Nella città intossicata dalle false promesse e dalla propaganda quasi quanto i veleni dell’ex Ilva, dove gli sguardi sono densi di umiliazione per essere considerati figli di un Dio minore, la raccolta fondi organizzata da Piazza Pulita su La7, “Dona 2 euro per dare un nuovo medico ai bambini di Taranto” per una borsa di studio di un pediatra per il reparto di oncoematologia dell’ospedale Santissima Annunziata, come si trattasse di una calamità naturale, suona come l’ennesima sconfitta dello Stato. “Purtroppo, da anni le borse di studio vengono istituite anche da privati, case farmaceutiche, fondazioni, associazioni”, ci spiega Valerio Cecinati, primario di Oncoematologia pediatrica all’Ospedale Santissima Annunziata. “Certo che ci saremmo aspettati che il ministro della Salute intervenisse per dire: la borsa di studio la istituiamo noi. Da quando sono qui, di ministri ne sono cambiati tre e non ne ho mai incontrato uno”.
La carenza di medici e di pediatri è una piaga nazionale che si fa emergenza in questa città di frontiera dove, secondo l’ultimo rapporto Sentieri (acronimo per Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento), c’è un eccesso della “mortalità per tutti i tumori e di ospedalizzazione per le malattie respiratorie acute nella fascia pediatrica”. Negli anni scorsi il Registro tumori attestava un eccesso fino al 30 per cento della incidenza di tumori infantili nell’area tarantina rispetto alla media nazionale. “L’Oncoematologia pediatrica dovrebbe avere un organico di 12 pediatri, invece, ne abbiamo 6”, continua il primario. “Il numero chiuso per accedere alla facoltà andrebbe abolito, la situazione dei concorsi è drammatica. Quando lo feci io, 10 anni fa, per 4 posti ci presentammo in 40, a quello che si terrà a febbraio, per 9 posti hanno fatto domanda in 12”, continua il dottor Cecinati, pugliese di Bari – 45 anni, un figlio di tre – che si dedica con amorevole professionalità alla cura dei bambini malati di tumore. “Abbiamo chiesto, inutilmente, alla Regione di inviarci, a rotazione specializzandi da altre sedi – continua Cecinati –. Penso anche alla riconversione dei piccoli ospedali”.
Una pediatra di recente da Taranto è stata trasferita nella vicina Castellaneta dove per i turni notturni vengono presi medici esterni pagati a cottimo. Nel Paese capovolto dove si trasferiscono gli alunni delle scuole a ridosso dei camini del siderurgico, tutto è normale, compreso mostrare bambini ricoverati con la mascherina che lascia scoperti gli occhi cerchiati mentre le siringhe entrano nel braccetto scarnito e il microfono registra un filo di voce: “Ho il sangue birichino”. “Adesso mi faranno una punturina e mi addormenterò?”. Immagini strazianti per chiedere la donazione. “I genitori hanno acconsentito alla richiesta dei giornalisti, come non capirli, per curare un figlio si fa di tutto. Ma chiedo, di questo passo arriveremo a sostituire i diritti con le concessioni?”. Usa parole forti il dottor Cecinati per descrivere ciò che conosce bene. Mauro Zaratta, militare della Marina, nel 2012 alla manifestazione contro l’ennesimo decreto salva Ilva mostrò il cartello con la foto di Lorenzo: “Mio figlio, 3 anni, ha il cancro”. Il bimbo morì poco dopo a Firenze dove la famiglia si era trasferita per curarlo. Era il 2012 quando il dottor Francesco Forastiere, a conclusione dello studio di aggiornamento della perizia epidemiologica consegnata al giudice delle indagini preliminari, Patrizia Todisco, scriveva: “L’esposizione continuata agli inquinanti dell’atmosfera emessi dall’impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell’organismo umano che si traducono in eventi di malattia e morte”. E nonostante l’Istituto superiore di sanità affermi che “i tumori infantili” siano “eventi sentinella dell’inquinamento ambientale perché a differenza di quelli degli adulti che si manifestano dopo molti anni di esposizione, sono riferibili a eventi espositivi recenti” ci sono voluti cinque anni per avere, grazie all’impegno della dottoressa Annamaria Moschetti, presidente della commissione Ambiente dell’Ordine dei Medici di Taranto e alle 22 mila firme dei cittadini, l’Oncoematologia pediatrica finanziata dalla Regione, intitolata alla compianta collega Nadia Toffa che contribuì con la vendita di magliette.
Ma la città dei due mari dalla bellezza struggente, dove il “mostro” come chiamano l’acciaieria consente di portare sulla tavola di intere famiglie pane e dolore, continua a essere stretta nella morsa lavoro-salute.
“Lo Stato ci mette la faccia”, ripete il presidente del Consiglio, arrivato a Taranto l’ultima volta la Vigilia di Natale. “La sola faccia presentabile che lo Stato potrà metterci sarà quella che saprà guardare i suoi figli tarantini senza abbassare lo sguardo”. È la risposta della dottoressa Moschetti.