Ci sarà anche la Lega. Insieme ai renziani. E anche qualche pidino sparso a titolo personale. Sono 600, al momento, le personalità che hanno aderito al “comitato d’onore per il ventesimo anniversario della scomparsa di Bettino Craxi”. Poi magari non tutti ci saranno, ma molti sì. Domenica saranno venti anni dalla morte dell’ex leader socialista fuggito ad Hammamet, in Tunisia, e condannato in contumacia per finanziamento illecito e corruzione nell’ambito di Tangentopoli. Una latitanza che si è conclusa con la sua morte, per malattia, il 19 gennaio del 2000. E di cui ora si torna a discutere, per il film Hammamet di Gianni Amelio, dove un grande Pierfrancesco Favino interpreta il leader socialista proprio negli ultimi sei mesi di vita.
La celebrazione avviene ogni anno, ma domenica si batteranno tutti i record, dicono dal comitato, presieduto dalla figlia, Stefania Craxi. E fa un po’ effetto sapere della partecipazione anche di esponenti leghisti. Lega che, tra il 1992 e il 1994, fece apertamente il tifo per il pool di Mani Pulite e in Parlamento arrivò ad esibire il cappio, con il deputato Luca Leoni d’Orsenigo, il 16 marzo 1993, in piena Tangentopoli. Senza Mani Pulite, forse la Lega sarebbe finita nel giro di un paio d’anni e invece sappiamo com’è andata e ora, con Matteo Salvini veleggia oltre il 30%, primo partito d’Italia. “Da noi l’analisi storica su Craxi è in corso da tempo. Non vogliamo scendere nel merito delle inchieste giudiziarie, ma gli riconosciamo comunque il ruolo di statista nell’Italia degli anni Ottanta”, dicono dal Carroccio. Anche se forse Umberto Bossi avrebbe qualcosa da ridire.
Ma pazienza, così vanno il mondo e la politica. Ad Hammamet i leghisti saranno due: l’ex sottosegretario all’Economia, Massimo Garavaglia, e l’ex sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri. Che da giovanissimo vanta la partecipazione ai giovani socialisti. Eletto in Parlamento alle ultime Politiche e diventato sottosegretario alle Infrastrutture nel Conte 1, Siri è stato oggetto di un lungo braccio di ferro tra Lega e M5S che ne chiedeva il passo indietro perché indagato, con l’accusa di aver accettato soldi per spingere una norma sulle energie rinnovabili. Alla fine Siri si dimise (maggio 2019), per diretto intervento del premier Giuseppe Conte, dopo uno scontro micidiale tra Di Maio e Salvini.
Non ci sarà invece Giancarlo Giorgetti, come sembrava in un primo momento. “Ho troppi impegni, siamo in piena campagna elettorale”, dice il leghista. Il quale qualche tempo fa ha però inserito Craxi nel suo personale pantheon politico. Mentre da parte di Salvini sono più volte arrivate parole di elogio al leader socialista per “non aver piegato la testa di fronte agli Usa” a Sigonella. Trait d’union tra passato e presente potrebbe essere Maria Giovanna Maglie, craxiana convinta allora e salviniana oggi. Al momento, invece, non risultano presenze da parte di Fratelli d’Italia. Il Msi fu forse il partito più duro con Craxi durante Tangentopoli.
“La partecipazione leghista non mi scandalizza affatto, anzi ne sono felice. Significa che la storia alla fine si è presa la sua rivincita sulla cronaca.”, osserva Umberto Del Basso De Caro, seduto su un divanetto del Transatlantico di Montecitorio. Luogo dove l’attuale deputato pidino stava pure in quegli anni, nelle file del Psi. Fu proprio lui a parlare in Aula, il 29 aprile del 1993, prima del famoso discorso di Craxi. “Vado, come tutti gli anni, sempre con una grande amarezza nel cuore…”, dice Del Basso De Caro. Il suo partito, il Pd, ci sarà poco. Al momento solo con il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, e Gianni Pittella. Nel Pd la questione Craxi è ancora aperta. Stefania Craxi quest’anno aveva invitato Nicola Zingaretti, che ha declinato. “Dispiace, poteva essere il modo per chiudere un cerchio e uno strappo durato anche troppo. Ma nel Pd i conti con Craxi ancora non li hanno fatti e non li vogliono fare…”, dice Stefano Caldoro, socialista e più volte parlamentare tra i banchi del Psi, prima, e Forza Italia, poi.
Tutt’altro discorso per Matteo Renzi. “Rispetto ai politici di oggi Craxi era un gigante. E chi non è d’accordo si tenga Salvini e Toninelli”, ha detto ieri il leader di Italia Viva. Lui però ad Hammamet non andrà, spedendoci Davide Faraone, che ieri ha detto che “l’anima giustizialista dei grillini si è impossessata del Pd”. E non ci sarà nemmeno Silvio Berlusconi: il viaggio viene considerato troppo faticoso.
La cerimonia ad Hammamet durerà tre giorni, con il clou domenica 19. Tra i politici, una nutrita truppa forzista con Bernini, Gelmini, Baldelli, Cattaneo, Tripodi e altri. Quasi al completo, naturalmente, gli ex socialisti. E scorrendo i nomi che hanno aderito all’iniziativa si trovano Isabel Allende, Renzo Arbore, Fedele Confalonieri, l’ex calciatore Beppe Dossena, Stefano Parisi, Tarack Ben Ammar, la stilista Chiara Boni, gli storici Francesco Perfetti e Franco Cardini, e poi Giulio Tremonti, Renato Pozzetto e Massimo Boldi.