Le responsabilità del Mit su autostrade e ponti
Ho letto gli articoli sulla situazione autostradale italiana comparsi sul Fatto di mercoledì. Il contenuto suona come concreta denuncia di una situazione che ha radici lontane. Viene citato il nome dell’ingegnere Paolo Migliorino, nominato dal Mit per verificare lo stato di manutenzione di vari tratti autostradali. La decisione del Mit è logica quanto dovuta. Appare quindi legittimo supporre che se il Mit negli anni passati avesse incaricato i suoi esperti probabilmente il disastro di Genova non sarebbe avvenuto. La responsabilità del Mit appare aggravata dal fatto che la Spea, società cui era demandato il compito di controllare lo stato di manutenzione di tratti autostradali fra cui la A26, è del gruppo Atlantia. Siamo di fronte a un evidente conflitto di interessi. In conclusione, appare evidente come i ministri del Mit precedenti a Toninelli debbano essere chiamati a rispondere della eventuale lacunosa osservanza di quegli obblighi ministeriali di vitale importanza per la sicurezza dei cittadini. Il disastro del ponte Morandi chiede una risposta. Sino a oggi, tuttavia, la stampa non appare avere dato particolare risalto alle responsabilità del committente ovvero al Mit e in particolare ai suoi ministri.
Marcello Scalzo
La prescrizione fa il gioco degli avvocati. E costa allo Stato
Avendo come “medico della mutua” un ottimo professionista che riceve dalle ore antelucane (7.30 e anche prima), ho fatto una corsa in edicola per comprare il Fatto Quotidiano. Arrivato prima che il medico aprisse lo studio un paziente mi ha chiesto, vedendomi con il giornale: “Che cosa ha scritto oggi Travaglio?”. Ho risposto che non lo avevo ancora letto e ho colto l’occasione per spiegare le ragioni della scelta di un quotidiano che fin dalla testata – “Non riceve alcun finanziamento pubblico” – dice chiaramente quale è la sua linea editoriale. Non appena tornato a casa ho letto il “fondo” e concordo pienamente sul fatto che pochi accennano alla prescrizione che danneggia più che altro le vittime di abusi e raggiri e ancor meno vengono citati i dati che dovrebbero vedere in galera i “prescritti”, che in Italia sono numerosa schiera. Perché non si dice che i colpevoli dei peggiori scandali politici e finanziari sono tutti liberi a godersi i frutti delle malefatte? Perché in Italia l’esercito degli avvocati si distingue non per la bravura nei processi ma sulle lungaggini per arrivare alla agognata prescrizione? Quanto costa imbastire processi che non avranno un termine?
Franco Novembrini
I bei tempi della schedina e di “Tutto il calcio” in radio
Sessant’anni fa andava in onda la trasmissione radiofonica più popolare di sempre Tutto il calcio minuto per minuto. Ideata dal giornalista Rai Guglielmo Moretti, chi non ricorda le mitiche voci di Nicolò Carosio, Enrico Ameri e Sandro Ciotti? Mentre la schedina poteva cambiare la vita… Poi le tv private iniziarono a cucinare lo “spezzatino” e Tutto il calcio e la schedina finirono nel mondo dei ricordi. Erano bei tempi: quei sogni via etere non hanno prezzo, e quindi un grande grazie a chi ce li ha fatti vivere.
Enzo Bernasconi
Elena Ferrante: una teologa più che una femminista
Molti parlano di Elena Ferrante come di una scrittrice femminista, riduttivamente, mentre a me sembra di intravedere una profonda ricerca teologica, la ricerca della parola di Dio, dalle traduzioni dal latino nell’Amica geniale alla esplicita ricerca di Dio nella Vita bugiarda degli adulti, in cui la protagonista deve cercare la verità fra un padre ipercolto e una zia analfabeta.
Stefano
DIRITTO DI REPLICA
Gentile Davide Milosa, in merito all’articolo a sua firma pubblicato ieri sul Fatto Quotidiano dal titolo “Russiagate, i pm hanno gli audio delle telefonate”, ci preme ribadire ancora una volta che Eni non ha preso parte in alcun modo e non è a conoscenza di operazioni volte al finanziamento di partiti politici. Peraltro, l’operazione di fornitura descritta non è mai avvenuta. Inoltre, Eni si è dichiarata parte offesa presso la Procura di Milano nell’indagine ivi pendente cosiddetta “Moscopoli” nei confronti di tutti coloro che l’hanno anche soltanto nominata (così come risulterà dagli accertamenti della magistratura) nel contesto di operazioni illecite come controparte, o disponibile alla partecipazione alla commissione di un reato, in particolare di finanziamento illecito dei partiti. Eni tiene altresì a precisare che la lettera di referenze citata nell’articolo, assolutamente anomala nel suo utilizzo rispetto alle procedure interne a Eni, è firmata dal Sig. Des Dorides, licenziato dalla società per violazione delle procedure interne e dell’obbligo di riservatezza in relazione a un’operazione di acquisto di polietilene, ed era già stata utilizzata nel 2017 con soggetti terzi che nulla avevano a che fare con le vicende in questione.
Erika Mandraffino, Ufficio stampa Eni
Ringrazio per la precisazione che non eccepisce nulla del contenuto dell’articolo, nel quale, peraltro, si ribadisce che l’azienda non è coinvolta penalmente. Prendo atto che Eni si dichiari parte offesa nella vicenda giudiziaria cosiddetta “Moscopoli”.
D. M.