Una diatriba durissima a colpi di comunicati tra avvocati penalisti e magistrati in Piemonte. I primi si comportano come i “giustizialisti” da loro tanto contestati, mentre i secondi difendono le garanzie di chi si trova sotto accusa, come fanno spesso i primi. Tutto per un errore clamoroso di tre magistrati di Asti che il 18 dicembre scorso avevano letto una sentenza senza sentire prima l’arringa di un difensore. Un errore al quale gli stessi giudici, dopo le rimostranze dell’avvocato, avevano cercato di rimediare stracciando la sentenza e chiedendo di essere sostituiti da altri colleghi. Tuttavia la camera penale “Vittorio Chiusano” del Piemonte e della Valle d’Aosta da allora ha avviato una battaglia sfociata lunedì in una lettera con cui chiede ai tre giudici di andare via.
Il caso riguarda una coppia accusata di violenza sessuale sulla figlia. Dopo la requisitoria del pubblico ministero, prendono la parola l’avvocato di parte civile, che assiste la giovane, e il difensore della madre imputata. La discussione dell’avvocato dell’uomo viene rinviata al 18 dicembre, quando però il collegio (presieduto da Roberto Amerio, affiancato da Claudia Beconi e Giulia Bertolino) entra in aula e legge la condanna a undici anni per il padre e a cinque per la madre della vittima.
Dopo le proteste dell’avvocato, il presidente straccia la sentenza e invita l’avvocato a concludere, ma per il legale è impossibile continuare e quindi i giudici decidono di astenersi. Scatta la protesta della camera penale di Asti, organizzazione che raggruppa i penalisti, poi della camera penale “Vittorio Chiusano” del Piemonte e della Valle d’Aosta e dell’Unione nazionale delle camere penali. Si invocano provvedimenti del Consiglio superiore della magistratura, che valuta l’operato dei giudici e anche un’inchiesta della procura di Milano.
Il giudice Amerio chiede il trasferimento e il presidente del Tribunale, Giancarlo Girolami, fa sapere di avere informato “gli organi e le autorità cui spetteranno le valutazioni e determinazioni nel rispetto del contraddittorio”. Lunedì la camera penale “Vittorio Chiusano” trasmette la lettera ai tre magistrati e per conoscenza al presidente del tribunale, della Corte d’appello, al procuratore generale e al Csm per chiedere ai giudici di fare “istanza di immediata di assegnazione a svolgere le funzioni giudiziarie presso le sezioni civili degli uffici posti fuori dalla sede distrettuale di odierna competenza”. In sostanza, cambiare ambito ma anche Regione.
L’Anm del Piemonte,il sindacato dei magistrati, denuncia “una progressiva e preoccupante ingravescenza nella campagna mediatica e di delegittimazione” fatta da organo che non è “in nessun modo legittimato ad intervenire” soprattutto con una richiesta “esorbitante”, “inaccettabile” e con modalità “gravemente intimidatorie”. Una “deriva demagogicamente giustizialista”, giudica. “Nessuno nega che si è trattato di un caso grave e nessuno contesta il diritto di critica. Ma è un caso isolato”, scrive invece il procuratore generale Francesco Saluzzo secondo cui quelle richieste sembrano “misure sommarie”: “Solo a loro (i giudici, ndr) si vorrebbero negare quei diritti che gli avvocati, per primi, sempre rivendicano”. Ai due lunghi comunicati il presidente della Camera Penale Alberto de Sanctis replica con poche righe: “La nostra era una lettera riservata. Con amarezza notiamo che è stata divulgata, non da noi, per sostenere tesi di un attacco irriguardoso che non c’è stato”.