“Preparate le bare”.
La reazione di Teheran dopo il raid Usa
Passare in poche ore dai titoloni sul caso Paragone alla paura di un conflitto mondiale fa parte dello spirito del tempo (oltre che della frivolezza del sistema informativo) anche se a guardare bene c’è un filo, neppure tanto sottile, tra la commedia all’italiana e i “Persiani” di Eschilo. Unirsi al coro derisorio per il balbettio del governo italiano (“Il Giornale”: “Conte e Di Maio conigli”) è gioco facile soprattutto quando si applaudono i missili che hanno “colpito e affondato il boia iraniano (“Libero”) stando comodamente seduti in una redazione”. Ma poi questa esibizione muscolare che storicamente non c’è mai appartenuta (tranne quando ci condusse alla catastrofe mussoliniana) in che modo dovrebbe esplicarsi? Inneggiare a The Donald se lo può consentire solo Matteo Salvini, leader irresponsabile per ruolo e definizione. E, del resto, prendere le parti di Teheran (lo sollecita l’ambasciata iraniana a Roma) come potrebbe mai farlo il più fedele alleato di Washington? Un governo prudente, che misura le parole, che si affida alla persuasione internazionale (fondata anche sull’equilibrio del terrore) può essere cosa buona e giusta. A patto che questo governo in una congiuntura drammatica possa contare su una base parlamentare solida e non su quella che si sfarina continuamente per la somma di ripicche e casi umani che ogni giorno di più fanno assomigliare il M5S all’asilo Mariuccia. Qualche prudente barlume giunge dall’opposizione dove Giorgia Meloni chiede “non tifoserie da stadio ma grande attenzione”, continuando così a distinguersi quanto a profilo istituzionale dal suo stralunato compagno di strada. L’Italia non è la Svizzera e una neutralità di comodo servirebbe soltanto a rinviare una resa dei conti inevitabile per una nazione coinvolta di fatto nel nuovo disordine mondiale, geograficamente e strategicamente. Dobbiamo fronteggiare un conflitto libico che molti temono possa trasformarsi in un’altra devastante Siria. Nel qual caso diventeremmo di nuovo l’approdo di massa per l’esodo di rifugiati e disperati. E giunge adesso la guerra Usa-Iran di cui potremmo subire le immediate conseguenze con la recrudescenza del terrorismo e con la rappresaglia sul fronte dell’energia (nel 2019 l’Iran è stato il nostro primo fornitore con 12 milioni di tonnellate di petrolio). In questo quadro esplosivo, l’Italia può tornare a ricoprire un energico ruolo di moderazione insieme all’Europa che conta. Ma per farlo occorre più che mai un governo che dimostri stabilità e idee chiare. Per gli intrattenitori della politica non c’è più spazio.