Danny Krane ti guarda negli occhi in video mentre sorride fiera e dice di essere a capo del dipartimento di legge di una delle università più prestigiose al mondo, la Newford University. La Must University promette eccellenza professionale, qualifiche uniche, carriere brillanti. Altrettanto ripete la California Port University. Elogi si leggono sui sito della Neil Wilson University, la Presley o la Grant Town, che esibiscono centinaia di testimonianze di studenti entusiasti dell’utilità dell’istruzione ricevuta.
Tutti quelli che si sono trovati dall’altro lato dello schermo, ad ogni latitudine del mondo, hanno osservato, riflettuto, magari dubitato, ma poi si sono iscritti, pagando migliaia di dollari dopo qualche click, ai corsi on line di istituzioni che si dichiaravano americane ed inglesi, che avevano invece tutte sede solo nel mondo virtuale e nei server di computer custoditi in uno stanzino polveroso, squallido e lontanissimo, molto distante dall’America o Gran Bretagna in cui dicevano di trovarsi. Cattedratici e dottorandi in video erano attori, gli indirizzi delle università su Google maps combaciavano con quelli di depositi abbandonati o ristoranti messicani: il cuore dell’enorme impero delle università fasulle pulsava – e continua ancora a battere oggi- in Pakistan.
Dietro “la più grande operazione del genere mai vista”, come ha detto un’investigatrice dell’Fbi, c’è la Axact, compagnia digitale pakistana di Karachi da 2mila dipendenti, e dietro la Axact c’è il compulsivo affarista criminale Shoaib Ahmed Sheikh. Astro nascente e poi stella cadente del business e della politica pakistana, diventato miliardario con il potere dei software e della menzogna, ha guadagnato oltre cento milioni di dollari, secondo il dipartimento di giustizia americano, vendendo certificati fasulli di università inesistenti in tutto il mondo.
Non solo ricco, ma ossessionato dalla ricchezza: “Avevo solo un sogno, diventare il più ricco del mondo, più ricco di Bill Gates” diceva Sheikh alle conferenze pubbliche tenute in giro per il Paese e trasmesse in tv. Le telecamere gli piacevano tanto, prima che lo riprendessero in manette. Finito sotto indagine nel 2015 per aver frodato in 179 Paesi centinaia di migliaia di persone – un terzo di loro americani-, il mogul è stato accusato di cybercrimine, riciclaggio e frode, ma non ha mai smesso di proclamare la sua innocenza.
Quando gli investigatori pachistani hanno fermato l’uomo, non hanno fermato i suoi software, né impedito alla “fabbrica delle lauree” della sua società di funzionare e continuare a produrre, emettere e spedire certificati finti da un lato all’altro del pianeta, da Singapore a Londra. Scoperto lo scandalo, nella Capitale inglese la polizia britannica ha dovuto riesaminare 700 casi vagliati dall’esperto forense Gene Morrison, assunto con un certificato fabbricato negli uffici di Karachi.
Rilasciato su cauzione da un giudice che ha ammesso in seguito di essere stato corrotto, Sheikh è stato solo pochi mesi in prigione. Il processo contro il tycoon è collassato perché, dileguandosi uno dopo l’altro, minacciati, picchiati o vittime di attentati, i 79 testimoni coinvolti nel caso sono scomparsi o si sono tirati indietro. Nonostante la decifrabilità elementare delle prove rinvenute – colonne dal pavimento al soffitto di fogli bianchi con i loghi delle università immaginarie negli uffici della Axact, nomi completi e bonifici bancari delle vittime, registrazioni delle telefonate – il processo si è arenato.
Certificano i documenti trovati negli uffici del magnate digitale che in Malesia migliaia di finti dottori sono stati scelti per certificati fasulli come è accaduto a molti piloti in Medio Oriente. Dalla California al Botswana insegnati ed ingegneri passeggiano nei corridoi delle sedi di lavoro con lauree finte. A Myanmar è stato costretto a scusarsi pubblicamente, perché il suo dottorato in economia alla Brooklyn Park University era fasullo, proprio come l’università stessa, uno studente celebre: il ministro delle Finanze del Paese, Kyaw Win, non rimosso dall’incarico in seguito.
Fregare tutti e farla franca: è stata questa l’unica lezione impartita finora da dipartimenti fantasma, professori immaginari, istituzioni inventate della vicenda pachistana, ma non te lo rivelano alla Nicholasville o Gatesville University quando le contatti per l’iscrizione. Insieme a decine di altre università fasulle, grazie ai software della Axact, continuano a funzionare.