Tolo Tolo, tanto tanto. Poteva battere solo se stesso all’esordio in sala, e Checco Zalone l’ha fatto: il suo quinto film da attore e primo da regista ha incassato a Capodanno 8.668.926 euro, superando di un milione e mezzo il record di Quo vado?, che il 1° gennaio 2016 si “fermò” a 7.360.192 euro. Ovviamente, Luca Medici ha stracciato anche i debutti giornalieri di due blockbuster nell’anno appena trascorso, Avengers: Endgame (5.377.882 euro) e Il Re Leone (3.137.388 euro), ribadendo che almeno da Trieste in giù non ce n’è per nessuno, né supereroi fumettari né classici Disney riveduti e corretti. Superba la media copia, 7.164 euro per 1.210 schermi (dati Cinetel), sicché resta da chiedersi dove potrà arrivare Tolo Tolo: il termine di paragone non può che essere Quo vado?, che uscito di venerdì realizzò nel primo weekend ben 22.792.615 euro, vale a dire più di un terzo dell’incasso finale (65, 3 milioni).
Quattro anni più tardi qualcosa potrebbe cambiare, e malgrado questo stratosferico esordio non necessariamente in positivo. Tolo Tolo è costato, tra budget di produzione e P&A (Print & Advertising), ossia copie e promozione, circa 23 milioni di euro: il break-even è ufficiosamente fissato a 40 milioni, dato per cui il produttore Taodue e la distribuzione Medusa non stapperebbero più di un chinotto. Il traguardo è alla portata, ma da lì ai 65 milioni del precedente si aggira qualche timore, più o meno confesso. Un nuovo film di Zalone è una festa comandata, non si può non andare a vedere, l’astensione rasenta l’auto-esclusione dal consesso civile, il fenomeno di costume oramai è derubricato a eufemismo, e la risposta in sala nelle prime ventiquattrore ha confermato, ma l’incognita si chiama passaparola, ossia il moltiplicatore sociale di Tolo Tolo. I primi spettatori (174.285) di Capodanno e di ieri quale giudizio trarranno, propaleranno nella cerchia di amici, parenti e rimbalzeranno sui social? Assolutamente positivo, negativo o, per dirla all’americana, mixed? A prendere il polso a Twitter, due sono le reazioni prevalenti: quella politica che, detta con un po’ di colore, Zalone abbia “perculato a sangue leghisti, fascisti e razzisti dimmerda spillandogli pure i soldi”, ovvero abbia fatto seguire all’ambiguo teaser L’immigrato un film decisamente più schierato pro-migranti; quella critica, che per dirla con Nichi Vendola (in cammeo), “si sorrida più che ridere”, contrariamente – il messaggio implicito – a quanto accadesse per i film precedenti. Su queste convergenze parallele, il “tradimento ideologico” e il “tradimento comico”, si gioca il destino di Tolo Tolo: 40, 65 e chi può predire? Altri numeri da giocare sono: 5, i milioni di euro che Luca Medici – scrive il Corriere della Sera – ha messo da parte con la società Mzl di cui è proprietario al 95% – il restante 5% è della madre; 9, le migliaia di euro (lorde) che la compagna di Zalone, Mariangela Eboli, percepisce al mese quale amministratore unico di Mzl; 77, i milioni di euro di ricavi registrati nel 2016 da Taodue. Potenza di Quo vado?, la stessa domanda che tra qualche tempo Zalone dovrà farsi davanti allo specchio: Tolo Tolo esaurisce il contratto con la Taodue di Pietro Valsecchi, e il futuro è incerto.
Anzi, no, Checco ha già le idee chiare, di sicuro ironiche: “Che sarà di noi? Vorrei che Valsecchi venisse a lavorare per me”. Per intanto c’è da incassare, forte del lusinghiero carnet personale – da Cado dalle nubi a Quo vado? sono 174 i milioni già rastrellati al botteghino – e di un trend ottimistico per l’intero comparto cinema in Italia: dopo un primo trimestre negativo, il 2019 s’è più che raddrizzato, con 635 milioni di euro di incassi a fronte dei 555 del 2018, 97 milioni di biglietti staccati rispetto agli 85 dell’anno precedente e una quota di mercato nazionale del 20% (dati Cinetel). Checco, del quale il box office patrio è uso celebrare i film con calendario ad hoc: “anno Zalone”, può fare del 2020 un trionfo per sé e per l’intero sistema cinema, assecondando la tensione ecumenica della sua Quinta sinfonia: Paolo Virzì, sceneggiatore, e Benito Mussolini, voce over; F16, aereo da combattimento, e F24, modello di versamento; Nicola Di Bari e Francesco De Gregori; “lo stronzo resta sempre a galla” e “la gnocca salva l’Africa”; Ennio Flaiano e Caparezza; Sergio Endrigo e Al Bano.
Valsecchi guarda a quei primi 174.285 spettatori, certifica che “Checco Zalone ha riunito gli italiani dentro le sale cinematografiche” e che Tolo Tolo “ha saputo divertire ed emozionare grandi e piccoli al di là di ogni divisione ideologica”. Già, se la vocazione maggioritaria è cosa politica, e politicamente sinistra, Luca Medici in arte Checco Zalone guarda oltre, supera le divisioni e punta al suffragio universale in sala: si scrive Tolo Tolo, si legge Tutti Tutti.