Allontanati i big del partito, Stefano Bonaccini sceglie il sindaco di Milano Beppe Sala per lanciare i propri candidati alle Regionali. Domenica prossima, a Imola, saranno solo loro due sul palco a presentare le sei liste a sostegno del bis del governatore dem. L’ennesima scelta a conferma di una campagna elettorale senza il Partito democratico: assente nei manifesti e nella presenza. “È stato uno dei primi a interpretare un nuovo centrosinistra aperto alla società civile. Incarna anche il modello di una metropoli che è cambiata, Milano e l’Emilia-Romagna sono le due realtà che crescono di più nel Paese e hanno innovato come nessuno in questi anni” ha sottolineato Bonaccini.
Un asse che potrebbe riflettersi anche a livello nazionale nel futuro. Il nome del primo cittadino milanese, molto stimato in ambienti eterogenei, è spesso citato da chi non ama Nicola Zingaretti e vorrebbe vederlo come prossimo premier. Magari proprio in tandem con lo stesso Bonaccini. In caso di vittoria il prossimo 26 gennaio il presidente dell’Emilia-Romagna verrebbe incoronato come l’uomo che ha salvato il Pd dall’ennesima sconfitta. Il precedente d’altronde lo ha già stabilito lo stesso Zingaretti, attualmente segretario e presidente della Regione Lazio. “Se dovessimo farcela, ci sono due aspetti importanti: il primo è che non è vero che si perde per forza, il secondo è che può nascere un nuovo modello di centrosinistra, perché abbiamo presentato per la prima volta una lista legata al presidente, che è un tentativo di mettere insieme persone che nella loro vita hanno dimostrato le proprie qualità”. Parole che ricordano molto quelle pronunciate da Matteo Renzi prima di fondare Italia Viva: “Bisogna guardare a un centro sinistra moderato, perché la nostra storia e tutto il mondo insegnano che le elezioni noi le vinciamo al centro, non a sinistra”. Su sei liste di appoggio a Bonaccini solo una è a sinistra, quella composta dal suo predecessore Vasco Errani. Forse non è un caso: a fare da trait d’union tra i due c’è Marco Agnoletti, ex portavoce del leader fiorentino e oggi consulente per il governatore emiliano. Italia Viva non ha presentato una lista alle regionali ma i ‘renziani’ sanno già chi votare: Mauro Felicori, ex dirigente del comune di Bologna e poi direttore generale della Reggia Di Caserta. Primo nella lista del presidente uscente, “non nascondo le mie simpatie per Renzi, esprime ancora al meglio questa necessità di innovazione nella politica italiana”. Un eventuale ticket con lui, ovvero la doppia preferenza uomo-donna, è estremamente ambito dalle compagne di lista, ma al momento Felicori avrebbe intenzione di correre in autonomia.
Molto consistente la presenza di centristi nelle liste grazie al lavoro degli ex democristiani Gian Luca Galletti e Pier Ferdinando Casini: “Bonaccini deve essere un candidato civico per vincere in Emilia Romagna, come fu a suo tempo Giorgio Guazzaloca”, il primo (e unico) sindaco di Bologna non comunista. Detto, fatto: tra i futuri consiglieri regionali potrebbe esserci Gianluca Faggioli che nel 1999 era proprio uno dei più fedeli collaboratori del sindaco ‘civico’.
Altro nome sorprendente pro Bonaccini è quello di Giuliano Cazzola, ex sindacalista, ex socialista e ex deputato del Popolo delle Libertà. Un tempo forte sostenitore di Silvio Berlusconi, definito “una stella ormai spenta che continua a proiettare la sua luce nello spazio”, Cazzola sarà capolista della lista +Europa, che riunisce il partito di Emma Bonino, il Psi e il Pri. “Ho detto un ‘vaffa’ in diretta tv a Matteo Salvini e ci tengo a ripeterlo, voglio giocare nella squadra contraria a lui. La candidata Lucia Borgonzoni è molto diversa dai grandi presidenti di Regione presentati dalla Lega, Salvini ha fatto un’offesa ai suoi elettori, facendo senatore il suo cavallo come Caligola”.