Manca una settimana al voto in Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini ha un’agenda che non gli consente neanche un raffreddore ed è più determinato che mai. Ma in questi giorni l’inchiesta di Bibbiano sul presunto sistema di affidi illeciti in Val d’Enza torna al centro della campagna elettorale. Giovedì a Bibbiano si contendono la piazza la Lega e le Sardine. Ma il Pd finora sulla vicenda è stato molto prudente.
Non pensa che qualcosa non andasse nel sistema dei servizi sociali della val d’Enza?
Ce lo diranno i magistrati. Se qualcuno ha violato la legge dovrà risponderne e pagare senza sconti. Ma in democrazia i processi si fanno in tribunale e le sentenze le scrivono i giudici, non i politici.
Il sindaco di Bibbiano Carletti, per i pm, era “pienamente consapevole dell’illiceità del sistema degli affidi”. Ma per tanti esponenti del suo partito è una vittima. Perché non lo scaricate?
La Cassazione ha ritenuto infondate le ragioni delle misure restrittive che gli erano state imposte e lo stesso capo della Procura ha chiarito bene come gli illeciti a lui contestati non abbiano nulla a che fare né con i bambini né con le famiglie. Non sta certo a me difendere il sindaco per gli addebiti a suo carico, lo dovrà fare lui in un processo. Ma si è fatto credere che togliesse i bambini alle famiglie mentre di questo non è mai stato minimamente accusato.
Non converrebbe di più dire “sul centro Hansel e Gretel ci siamo sbagliati”?
Io non gestisco quei servizi. E le sentenze le scrivono i giudici. Se qualcuno ha sbagliato è sacrosanto che paghi, ma la responsabilità penale è personale.
Però, il sospetto è che in molte situazioni il sistema dei servizi in Emilia sia ormai talmente stratificato da dover tollerare situazioni che poi si rivelano oltre i limiti.
Che si tenti di prendere un fatto giudiziario specifico e con un processo ancora da celebrare per trasformarlo in una condanna al sistema dei servizi, a tutti gli operatori e a una Regione è semplicemente grottesco.
Quanto pesa Bibbiano sul voto?
Né la Regione né alcun amministratore regionale è minimamente coinvolto in questa vicenda. I nostri avversari stanno strumentalizzando quanto successo. Stanno addirittura facendo pubblicità sui social indirizzando questi messaggi di odio ai minorenni, fino ai bambini di 13 anni. Davvero si può affrontare una vicenda così drammatica in questo modo? La Giunta regionale non si occupa di affidi: non gestisce né i servizi sociali, che sono comunali, né il Tribunale dei minori, naturalmente. Borgonzoni finge di non sapere queste cose. O forse non le sa. Ma è così.
Il segretario del Pd Emilia-Romagna, Paolo Calvano, ha detto che se ci sarà conferma delle accuse il Pd si costituirà parte civile.
Confermo: la Regione è parte lesa. Ma la nostra Regione ha condotto un’analisi molto seria delle norme, delle procedure, delle garanzie in questi servizi. I dati ci dicono che non esiste una anomalia nel numero di affidi in Emilia-Romagna rispetto ad altre regioni, né in Italia rispetto ad altri Paesi, anzi. Le indicazioni ci permetteranno di rafforzare ulteriormente strumenti di controllo e garanzia.
Perché lei non ha sfidato Salvini su Bibbiano? Alla fine lo faranno le Sardine. Andrà con loro in piazza?
Perché non accetto che una vicenda giudiziaria sia trasformata in uno scontro politico per interessi di partito. Perché la comunità di Bibbiano e quelle della Val d’Enza meritano rispetto e non possono essere quotidianamente teatro di scorribande d’odio. Perché gli operatori dei servizi, non solo di quei Comuni, stanno ricevendo da mesi insulti e minacce in modo molto preoccupante, senza avere alcuna responsabilità. E perché credo che con questa campagna la destra abbia toccato il punto più basso, sul piano politico e morale. E no, non andrò con le Sardine a Bibbiano: sono il presidente della Regione e non voglio prestarmi a strumentalizzare quella comunità.
Che rapporto ha con le Sardine?
Non c’è in realtà un vero e proprio rapporto: conosco naturalmente tante persone che sono andate nelle piazze riempite da loro, ma non conosco personalmente i quattro organizzatori che hanno dato il via al movimento. Non ho difficoltà a dire che mi piacciono, sono una ventata positiva. Apprezzo soprattutto i toni, così distanti dalla politica urlata della destra.
La vostra narrazione positiva della Regione non rischia di ignorare una serie di problemi che la Lega cavalca? Come la questione degli immigrati a Goro.
Se c’è uno che sta sul territorio tra le persone e ne respira gli umori, senza puzza sotto il naso, quello sono proprio io. Io qui ci vivo, in trincea ci sto da cinque anni, a Goro sono andato diverse volte e ci tornerò. Non ho la presunzione di avere tutte le risposte o le risposte sempre giuste, figuriamoci. Ma con me la narrazione di una destra popolare non attacca. Non hanno il fisico per farmi la lezione.
Siamo agli sgoccioli di una battaglia campale, diventata un test nazionale. Quanto pesa la responsabilità?
Sento tutta la responsabilità di non consegnare l’Emilia-Romagna a chi non la conosce e non la rispetta. E sento che tanti, davanti a una scelta che sarà tra me e un’avversaria sostituita da un altro, sceglieranno per il bene della Regione. Anche se magari non sono di sinistra. Il 26 gennaio si vota per l’Emilia-Romagna. Non per altro.