e poi da segretario di una sezione Pci di Milano e Sesto S Giovanni. Dal Compromesso storico i rapporti coi craxiani divennero sempre più conflittuali e ambigui, specialmente quando Craxi s’impadronì del Psi, rottamando (!) i vecchi leader, sostituendoli con una fedele “nouvelle vague” a sua immagine (Signorile, Martelli, De Michelis…) e così compiendo la degradazione del socialismo e dei suoi valori, parole oggi diventate quasi impronunciabili, quando una possibilità di futuro passa ancora da lì.
Marzio Campanini
Amianto, le scuole vanno bonificate tutte e subito
Egregio direttore, sono un ex esposto all’amianto della Eternit sarda, sorvegliato sanitario dal 1990: le scrivo per chiederle di aprire un’inchiesta sulla presenza della fibra killer negli oltre 3 mila edifici scolastici della Regione. Credo che il governo nazionale, con il ministro Costa, non possa solo dare finanziamenti: è necessaria una legge che renda obbligatoria la bonifica di tutti gli immobili pubblici e privati con incentivi economici che coprano il 100 per cento delle spese. Solo in questo modo si può garantire il diritto alla salute e la tutela dell’ambiente: una battaglia di civiltà anche in difesa dei nostri figli e delle nuove generazioni.
Giampaolo Lilliu
Io, cronista negli anni 90: il mio scoop per un cavallo
All’inizio della seconda metà degli anni 90 ero ufficio stampa dell’Unire. Mi giunse la notizia della morte del cavallo Craxi. Preso da un raptus, scrissi: “L’Unire comunica: ieri pomeriggio, durante la sesta corsa all’ippodromo di Tor di Valle, è morto il cavallo Craxi, vittima di un grave aneurisma a metà della retta d’arrivo. L’Unire ha accertato che al cavallo non è stato inflitto nessun maltrattamento e che la sua scomparsa è dovuta a una tragica fatalità”. Il giorno dopo al lavoro mi vedo un enorme plico sul tavolo dell’ufficio: era la più grande rassegna stampa mai realizzata dall’ente fin dalla sua istituzione, superava abbondantemente i cento ritagli. Da quel giorno nei corridoi iniziarono a guardarmi come se non fossi un giornalista normale…
Gimos
Grandi opere, tempi biblici: per il Tav si stimano 300 anni
Vorrei comunicarvi una “chicca” a conferma della inutile follia del Tav. A Patti, mio paese di origine in Sicilia, per il consolidamento della galleria “Montagna reale” sulla tratta ferroviaria Messina-Palermo, ancora in prevalenza a binario unico, per soli 437 metri di percorso sono previsti lavori dal maggio 2018 al dicembre 2019, benché – a rilento – i treni già vi transitino dal settembre 2019. Facendo le debite proporzioni, per terminare i lavori dei soli due tunnel del Tav – quasi 120 chilometri –, sarebbero necessari più di 300 anni, dai i tempi biblici delle grandi opere pubbliche italiane. “Ai posteri l’ardua sentenza”.
Luigi Crifò
I NOSTRI ERRORI
Ieri, a corredo del pezzo “Lega di Serie A, il megastipendio e il superbonus dell’ad De Siervo”, abbiamo pubblicato la foto di Giancarlo Abete anziché quella di Paolo Dal Pino. Ce ne scusiamo con gli interessati e con i lettori.
FQ