In due giorni abbiamo raccolto circa 30 mila indicazioni di voto nel nostro “toto-Quirinale”. Il sondaggio tra i lettori ha messo in lizza due liste di nomi, quelli che circolano nel “palazzo” e gli outsider. In 21.382 hanno indicato preferenze sulla prima lista, il 75,7 per cento del totale, mentre sulla seconda si sono espressi in 27.130 pari al 96 per cento del totale. Segno tangibile della preferenza per nomi esterni al solito circolo istituzionale. Tra i quali comunque spicca Romano Prodi, già candidato del centrosinistra nel 2013 e travolto dai 101 franchi tiratori del suo stesso schieramento, seguito da Sergio Mattarella e poi, molto vicini tra loro, Anna Finocchiaro, Paola Severino e Mario Draghi.
Tra gli outsider spicca invece Pier Luigi Bersani seguito da Rosy Bindi, Gustavo Zagrebelsky, Piercamillo Davigo e Liliana Segre.
Il nostro “toto-Quirinale” ovviamente non ha nessuna presunzione scientifica, ma esprime solo un orientamento dei nostri lettori, come dimostrano anche i nomi degli outsider che spaziano da esponenti storici del mondo democratico e ulivista ai protagonisti delle principali campagne da noi sostenuti sui temi della Costituzione e della giustizia.
Romano Prodi guida l’elenco dei nomi istituzionali con il 25,17 per cento e dietro di lui, distanziato, c’è il presidente uscente, Sergio Mattarella, con il 14,21 per cento delle preferenze. Il nome di Anna Finocchiaro è circolato più volte, nella quota delle donne, e incontra il favore del 10,76 per cento dei partecipanti al sondaggio seguita, un po’ sorprendentemente, da Paola Severino con il 9,52 per cento mentre Draghi è quinto con il 9,04 per cento. Altro nome che ha una significativa quota di consensi, sia pure minima, è quello di Elisabetta Belloni, già segretario generale della Farnesina e promossa da Draghi alla guida dell’Intelligence. Marta Cartabia è al 5,70 per cento seguita da Luciano Violante al 5,55, poi Silvio Berlusconi che ottiene il 4,92 per cento mentre Letizia Moratti, Marcello Pera, Franco Frattini, Elisabetta Casellati e Pier Ferdinando Casini oscillano tra l’1 e il 2 per cento.
Pier Luigi Bersani, con il 21,53 per cento dei voti, guida la lista degli outsider, così definiti perché nessuno ne ha mai avanzato la candidatura nelle segreterie di partito.
L’ex segretario del Pd, del resto, alla stima trasversale del mondo politico unisce un risentimento interno al Pd di cui quei 101 franchi tiratori contro Prodi nel 2013 furono una dimostrazione. Lo segue con il il 15,09 per cento un’altra democratica-prodiana, ulivista ante litteram, Rosy Bindi, il cui nome è circolato ma senza convinzione. Terzo, con il 14,86 per cento, Gustavo Zagrebelsky, ex presidente della Corte costituzionale, sempre in prima fila nelle battaglie a difesa della Costituzione, ultimamente nel 2016 contro il referendum voluto da Matteo Renzi.
Dietro di lui, il magistrato Piercamillo Davigo con l’8,64 per cento, presenza nota sulle colonne del Fatto che sopravanza di poco la senatrice Liliana Segre, 6,81 per cento, già proposta da una petizione del Fatto prima che lei, cortesemente, declinasse (comprensibilmente) la candidatura. Un altro magistrato, Nicola Gratteri, segue con il 6,56 per cento poco sopra la combattiva costituzionalista Lorenza Carlassare al 5,34 per cento. Poi troviamo Corrado Augias con il 5,26 per cento, e un altro magistrato, Nino Di Matteo , con il 4,26 per cento seguito da un ex collega, Gian Carlo Caselli, che ottiene il 3,99 per cento. Paolo Maddalena, candidato dagli ex 5 Stelle di Alternativa c’è è al 3,31 e poi in fondo si trovano Fabiola Giannotti, il Nobel Giorgio Parisi e la giornalista Sandra Bonsanti.
I risultati del sondaggio sono presentati all’interno del nostro talk politico Quirinal Tango che è già andato in onda martedì 18 gennaio e tornerà oggi con Antonio Padellaro e Marco Travaglio, e poi da lunedì 24 gennaio tutti i giorni, alle 17, fino all’elezione del nuovo presidente della Repubblica.